Design - Non chiamatele "scatole" - FOTO GALLERY
Nissan Cube. Prodotta in tre generazioni dal 1998 al 2019, è diventata fedele al proprio nome a partire dalla seconda serie (Z11) del 2002, quando ha adottato forme da vera boxy car.
Nissan Cube. Geometrica, ma non simmetrica: come capiterà anche alla generazione successiva (Z12), la Cube viene venduta pure in Europa per un breve periodo. La vettura adotta la curiosa soluzione della vetratura posteriore: da un lato ad oblò, dall’altro un tutt'uno con il lunotto posteriore. Il portellone, incernierato lateralmente, è ispirato ai frigoriferi.
Suzuki Jimny. Un grande classico tra le piccole fuoristrada. L’ultima generazione ha il tetto e il cofano piatti e il parabrezza è quasi verticale. Sul nostro mercato è oggi disponibile solo nella versione Pro, immatricolata come autocarro N1.
Suzuki Jimny. In futuro la Jimny per l’Europa sarà elettrica, alla stregua delle altre quattro vetture che la Casa di Hamamatsu si appresta a lanciare da qui al 2030. Nel frattempo, è stata appena presentata in India la variante a cinque porte, di cui al momento non è prevista l’importazione in Europa.
Toyota bB. Venduta come Scion xB (nella foto) in Nord America, è quella che nel Vecchio continente definiremmo una monovolume. In realtà il primo volume, cioè il cofano motore, è ben definito e quasi piatto: per questo, è meglio utilizzare la definizione di Mpv (multi purpose vehicle).
Toyota bB. Ma è soprattutto il secondo volume, quello dell’abitacolo, a caratterizzare quest’auto, con il portellone verticale che ne esalta l’altezza e la linea di cintura quasi parallela al suolo.
Mercedes Classe G. La versione a passo corto, non più disponibile, è quella che più esalta la linea ''a scatola'' di questa vettura, uno dei più iconici prodotti della Stella nati sotto l’egida del grande designer Bruno Sacco. In foto un esemplare della serie 461, votata a un uso professionale.
Mercedes Classe G. Alto e con una vetratura laterale generosa, il secondo volume della Classe G ''short wheel base'' esalta lo stile squadrato dell’inarrestabile fuoristrada tedesca. Quello nella foto è un esemplare della serie 463, più votata al confort rispetto alla coeva 461.
Daihatsu Move Canbus. Mai importata in Europa, è uno sfizioso minivan giapponese. La sezione frontale, piuttosto verticale, ne esalta ulteriormente lo sviluppo in altezza.
Daihatsu Move Canbus. La verticalità di questa vettura è esaltata dalla sua tipica lunghezza da kei car: 3,39 metri, a fronte di un’altezza di ben 1,65 metri.
Jeep Renegade. Forse la meno ''boxy'' tra le auto di questa rassegna, la Renegade è una di quelle auto che esaltano la silhouette geometrica, enfatizzata dai passaruota squadrati: di fatto, una Suv compatta che attinge direttamente dall’heritage del marchio, con una linea moderna e al contempo rétro.
Jeep Renegade. Portellone verticale, passaruota muscolosi, un montante C voluminoso ma non pesante a vedersi: non è un caso che la Renegade sia uno dei più grandi successi tra le B-Suv odierne.
Suzuki Hustler. Parliamo di una delle più curiose kei car giapponesi, con una linea ispirata ai grandi classici del 4x4: pur essendo alta ben 1,66 metri, non ha proporzioni da Mpv, ma da fuoristrada a cofano corto.
Suzuki Hustler. La vettura, qui in un esemplare ristilizzato nel 2019, è oggi disponibile sul mercato giapponese con motorizzazioni ibride e, volendo, la trazione integrale.
Daihatsu Materia. Una vecchia conoscenza del mercato italiano: gemella della Toyota bB di seconda generazione, si è fatta notare nel Vecchio continente per le sue forme diverse dalle altre Mpv. Più squadrate, ma tutt’altro che da van.
Daihatsu Materia. La vettura, da noi venduta dal 2006 al 2011, ha fatto molto discutere gli automobilisti: basata sulla stessa piattaforma della Toyota Yaris di seconda generazione, può essere accostata per originalità alla coeva (e ben più grande) Chrysler PT Cruiser, le cui proporzioni sono simili.
Ford Bronco. Qui nella versione Heritage, con caratterizzazioni rétro, la riedizione moderna dell’iconica Bronco sfoggia una linea riuscita dalla tipica silhouette squadrata, posta in risalto soprattutto sulla versione a passo corto.
Ford Bronco. Al contrario della quattro porte, la due porte non è destinata all’Europa, dove la Bronco dovrebbe approdare su alcuni mercati con guida a sinistra. Com’è facile intuire, parliamo di una grande rivale della Jeep Wrangler.
Honda Element. Di fatto, una vera crossover, con una linea che trae spunto sia dalle Suv che dalle Mpv. Prodotta dalla fine del 2002 al 2011, è stata sviluppata sulla base della coeva CR-V per offrire agli automobilisti un veicolo a ruote alte con capacità di carico sopra la media.
Element. Più che per le suicide door, questo veicolo si fa notare soprattutto per l’ampio volume posteriore, di evidente forma squadrata. Il portellone verticale, peraltro, è apribile in due sezioni: a ribaltina, nella parte inferiore, e verso l’alto, in quella superiore. In Nord America quest’auto è stata proposta persino con il pacchetto Dog Friendly, che portava in dote una serie di accessori dedicati agli amici a quattro zampe.
Toyota FJ Cruiser. Questa curiosa fuoristrada, alla quale si ispirerà la Toyota Compact Cruiser elettrica del 2024, non è mai stata importata ufficialmente in Europa, nonostante la sua linea originale e accattivante, che trae spunto nella sezione frontale dalla storica Land Cruiser 40. La vettura è uscita di produzione solo nel 2022, peraltro con una Final Edition di 1.000 esemplari, tutti di colore beige.
Toyota FJ Cruiser. Come la Honda Element, questa Suv è dotata di suicide door posteriori: non si tratta di una ''boxy'', ma il suo parabrezza quasi verticale conferisce al secondo volume un aspetto ''a scatola'', seppur bombata.
Daihatsu Taft. Chiamata Taft come la storica fuoristrada del marchio giapponese (rivale della Jimny SJ20 tra gli anni 70 e 80), questa vetturetta è una grintosa citycar dalle forme squadrate.
Daihatsu Taft. L'altezza, 1,63 metri, è da monovolume, ma il cofano piatto, seppur di lunghezza ridotta, la calandra verticale e i passaruota di plastica grezza conferiscono allla Taft un aspetto da fuoristrada bonsai.
Land Rover Defender 90. È invece una vera fuoristrada, tra le più inarrestabili nel 4x4, la Land Rover Defender, la cui linea, prima della riedizione moderna del 2019, è rimasta in gran parte immutata, dagli anni 80 al 2016.
Land Rover Defender 90. Il nuovo modello ha evoluto in chiave moderna lo stile della storica fuoristrada, soprattutto con la variante 90, cioè quella a passo corto, caratterizzata da volumi squadrati, certo, ma pure da linee morbide e muscolose. L’effetto del secondo volume ''a scatola'', dunque, è ben più evidente sull’antenata.
Si può essere originali anche con linee semplici, come dimostrano le varie "boxy car" che abbiamo raccolto nella nostra galleria d’immagini. Definirle ''scatole'' potrebbe sembrare ingeneroso, ma è proprio il loro ''boxy style'' a rendere riconoscibili tali modelli, alcuni dei quali sono diventati delle vere e proprie icone di design. In ogni caso, parliamo di vetture con alcune caratteristiche comuni: volumi squadrati, talvolta quasi cubici; calandra e portellone verticali; nonché un tetto piatto o quasi, al pari del cofano motore. E se non tutte sono esattamente "boxy" (nell'elenco c'è qualche eccezione che sfugge alla definizione), di sicuro parliamo di auto ''geometriche" e spigolose. Tutt'altro che banali.