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Industria e Finanza

Cina
I cali in Borsa, la guerra dei prezzi, il faro di Pechino: l'auto nel caos

Rosario Murgida
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Cina - I cali in Borsa, la guerra dei prezzi, il faro di Pechino: l'auto nel caos

Negli ultimi giorni, il settore automobilistico cinese è finito al centro delle cronache finanziarie locali e internazionali in seguito alle pesanti perdite registrate dai costruttori sulle Borse di Hong Kong e Shanghai. A pesare sono diversi fattori, tra cui i nuovi segnali di una guerra dei prezzi sempre più intensa e il faro acceso dalle autorità di Pechino su alcune pratiche commerciali dubbie. Oggi, 27 maggio, l'Hang Seng Automobile Index ha perso oltre il 2% a causa soprattutto della BYD, in ribasso di quasi il 4% dopo il 9% circa registrato nella prima seduta della settimana. Male anche i titoli di Geely Automobile (-3,2%), Great Wall (-1,1%), Li Auto (-2,4%) e Xpeng (-1,7%) solo per citarne alcuni. 

Le cause. Le maggiori attenzioni degli investitori si stanno comunque riversando sulla BYD. La scorsa settimana, le azioni del costruttore di Shenzhen hanno raggiunto i massimi storici, spingendo gli analisti a un generalizzato taglio delle raccomandazioni di investimento (si consiglia, per esempio, di acquistare o vendere in base a specifiche metodologie di valutazione) e, soprattutto, dei "target price": gli esperti fissano un valore che a loro avviso verrà raggiunto dalle azioni in un determinato arco temporale. In particolare, secondo alcuni esperti le azioni BYD hanno già raggiunto i massimi storici: quindi, agli investitori conviene ormai "beneficiare" degli eventuali guadagni e vendere. Il peggioramento del "sentiment" sui titoli del costruttore fondato da Wang Chuanfu è stato poi esacerbato da un'iniziativa che ha alimentato nuovi timori sul futuro dell'intero settore cinese e, in particolare, sulla sua sostenibilità economica: la stessa BYD, infatti, ha tagliato i prezzi di 22 modelli delle famiglie Ocean (elettriche) e Dinasty (ibride plug-in) fino alla fine di giugno, scatenando le prime risposte dei concorrenti.

La guerra dei prezzi. Per esempio, il prezzo della Seagull è stato ridotto del 21% a 55.800 yuan (circa 6.843 euro al cambio attuale) e quello dell'ibrida Seal del 34% a 102.800 yuan (12.571 euro). Le promozioni sono state attribuite dagli analisti di Deutsche Bank alla necessità di ridurre un inventario dei concessionari in rapida crescita, con ben 150 mila vetture entrate in stock nei primi quattro mesi dell'anno: "Secondo le nostre verifiche, le scorte ammontano attualmente a tre o quattro mesi, probabilmente il massimo che i concessionari possono gestire". Per altri analisti, la mossa è anche da legare alla necessità di proteggere le quote di mercato da una concorrenza sempre più aggressiva e di raggiungere gli obiettivi di breve termine. Il taglio, stando a un report di Citi, ha prodotto un aumento dell'affluenza del 30%/40% nei saloni, ma ha pur sempre degli effetti negativi: la "guerra dei prezzi", un fenomeno ben noto ai costruttori occidentali, non è mai positiva per le finanze aziendali perché mette sotto pressione i margini di vendita e di conseguenza la redditività. Del resto, non è la prima volta che BYD taglia i prezzi (a inizio anno ha ridotto i listini delle nuove Han e Tang del 10/14% rispetto alle versioni precedenti), facendo leva sulla sua capacità di sfruttare crescenti economie di scala e sul controllo della catena del valore. Gli analisti, però, temono che ormai si sia scatenata una "guerra dei prezzi prolungata". Difatti, alla mossa della BYD hanno risposto immediatamente la IM Motors del gruppo Saic, che ha tagliato del 19% circa a 194.900 yuan (più o meno a 23.700 euro) il listino della LS6 (il prezzo può scendere anche a 179.900 yuan con gli incentivi statali alla rottamazione), e la Leapmotor: la versione base della C11 è disponibile fino all'8 giugno a 103.800 yuan (12.600 euro), oltre il 30% in meno rispetto ai precedenti 148.800 yuan, mentre la C16 viene offerta a 111.800 yuan (13.600 euro), il 28% in meno rispetto ai 155.800 yuan precedenti. La Galaxy del gruppo Geely, invece, ha annunciato sconti dall'8% al 18%: fino all'inizio di giugno, la piccola Xingyuan gode di una promozione di 59.800 yuan, circa il 13% in meno rispetto al listino di 68.800 yuan. Tuttavia, anche modelli leggermente più grandi, come la E8, continuano a essere offerti a un prezzo scontato. Inoltre, la Dongfeng ha diminuito del 9% a 120 mila yuan la berlina eπ 007.

Il faro di Pechino.Tra l'altro, l'attuale tornata di sconti presenta delle differenze rispetto al passato perché riguarda, principalmente, auto piccole o di fascia bassa, mentre prima c'erano di mezzo modelli di segmento tendenzialmente medio. Detto questo, la guerra dei prezzi in Cina ha anche delle implicazioni a livello internazionale, alla luce del problema ormai cronico della sovracapacità produttiva del Dragone: la perdita di marginalità sul mercato locale potrebbe, infatti, spingere i costruttori a riversare un sempre maggior numero di veicoli sui mercati esteri, ancor più di quanto non si stia già facendo. In tal senso non va trascurato una notizia arrivata dal mondo dello shipping: di recente una società logistica della Saic ha fatto salpare dalla Cina la più grande nave per il trasporto di auto al mondo (arriva a 9.500 veicoli) e il suo approdo è proprio l'Europa. Non deve, quindi stupire la crescita delle vendite dei cinesi nel Vecchio continente segnalata da un recente report della Jato. In ogni caso, non è detto che le esportazioni bastino a risolvere i problemi. Ne sono consapevoli anche a Pechino, dove le autorità centrali hanno ormai acceso un faro anche per evitare quanto successo in passato nel comparto immobiliare con il fallimento della Evergrande. Il governo intende mettere ordine nel settore non solo promuovendo il consolidamento, ma anche limitando pratiche commerciali "borderline". Il Ministero del Commercio ha convocato associazioni di rappresentanza e diversi costruttori per discutere della tendenza emergente di auto che vengono commercializzate come usate senza mai aver circolato su strada (vengono immatricolate e targate, ma non sono vendute come nuove, bensì su piattaforme dedicate alla vetture di seconda mano). Tali pratiche, unite all'intensificazione della concorrenza, dimostrano gli allarmi di un dirigente che di recente ha parlato di un settore "in condizioni di salute malsane".