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Giorgetto Giugiaro
Ottant'anni con stile - FOTO GALLERY

Marco Visani
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Giorgetto Giugiaro - Ottant'anni con stile - FOTO GALLERY

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La prima Alfa. La Giulia Sprint GT (1963): Giorgetto Giugiaro la disegnò quando dirigeva lo stile della Bertone.

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Debutto in Maserati. La sua prima auto del Tridente è la Ghibli (1967), disegnata per la Ghia.

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Con il socio. Giugiaro e Aldo Mantovani, l’altro fondatore, nel 1968, dell’Italdesign.

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L’Alfasud. Una curiosa immagine di Giorgetto dentro la scocca nuda dell’Alfasud (1971).

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Il modello della notorietà. La prima Golf (1974) dà a Giugiaro la notorietà internazionale.

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Cento giorni. Le misure della Panda (1976), deliberata nei 100 giorni alla Fiat di De Benedetti.

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La maquette. Giugiaro accanto alla maquette definitiva della Fiat Panda, prodotta dal 1980 al 2003.

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Un’altra "prima". Anche la prima Lancia Delta (questi disegni sono del 1978) è opera della matita di Giugiaro.

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Audi all’italiana. La seconda generazione (B2) dell'Audi 80 in uno degli sketch preparatori.

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Anticipatrice. La rivoluzionaria Capsula del 1982, una concept car con idee e soluzioni innovative.

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Stilosa. Inizialmente la Fiat Uno avrebbe dovuto nascere con il marchio Lancia.

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Ritorno al futuro. La De Lorean DMC-12 utilizzata nel film Ritorno al futuro, diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloy. Siamo nel 1981, Giugiaro è a destra.

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Aziendale. Il prototipo della Jaguar Kensington del 1990 fu usato da Giorgetto come auto personale.

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Dietro la Matiz. Il prototipo denominato Lucciola (1992), rifiutato dalla Fiat, venne poi ripreso dalla Daewoo.

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Protagonisti. Giugiaro (a sinistra) con Romano Artioli e Sergio Pininfarina negli anni 90.

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La Bugatti. La EB112, seconda Bugatti costruita in Italia, esposta al Museo dell'automobile di Torino.

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Ancora a Modena. Giugiaro con le Maserati 3200 Coupé e Spyder del 2002.

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Di padre in figlio. Giorgetto Giugiaro accanto al figlio Fabrizio, oggi 53enne.

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Sotto casa. In posa con alcuni dei suoi successi davanti all’Italdesign di Moncalieri.

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Con Herr Volkswagen. Giugiaro padre e figlio con Ferdinand Piëch, all'epoca dello scatto numero uno della Volkswagen.

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Come eravamo. Settembre 2012, presentazione della Golf VII: Giorgetto posa accanto alla Golf I.

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Talenti. In compagnia di Walter de’ Silva, autore dell’attuale generazione della Volkswagen Golf.

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Conferenziere. Una intensa espressione di Giugiaro nel corso di un convegno di studi.

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Al lavoro. Giorgetto nel suo elemento naturale: il tavolo da disegno. Qui è circondato da alcune delle sue creazioni.

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Alla carriera. Giugiaro nel 2013 riceve il premio Gianni Mazzocchi da Giovanna Mazzocchi, presidente dell'Editoriale Domus.

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Premiato. Giugiaro durante la consegna del premio Matita d’Oro, nel 2017, al Museo dell'Automobile di Torino.​

È stato il padre di oltre 200 automobili, delle quali ha studiato la cosa più evidente e per molti versi più importante: lo stile. Lo hanno eletto designer del secolo, lo hanno inserito nella Automotive Hall of Fame e l'hanno insignito di infiniti riconosacimenti, tra i quali il Premio Gianni Mazzocchi dedicato al nostro fondatore. Eppure lui, Giorgetto Giugiaro, che oggi soffia sulla torta del suo ottantesimo compleanno, è rimasto quello di sempre: un uomo che, nonostante le lusinghe del successo, ha continuato a lavorare sodo e a divertirsi creando. Basta guardare come sorride quando, con una semplicità disarmante e una passione contagiosa, parla delle sue automobili.

Figlio d’arte. Giorgetto nasce il 7 agosto 1938 a Garessio, in provincia di Cuneo, da una famiglia con il pallino dell’arte. Suo nonno, Luigi, affrescava le chiese e suo padre, Mario, si alternava tra decorazioni religiose e oli su tela. A 14 anni il giovane Giorgetto si trasferisce a Torino, dove dà un’interpretazione personale e moderna dell’estro creativo della famiglia studiando disegno tecnico. Diciassettenne, nel settembre 1955 viene assunto alla Fiat nell’ufficio veicoli speciali, alle dirette dipendenze dell’ingegner Fabio Luigi Rapi. Ma il suo vero mentore, che ha notato la sua perizia nel disegno, è nientemeno che l’ingegner Dante Giacosa. A dicembre 1959 passa alla Bertone come capo dello stile e qui disegna, tra le tante, una delle auto più iconiche degli anni 60: l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT, prodotta (con denominazioni e cilindrate diverse) dal 1963 e il 1976. Nel 1965 è alla Ghia, per conto della quale dà forma alla Maserati Ghibli, la prima, e alla De Tomaso Mangusta.

Il suo Sessantotto. Il grande passo è quello che compie nel 1968 quando, trentenne, fonda con Aldo Mantovani la Italdesign, l’azienda che si identificherà per sempre con il suo nome. Persino oggi che, dopo cinque anni passati in ambito Volkswagen, che ne aveva inizialmente acquisito il 90%, è totalmente sotto il controllo del Gruppo tedesco e lui è definitivamente fuori. Attualmente, insieme con il figlio Fabrizio, classe 1965, gestisce la GFG Style, che - come prima la Italdesign - crea non solo automobili, ma anche altri oggetti di uso quotidiano. La prosecuzione di una strada che già lo aveva portato a disegnare, in passato, dalle lavatrici ai treni, da formati di pasta alle barche, dalle bottigliette ai telefoni pubblici.