Cerca

Eventi

Project 50
Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

1 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

2 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

3 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

4 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

5 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

6 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

7 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

8 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

9 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

10 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

11 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

12 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

13 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

14 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

15 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

16 / 16

Project 50 - Dallara Story: dal garage allo spazio, un'avventura lunga 50 anni

Sembra il soggetto di un film che racconta un’idea che diventa progetto nell’epopea di un universo, quello del motorsport, dove tutto si evolve e si brucia in un attimo. Sembra un film, ma è vita vera: quella che Giampaolo Dallara, classe 1936, ha dedicato ad una passione che è diventata lavoro, poi azienda, poi punto di riferimento assoluto, nel mondo delle corse e non solo. Una premessa è necessaria: la Dallara, oggi come allora, esprime nella sua completezza il pensiero del suo fondatore. È stata sempre ancorata al territorio e all’uomo che l’ha immaginata prima e realizzata poi, senza cedere alle lusinghe di altri mondi, rinnovandosi di continuo: con forze fresche, entusiaste e con professionisti di altissimo livello, approdati a Varano de’ Melegari da tutto il mondo.

Le origini. Giampaolo Dallara nasce da una famiglia di imprenditori. Con un padre che costruisce strade e che lo porta a vedere le corse, cresce con il pallino delle auto e della meccanica: non sogni da pilota, ma da costruttore. Si iscrive alla facoltà di ingegneria dell’Università di Parma per trasferirsi poi al Politecnico di Milano, dove segue il corso di ingegneria aeronautica. È qui che si appassiona ai problemi strutturali dei velivoli e all’aerodinamica, tematiche che approfondisce anche grazie all’impiego della Galleria del Vento di cui è dotato l’Istituto e che la Ferrari utilizza per le sue prove. Su richiesta di Maranello, l’Università segnala a Enzo Ferrari lo studente Dallara, che viene assunto nel 1959, a soli 23 anni. Un sogno che si avvera: partire così alla grande affiancando come assistente il geniale ingegner Carlo Chiti, avrebbe soddisfatto chiunque ma non l’inquieto varanese. Che infatti, dopo due anni, trasloca in Maserati, dove può finalmente seguire le corse, sua grande passione, trovandosi, 25enne, addirittura a rappresentare il team alla 12 Ore di Sebring, in Florida. Un altro sogno che dura poco, perché l’azienda modenese lascia le competizioni e Dallara, ormai contagiato dal motorsport, cerca un appoggio che lo porti ancora in pista. Tramite l’ingegner Giotto Bizzarrini, conosciuto alla Ferrari, arriva in Lamborghini, dove il vulcanico Ferruccio gli parla di auto ad alte prestazioni e di corse. A Sant’Agata Bolognese, Giampaolo si occupa però solo di vetture stradali, - è uno degli artefici del capolavoro Miura - e quando capisce che non ci sarà un futuro agonistico si trasferisce alla De Tomaso, che invece in pista ci va già. Dallara sviluppa la Formula 2 e poi la F.1, sotto la direzione del giovane Frank Williams, che gestisce il team. La tragica morte del loro pilota Piers Courage e l’acquisto della De Tomaso da parte della Ford segnano lo stop alle competizioni: così, Dallara capisce che se vuole frequentare le corse, le auto se le deve costruire da sé. Nasce così la Dallara Automobili, in un piccolo garage dietro casa, una rimessa che è poco più di un’officina e che, come nella migliore iconografia “made by Steve Jobs”, diventa il seme dal quale si sviluppa l’azienda di oggi. È il 1972, cinquant’anni fa.

Lo sbarco nelle corse. Il lavoro si concentra sui prototipi, il primo dei quali debutta sull’attiguo circuito di Varano, al di là del fiume. Questi iniziano a vincere e lo stesso succede alla Dallara X1/9 realizzata su base Fiat, imbattibile al punto da essere notata da Cesare Fiorio, che contatta Dallara per dare vita ad una scuderia Lancia di vetture Sport. La prima è la Beta Montecarlo Turbo, nel 1978, a cui seguiranno LC1 e LC2, che con la livrea bianca di Martini Racing conquista il mondiale Endurance nel 1983, prima affermazione internazionale per Dallara. Nel frattempo (siamo ai primi anni 80) inizia la produzione di telai e vetture per la F.3 che, grazie alla sofisticata aerodinamica e alla monoscocca in fibra di carbonio, creano un riferimento di eccellenza che tutti i costruttori tentano di replicare. Il ritorno alla Formula 1 avviene con la BMS Dallara della Scuderia Italia, tra il 1988 e il 1992 e termina prima che Piero Ferrari, il figlio di Enzo, chieda a Giampaolo un prototipo per le corse americane dell’IMSA. Nasce così la SP 333, che con 56 vittorie assolute sarà la Ferrari più vincente di sempre. Viene costruita nella nuova sede dell’azienda di Varano che sarà il centro logistico attorno al quale si svilupperanno tutti i successivi ampliamenti.

Nasce la IndyCar Factory. I successi attirano l’attenzione del motorsport e dopo Lancia, BMS, Ferrari arriva a Varano la Formula Indy, il campionato per monoposto a ruote scoperte più famoso e seguito in USA e Canada. Per Giampaolo e la sua azienda è il punto di svolta, sia dal punto di vista del business che da quello tecnologico, perché le sue auto sono rivoluzionarie e avanti anni luce rispetto a quelle americane, anche e soprattutto in tema di sicurezza. L’indotto creato da questa partnership per il territorio e l’azienda è inimmaginabile, tanto da culminare, nel 2012, con l’inaugurazione della Dallara IndyCar Factory, la filiale americana a ridosso del circuito di Indianapolis. Da allora si susseguono gli interventi in altre categorie: dalla GP2, GP3 e World Series alla SP1 Oreca e alla GT 1, dove Toyota sfiora la vittoria alla 24 Ore di Le Mans; dalla Grand Am Daytona Prototype al DTM, GT3 fino alle LMP1 e LMP2 per il WEC, il World Endurance Championship. Anche la F.1 torna in lizza con la Honda, che nonostante ottimi risultati nei test decide di non continuare, e poi con la Midland ex-Jordan, con la Campos Meta (HRT) e con la Haas, senza dimenticare la Formula E, le attuali monoposto full electric di cui Dallara progetta e produce telaio e parti strutturali.

Un'Academy per il territorio. Nel 2007 entra in azienda Andrea Pontremoli, amministratore delegato di ampie vedute, con il compito di  guidare la Dallara, di cui acquisisce una partecipazione, verso il futuro in un mondo sempre più complesso e globalizzato. Mentre proseguono le collaborazioni con Alfa Romeo, Audi, Bugatti, Ferrari, KTM, Lamborghini, Maserati, Porsche, Renault, cresce in Giampaolo il desiderio di costruire un’auto “sua”. Un regalo che si fa nel 2016, in occasione del suo ottantesimo compleanno, con la Dallara Stradale, presentata e lanciata sul mercato l’anno successivo. Sembrerebbe la consacrazione di una carriera ma, con l’Ingegnere, il raggiungimento dei un obiettivo diventa la partenza e lo stimolo per quelli futuri. Che Giampaolo Dallara ha identificato nell’Academy, un polo culturale, espositivo e formativo che ha voluto donare personalmente alla sua terra e ai giovani che la abitano. Questo è Giampaolo Dallara: un uomo capace di realizzare i sogni con la leggerezza e l’entusiasmo che solo i puri di cuore, i bambini, possono avere, magari quando guardano il cielo e si immaginano a fluttuare nello spazio. Già, lo spazio e le sue suggestioni… Ma questa è un’altra storia e noi siamo qua, curiosi, a vedere come si svilupperà sapendo che, quando c’è di mezzo l’Ingegnere, non rimarremo certo delusi.