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Economia circolare
Tutto l'oro delle officine

Redazione Online
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Economia circolare - Tutto l'oro delle officine

È l'Europa che ce lo chiede. E pure l’ambiente. In linea con gli obiettivi di neutralità climatica previsti dal Green deal, dal marzo 2020 la Commissione europea sta adottando sempre più misure volte ad accelerare la transizione verso un'economia circolare davvero efficace. Senza sorprese, uno dei punti focali di Bruxelles sono i rifiuti elettronici, meglio noti come Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, appunto), grandi protagonisti (e antagonisti) del nostro evo digitale. Stando ai dati del Centro di coordinamento Raee, soltanto nel 2024 l’Italia ne ha riciclati per 540 mila tonnellate. Di queste, 370 mila provengono da Raee domestici (+1% sul 2023) e 170 mila da apparecchiature professionali (+18,4% sul 2023). I consorzi hanno giocato una parte preponderante in questo recupero: appena 964 tonnellate sono arrivate dalla raccolta volontaria. Ed è questo il punto.

Visti i materiali che contengono, i Raee si pongono tra i rifiuti più inquinanti (e pericolosi), ma per lo stesso motivo sono pure i più "pregiati". Al loro interno troviamo metalli come ferro, rame e alluminio, ma anche plastiche, schermi e schede elettroniche, a loro volta ricchi di materiali nobili quali oro, argento e platino. Come ci fa notare Marco Ferracin, manager di Safe, l'hub italiano di consorzi delle economie circolari, oltre ai Raee più comuni come computer, forni, smartphone o televisori, in questo immenso comparto ricadono pure device professionali ben noti agli automobilisti, cioè gli strumenti elettronici utilizzati da officine, elettrauto e gommisti per la diagnostica, la movimentazione e la riparazione delle vetture. Strumenti che, quando diventano obsoleti o si rompono, devono – è utile ricordarlo – essere inviati verso impianti specializzati per garantirne una corretta gestione a livello legale, ambientale e anche economico. Perché recuperare quei materiali significa non doverli produrre di nuovo né importarli da Paesi non sempre amici. L'importante è che il processo sia gestito in modo corretto. Soltanto così da ogni rifiuto nascerà una risorsa.