Minardi Days
Passione intramontabile
Il rombo dei motori, il profumo di benzina, l’aria intrisa di emozione: Imola ha vissuto due giornate che resteranno scolpite nella memoria. Sabato e domenica l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ha ospitato la 20ª edizione dei Minardi Days, un traguardo che racconta la forza di un evento capace di radunare generazioni diverse sotto un unico denominatore comune: la passione. Una passione che resiste al tempo, come un fuoco che non si spegne mai, ma si alimenta giro dopo giro, storia dopo storia.
Alla cena di gala Arturo Merzario ha azzardato un paragone affascinante: «I Minardi Days si stanno trasformando in una piccola Goodwood». Forse è presto per dirlo, ma certo è che la manifestazione ha ormai superato i confini nazionali. Nei paddock si leggevano targhe da tutta Europa, mentre l’italiano si mescolava a francese, tedesco e inglese in un coro internazionale di entusiasmo.
Il programma ha offerto un mosaico unico: oltre 600 vetture tra gare, parate e dimostrazioni, con monoposto di Formula 1 dagli anni Sessanta a oggi. Dalla March 701 del 1970 alla Minardi PS04/B del 2005, passando per icone come la Lotus 72E, la Ferrari 126 C4 del 1984 e la Williams FW33 del 2011. Accanto, capolavori come la McLaren MP4/5B resa celebre dalla serie Senna e portata in pista con la tuta e il casco originali di Ayrton, fino alla Minardi M189 del 1989 e alla Fondmetal GR03 del 1991.
Non meno suggestiva la rievocazione dei 40 anni dal debutto in Formula 1 del Minardi Team: era il 1985 a Jacarepaguá, in Brasile. A ricordarlo, la mostra “40 anni della Formula 1 di Faenza” al Museo Checco Costa, con le monoposto Minardi e Racing Bulls a tracciare la linea rossa che unisce Faenza al Mondiale.
Il paddock era un villaggio: simulatori, stand di automobilia e modellismo, librerie e mostre fotografiche. Gonfiabili per i più piccoli; per i più grandi, un pranzo domenicale a base di lasagne e tortellini, profumo di Romagna che si mescolava agli ottani. Il bello dei Minardi Days è proprio questo: tenere insieme memoria e futuro, cultura popolare e motoristica.
A chiudere l’edizione del ventennale, l’incontro con Gian Carlo Minardi: riflessioni sul presente del motorsport, prospettive per domani e soprattutto un messaggio chiaro: «Questo evento è nato per condividere la passione con le nuove generazioni». Guardando le famiglie assiepate lungo i muretti, tra i racconti di Villeneuve e gli occhi sognanti dei ragazzi, si capiva bene che il passaggio di testimone è in atto.
Calato il sipario sui Minardi Days, resta la consapevolezza che Imola non è solo un circuito: è città, è terra di motori, è Motor Valley. È la dimostrazione che la passione, qui, non si accende soltanto in pista, ma vive ovunque.