Tratti decisi ed "emozionanti", linea di cintura alta e ruote ben dimensionate: la nuova Mercedes-Benz Classe A, da certe angolazioni, ha il sapore forte di quei bozzetti che i designer ti schizzano in quattro e quattr'otto per darti il senso di ciò che faranno. A confronto della serie precedente, l?altezza è ridotta di 16 centimetri e ora si è seduti bassi sia rispetto alla strada sia rispetto al pavimento.

Abitacolo. Sempre a proposito della posizione di guida, si conferma una di quelle che, senza avere bisogno di migliaia di regolazioni, danno subito la sensazione che l?auto ti sia cucita addosso. A differenza del vano posteriore, però, nell?abitacolo lo spazio non manca. Sulla A si sta seduti comodi anche dietro, con la testa che sfiora il soffitto soltanto se si è molto alti e le ginocchia che non devono (quasi) mai litigare con lo schienale del sedile anteriore. Il desiderio di nobiltà si nota in mille particolari e aiuta a digerire qualche piccola stonatura, dal tasto dell?hazard poco visibile, all?assenza delle bocchette posteriori (riservate ai chi acquista il climatizzatore automatico). Sulla Classe A, comunque, sono di serie l?Attention assist (che tiene d?occhio la stanchezza del guidatore) e il Collision prevention assist, che avvisa quando si è troppo vicini all?auto che precede e, nel caso di una frenata d?emergenza, amplifica l?azione sul pedale per evitare l?impatto o, quantomeno, per ridurne le conseguenze).

Come va. Il freno a mano somiglia a un rompicapo. Piazzato a sinistra del piantone dello sterzo e quindi non raggiungibile dal passeggero, è talmente in basso che si fatica a vederlo e, oltretutto, è poco intuitivo: lo si tira per inserirlo e lo si schiaccia per sbloccarlo. Per il resto, la guida della Classe A è pura soddisfazione, perché il telaio, il motore e la gradevolezza generale la rendono perfettamente double face: si può decidere di assaporare la precisione della guida o di macinare chilometri. Dentro al cofano c'è un 1.500 turbodiesel di origine Renault-Nissan da 109 CV, che bastano e avanzano per far muovere con scioltezza i 1.497 chilogrammi della A 180 CDI. Inoltre, un pieno dopo l?altro, vi accorgerete che la nuova A consuma poco, quando non pochissimo.

Su strada. La silenziosità non è ai massimi livelli: non ci sono fischi o sibili, ma una generale rumorosità aerodinamica che mal si addice ai desideri di signorilità della Classe A. Curioso, a questo proposito, il comportamento del motore: ci sono situazioni nelle quali è un po? troppo evidente la sua natura a gasolio. L?assetto, invece, è una bella via di mezzo, che sembrerà rigido solo a chi è abituato a macchine dichiaratamente morbide e a chi sta seduto dietro, dove, alle volte, arrivano scossoni un po? eccessivi. Peraltro, difficilmente si sarebbe potuta sposare una gran morbidezza di sospensioni con il carattere reattivo, divertente, frizzante della Classe A, sempre accompagnato da uno sterzo preciso e progressivo.

In sintesi. Si cambia, e non c?è nulla di male. Si tratta solo di fare l?occhio alla novità, a qualcosa di molto diverso e, per certi versi, persino antitetico. Ma va bene così. D?altra parte, provate a immaginare di essere voi a decidere: avreste avuto il coraggio di mettere da parte un nome così significativo? Oltretutto il problema è più che altro italiano, perché è da noi che la Classe A si era ritagliata una connotazione così spiccatamente femminile. Adesso, cari signori uomini, la Classe A si rivolge anche a voi. E ha tutte le carte per non deludervi. Fidatevi.