Cerca

Industria e Finanza

Lvchi Venere
La supercar dal Dna italiano

Andrea Stassano
1 / 2

Lvchi Venere - La supercar dal Dna italiano

2 / 2

Lvchi Venere - La supercar dal Dna italiano

Prima il marchio - Lvchi Auto - e poi l’annuncio di una super berlina elettrica - la Venere - sviluppata grazie all’italiana I.DE.A Institute. Queste, nel breve periodo, le tappe dello sbarco che il gruppo cinese Lvchi ha in programma per il prossimo Salone di Ginevra: fresco arrivato nel settore a emissioni zero, Lvchi Auto è una compagnia indipendente fondata nel 2016 a Shanghai, che investe molto in ricerca e sviluppo ed è dotata di una forte rete di vendita multimarca in Cina. Punto focale, il modello “vetrina” Venere è figlio della partnership con l'I.DE.A Institute di Moncalieri (Torino), la famosa factory dalla storia ormai quarantennale, acquisita e “rinata” a fine 2012, grazie a importanti investimenti nelle piattaforme modulari per vetture elettriche piccole e top. La Venere è stata disegnata, progettata e realizzata a Torino sotto la guida di un’équipe di tecnici guidata dall’ingegner Giorgio Stirano, una vita trascorsa in pista, tra Formula 1 e Le Mans. Questo sarà solo un primo passo di un piano congiunto, tra Lvchi Auto e I.DE.A, che prevede la produzione di più modelli a media-lunga scadenza, inclusa una citycar elettrica, su cui i tecnici italiani stanno già lavorando, nelle varianti a due e quattro posti. Il piano di sviluppo prevede poi il lancio progressivo sul mercato di modelli Suv, Mpv e di una berlina elettrica ad alte prestazioni, l’Urano, tra il 2020 e 2021. Verranno utilizzate tre piattaforme – CC, M, S – rispettivamente per vetture piccole, medie e grandi (quest’ultime, di cui fa parte la Venere, saranno sviluppate in Italia).

Prestazioni super. Torniamo proprio alla Venere, la “vetrina” del gruppo cinese: non possiamo ancora dirvi se è bella ed elegante come ci raccontano, ma qualcosa è già noto. Il progetto è partito nel luglio scorso a tamburo battente, da una piattaforma modulare della I.DE.A Institute. E i prototipi hanno già affrontato alcuni test. Si tratterà di una full electric a quattro porte e quattro posti, lunga 5,1 metri e dal passo di 3,04 metri. Avrà telaio totalmente realizzato in fibra di carbonio e honeycomb, per offrire una guidabilità all’altezza e un peso il più contenuto possibile, oltre a raffinate sospensioni a doppi quadrilateri. I quattro motori elettrici Lvchi, due per asse, realizzano la trazione integrale permanente ed erogano una potenza complessiva di 1.006 cavalli, su una massa di 2.100 chili. Il cambio a due marce, inoltre, è incluso nella scatola del differenziale. Notevoli, come si può immaginare, le prestazioni dichiarate, che saranno certificate a breve presso il centro Csi di Bollate (Milano): 0-100 in meno di tre secondi e velocità massima di oltre 250 orari. La batteria agli ioni di litio, sintesi di un progetto innovativo, vanta la notevole capacità di 100 kWh: è posizionata in basso nel pianale, sotto ai passeggeri, e dovrebbe assicurare, oltre al baricentro basso, un’autonomia (ciclo Nedc) di oltre 500 km. La Venere, che verrà proposta nei mercati del Medio Oriente, in Europa, in Russia, negli States, in Giappone e Cina, avrà anche il prezzo delle supercar: si dovrebbe andare dai 200.000 ai 300.000 euro, a seconda della elevata possibilità di personalizzazione, anche degli interni. Sarà una vettura molto connessa, con interfaccia di tipo touch screen e altamente tecnologica, su cui non mancheranno sistemi di assistenza alla guida di livello 3. Quante ne verranno costruite? Si pensa circa 500 all’anno, con l’inizio della produzione nel 2019. Il resto lo sapremo (e vedremo) a Ginevra.