Design - Opere d’arte in movimento
Jaguar E-Type (1961). Non si può che aprire questa rassegna con quella che Enzo Ferrari avrebbe definito, vedendola per la prima volta al Salone di Ginevra nel 1961, “l’auto più bella mai costruita”. Fu prodotta dalla Casa inglese dal 1961 al 1974, in versione coupé e cabriolet.
Jaguar E-Type (1961). Innovativa nella meccanica, aveva il telaio monoscocca, le sospensioni posteriori indipendenti e quattro freni a disco. Nel cofano montava un sei cilindri in linea da 3.8 litri con 265 CV di potenza (derivato da quello che aveva vinto a Le Mans) abbinato a un cambio manuale a quattro marce.
Jaguar E-Type (1961). Disegnata dall’ingegnere aeronautico Malcolm Sayer, la sua splendida linea ha catturato i cuori di celebrità come Steve McQueen, George Best e Brigitte Bardot, Jackie Stewart e Bruce McLaren. Nel mondo dei fumetti è l’auto di Diabolik.
Lamborghini Miura (1966). Prodotta dal 1966 al 1973, è uno dei capolavori di Marcello Gandini. Per molti, la supercar di Sant’Agata Bolognese più bella di sempre. È anche la prima a rendere omaggio alla tauromachia: il suo nome deriva dall’allevatore di tori Don Eduardo Miura Fernandez.
Lamborghini Miura (1966). Un gioiello nato da un vero e proprio dream team, composto da Gandini per il design, da Gian Paolo Dallara e dal suo assistente Paolo Stanzani per il telaio, da Giotto Bizzarrini per il motore V12 e da Bob Wallace per i collaudi.
Lamborghini Miura (1966). Il primo modello è stato la P400 da 350 CV (prodotta in 475 unità), seguita dalla P400 S da 370 CV (uscita due anni più tardi) e dalla SV da 385 CV, prodotta a partire dal 1971 e riconoscibile per l’assenza delle celebri “ciglia” sui gruppi ottici, inserite per nascondere la provenienza Fiat dei fari (erano quelli della 850 Spider).
Citroën DS (1955). Disegnata da Flaminio Bertoni, debutta al Salone di Parigi del 1955: la sigla significa Désirée Spéciale, che in francese si pronuncia “déesse”, ossia “dea”. Lo stile è quasi futuristico, dettato dalla necessità di un’aerodinamica all’avanguardia, con un Cx di 0,37: un record, per quegli anni.
Citroën DS (1955). Stile, ma anche innovazione: sulla DS debuttano le sospensioni idropneumatiche – progettate da Paul Magès, con cuscini a gas al posto delle molle –, che rendono la berlina francese un punto di riferimento per quanto riguarda il confort di marcia.
Citroën DS (1955). Il 22 agosto 1962 il presidente francese de Gaulle subisce un attentato, da cui riesce a salvarsi anche grazie alle sospensioni della sua DS: nonostante due ruote a terra l’auto rimane stabile e riesce ad allontanarsi rapidamente. L’ultima DS esce dalle linee di produzione nel 1975, dopo quasi un milione e mezzo di esemplari prodotti.
Ferrari 250 GTO (1962). Un capolavoro di ingegneria e design italiano, prodotto tra il 1962 e il 1963 in soli 36 esemplari, è stata eletta come “Auto più bella di tutti i tempi” anche dai lettori di Quattroruote, coinvolti in un sondaggio di diversi anni fa.
Ferrari 250 GTO (1962). Presentata come erede della SWB, doveva chiamarsi “1962 250 GT”, ma dato che era stata omologata per le corse GT della FIA, sui documenti fu scritto “250 GT - O”, dove la vocale stava per “omologata”. A muoverla un V12 di 3 litri da circa 300 CV con specifiche Testa Rossa.
Ferrari 250 GTO (1962). Oltre che la più bella (le sue linee sono frutto della collaborazione tra Giotto Bizzarrini e Sergio Scaglietti), resta anche la Ferrari più costosa di tutti i tempi: nel 2018 un’asta ha chiuso alla stratosferica cifra di 48,4 milioni di dollari.
Alfa Romeo 8C Competizione (2007). Presentata come concept a Francoforte nel 2003, riprende nel nome la tradizione delle 8 cilindri di Arese. Le sue splendide linee sono disegnate dal tedesco Wolfgang Egger, all’epoca responsabile del design del Biscione. È stata prodotta fino al 2010 in 829 esemplari (500 coupé e 329 Spider).
Alfa Romeo 8C Competizione (2007). Moderna ma con tanti richiami al passato, dai proiettori ispirati alla 33 Stradale alla coda che ricorda quella della Giulietta SZ del 1961. Questa volta, a decantarne le lodi è Jeremy Clarkson: “Si chiama 8C, ed è la macchina più bella che sia mai stata costruita”. Anche se il presentatore inglese non ha risparmiato critiche sul resto...
Alfa Romeo 8C Competizione (2007). Torna la trazione posteriore, con lo schema transaxle delle SZ e RZ, motore anteriore e cambio al retrotreno. Il propulsore è un V8 di 4.7 litri da 450 CV di derivazione Maserati: 0-100 in 4,2 secondi, velocità massima di 293 km/h.
Aston Martin DB4 GT Zagato (1960). Versione speciale della DB4 GT realizzata dal carrozziere italiano Zagato, è stata prodotta tra il 1960 e il 1963 in soli 19 esemplari. Come la GTO, è una delle vetture che nelle aste di collezionisti spunta i prezzi più alti.
Aston Martin DB4 GT Zagato (1960). Il motore originale, presente su quasi tutti gli esemplari, è un sei cilindri in linea di 3.7 litri da 314 CV abbinato a un cambio manuale a quattro rapporti. La sportiva inglese scattava da ferma a 100 km/h in 6,1 secondi, fino a raggiungere una velocità massima di 247 km/h.
Aston Martin DB4 GT Zagato (1960). Il lavoro di Ercole Spada nelle officine Zagato ha portato a un corpo vettura più corto (4.267 mm contro i 4.496 della DB4 originale), stretto e leggero, grazie alla sostituzione di numerosi elementi di acciaio con equivalenti di alluminio e alla rimozione di altri, ritenuti non necessari, come i paraurti.
Pagani Huayra (2012). L'hypercar di San Cesario sul Panaro prende il posto della Zonda: viene presentata al Salone di Ginevra del 2011 ed è mossa da un V12 Mercedes-AMG biturbo di 6 litri, capace di 730 CV di potenza e 1.000 Nm di coppia, abbinato a un cambio automatico a sette marce.
Pagani Huayra (2012). Il nome dell’auto deriva da Huayra-Tata, il dio dei venti venerato da alcune popolazioni dell’America Latina. L’hypercar della Pagani ha un’aerodinamica evoluta e interni di gran pregio, rifiniti a mano e con i leveraggi del cambio a vista.
Pagani Huayra (2012). Negli anni arrivano numerose versioni speciali e one-off più performanti, dalla BC alla Roadster, passando per la Barchetta e la Imola, in omaggio al circuito emiliano, fino alla R da pista: 850 CV e 750 Nm di coppia per un peso a secco di soli 1.050 kg.
Mercedes-Benz 300 SL (1954). La 300 SL di serie condivide con la vettura da competizione (arrivata due anni prima) gran parte della meccanica, compreso il telaio tubolare e gli altissimi brancardi laterali, che costringono all’utilizzo delle portiere incernierate sul tetto (ad “ala di gabbiano”), uno dei suoi tratti distintivi.
Mercedes-Benz 300 SL (1954). Il motore è un sei cilindri in linea di 3 litri con iniezione diretta Bosch, inclinato di 50 gradi sulla destra per avere un cofano più basso. La potenza erogata è di 245 CV, per una velocità massima di 263 km/h, la più alta - all’epoca - per una vettura di serie.
Mercedes-Benz 300 SL (1954). La produzione della Gullwing termina nel 1956 dopo 1.400 esemplari per lasciare il posto alla Roadster, prodotta fino al 1963 in 1.858 esemplari. L’assenza del tetto porta all’uso di portiere più tradizionali.
Bugatti Type 57 SC Atlantic (1936). Coupé progettata da Jean Bugatti sulla base della più tradizionale Type 57, è stata prodotta in soli quattro esemplari (solo due di questi sono arrivati fino ai giorni nostri).
Bugatti Type 57 SC Atlantic (1936). La “S” sta per “Surbaissé”, ribassata, e “C” per “Compresseur”: la SC Atlantic montava infatti un otto cilindri in linea di 3.3 litri sovralimentato, capace di spingerla fino a 210 km/h.
Bugatti Type 57 SC Atlantic (1936). Caratterizzata da linee scultoree, questa coupé è da molti considerata la prima supercar nella storia dell’automobilismo. L’ultimo modello prodotto, con numero di telaio 57591, è stato acquistato dallo stilista Ralph Lauren nel 1988: il suo valore supera i cento milioni di dollari.
Tesla Cybertruck (2023). Le opere d’arte non nascono per mettere d’accordo tutti: a volte riescono a lasciare il segno anche senza particolare grazia. Come nel caso di questo “mostro” cubista, arrivato sul mercato alla fine del 2023.
Tesla Cybertruck (2023). Il pick-up elettrico della Casa americana è stato presentato il 21 novembre 2019, il giorno in cui è ambientato il film Blade Runner: una data scelta non a caso, viste le linee ispirate alla distopia di Ridley Scott e conoscendo la passione per la fantascienza di Elon Musk.
Tesla Cybertruck (2023). Dotato di carrozzeria di acciaio ad alta resistenza, il pick-up elettrico è attualmente disponibile (solo in America, almeno per ora) in due varianti: AWD da 450 kW (612 CV), con 523 km di autonomia e uno scatto da 0 a 96 km/h (0-60 mph) in 4,1 secondi; Cyberbeast, con tre motori da 630 kW (857 CV) complessivi, autonomia di 484 km e uno “zerocento” coperto in 2,6 secondi.
Sulla definizione di “opera d’arte” sono stati versati fiumi di inchiostro, altrettanti ne verranno versati, ed è ancor più difficile tracciarne i contorni quando si parla di oggetti contemporanei come le automobili. Assolutamente impossibile, poi, stilare un elenco di tutte le macchine che potrebbero essere considerate tali. Nella galleria fotografica che potete sfogliare qui sopra abbiamo raccolto dieci vetture, dagli anni 30 ai giorni nostri, che a nostro dire meritano un posto (se già non è così) in un museo: belle, bellissime, ma pure... controverse.