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Clio Cup
Al Mugello 25 minuti di bagarre

Andrea Stassano
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Quanto si può essere soddisfatti per un undicesimo posto in gara? E ancora: quanta energia ci vuole per conquistarlo? Allora, alla prima domanda rispondo: tantissimo, soprattutto se si considerano le circostanze in cui è maturato questo risultato in Gara 2 al Mugello, cui ho partecipato con la Renault Clio Cup. Per la seconda dico: un sacco, perché quando ti trovi per oltre 20 minuti in bagarre con altre tre macchine, a pochi centimetri uno dall’altro a oltre 140 di media, e devi attaccare e difendere la posizione nello stesso momento, fino alla bandiera a scacchi, oltre a gestire le gomme, capisci molte cose. Soprattutto, cos’è il bello di un mondo che tutti gli appassionati di motorsport dovrebbero conoscere più da vicino, dall’abitacolo. Sensazioni e impegno totale, che dal televisore o dalle tribune si possono percepire solo in minima parte.

Superare? Serve un bel piede. Per cui, ci vuole la stessa energia e decisione per strappare un terzo posto o un decimo, la stessa voglia di rischiare, sapendo che in un amen si può mettere a repentaglio macchina e risultato. Ebbene, quando ho avuto modo di partecipare al trofeo monomarca Renault Clio Cup, sono sempre stato centrifugato in duelli da apnea, ma sempre leali, e soprattutto senza quei colpi di testa che fanno finire subito il gioco. Perché divertirsi è fondamentale per la maggior parte dei piloti della Clio Cup, di sicuro per quelli del nutrito e competitivo gruppetto di centro classifica: e la riprova è arrivata anche dal bellissimo abbraccio che ci siamo riservati nel parco chiuso, con Lorenzo Vallarino (MC Motortecnica), che mi ha preceduto di cinque decimi, e con Manuel Stefani (Lema Racing) nella mia scia fino al traguardo e autore di numerosi assalti nei giri finali, cui ho dovuto replicare a tono. È così, nessuno vuol mollare un centimetro, e questo è sano e basta. Per la cronaca, Gara 2 l’ha vinta Simone Di Luca (Faro Racing), che ha sopravanzato di un niente Felice Jelmini (Composit Motorsport), mentre sul gradino basso del podio è salito lo sloveno Bostjan Avbelj (Lema Racing). Ora, però, lasciatemi ringraziare chi di dovere. Oltre a Renault, all’Oregon Team che gestisce la vettura e alla Fast Lane Promotion, che cura l’organizzazione del trofeo, c’è una persona cui voglio dedicare il giusto riconoscimento: parlo di Cristian Ricciarini, classe 1972, il veterano della Clio Cup, che con i suoi preziosi consigli mi ha consentito di gestire meglio la bagarre. Seconda marcia laddove serve, per non far scivolare l’avantreno (e non farlo scaldare), traiettorie giuste nei punti chiave, tanta decisione e una “mano sicura” che, però, non si può emulare.

Sincera ed equilibrata. La storia, però, bisogna però raccontarla tutta: la protagonista è sempre la Clio Cup affidata all’esordio stagionale al sottoscritto e al bravo collega Paolo Pirovano, nella livrea ufficiale gialla e nera, ma sempre col numero 33, come vuole la “tradizione” dell’esemplare della Clio Cup Press League. Una vettura che non finisce mai di stupire: sincera, precisa ed equilibrata con l’assetto giustamente “conservativo” al retrotreno. Un’auto che consente a chi pilota non è di affinare tanto la propria guida, e a chi, magari, non partecipa a tutta la stagione, di divertirsi ugualmente per un weekend con gli “specialisti” della categoria. Che, vi assicuriamo, non vi negheranno qualche dritta. Il motore turbo da 220 CV, spinge forte e ha coppia, il cambio elettroattuato Sadev consente passaggi di marcia rapidi, senza dover staccare mai le mani dal volante. E i freni sono potenti e resistenti: inoltre, essendo privi di Abs, insegnano a modulare bene la staccata, che al Mugello è delicata. Te ne accorgi quando, sui 210 orari, vedi avvicinarsi sulla sinistra il cartello dei 100 metri.