Sarà capitato anche a voi di arrivare con l'auto appena ritirata dalla concessionaria davanti al vostro box e di trovarlo... più stretto. Ovviamente, non era quest'ultimo ad aver ceduto centimetri, ma la vettura ad averne guadagnati. Quanti? Negli ultimi 70 anni, come si scopre scavando in quella miniera d'informazioni che è la Banca dati di Quattroruote, la larghezza delle auto è mediamente cresciuta del 18%, ovvero di 28 centimetri. Un aumento davvero importante, considerato che la maggiore densità del traffico avrebbe suggerito un approccio diverso. Per non parlare di stalli perpendicolari al senso di marcia, rampe d'autosilo e delle stesse strade, che non hanno potuto (e talvolta voluto) incrementare parimenti le loro dimensioni.

La scusa dello stile. Ma allora, perché questo aumento? Sicuramente lo stile ne ha guadagnato: un'auto lunga e stretta appare bruttina. E poi sembra manchi di tenuta di strada. Spesso abbiamo sentito gli stilisti inneggiare alle spalle larghe, segno premonitore di grande soddisfazione e piacere di guida. Oltretutto, tali aumenti non sono stati indolori dal punto di vista industriale, visto che hanno comportato ingenti investimenti nel rifacimento delle linee di produzione, sia per lo stampaggio dei pianali, divoratori d'investimenti, sia per l'assemblaggio delle auto. Per non parlare poi delle ingenti spese di sviluppo, dovute al rifacimento di tutti gli organi che supportano le ruote e, con essi, della dinamica del veicolo. Con la conseguente necessità di altre lunghe campagne di prova, in tutte le tipologie di strade e di climi nel mondo. Per i giovani ingegneri è stata un'eccellente palestra, dove si è arrivati a soluzioni che oggi sembrano banali, ma che non lo erano affatto per i tempi. Lo stile, infatti, è sempre un'integrazione di esigenze tecniche, spesso contrastanti, che le Case più previdenti sviluppano a monte di tutto. Il design, però, non è la vera ragione dell'allargamento delle auto. I motivi reali sono altri. Il primo è l'esigenza di migliorare il confort interno, a favore dei passeggeri e pure dei bagagli. Un famoso direttore tecnico di un'altrettanto famosa Casa, l'ingegnere Sergio Camuffo, diceva: “I millimetri all'interno della macchina valgono come i metri in casa!” Non a caso, in Europa, nella tecnica automobilistica le dimensioni s'indicano in millimetri. L'altro motivo è la normativa mondiale sulla sicurezza passiva, che ha portato a ispessire la "buccia" delle vetture. Con effetti positivi su rumorosità, vibrazioni, disturbi. Poi c'è da considerare la complessità crescente delle meccaniche dei sistemi motopropulsivi, con i loro ingombri prepotenti.

Ventotto centimetri in settant'anni

Effetto sicurezza. Ricordate quelle splendide carrozzerie degli stilisti italiani degli anni '50? Quei montanti filiformi, bellissimi e quei padiglioni che lasciavano in contatto con il paesaggio e garantivano una grande visibilità? Ebbene, oggi non soddisferebbero nemmeno la più semplice delle regole globali sulla sicurezza dei passeggeri in caso d'incidente e dei pedoni in caso d'investimento. I progettisti, però, assieme alle esigenze strutturali, maturano anche sensazioni e soluzioni stilistiche di possanza e protezione, in sintesi di bellezza. Dalle prime "vetture sicure" della fine degli anni '70, dettate dall'allora innovativa legge emanata in Usa dalla Nhtsa, la National highway traffic safety administration, con quei paraurti inguardabili e i montanti spessi come carri blindati, si è arrivati, grazie all'evoluzione intellettuale d'ingegneri e designer, ad auto davvero sicure, classificate con cinque stelle da un ente indipendente come l'Euro NCAP, e che appaiono anche bellissime. E larghe, molto larghe. Al limite di capienza delle strade nostrane.