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Formula 1
Intervista esclusiva ad Alain Prost

Andrea Stassano
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Formula 1 - Intervista esclusiva ad Alain Prost

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Formula 1 - Intervista esclusiva ad Alain Prost

L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire: parlare con Alain Prost, quattro volte campione del Mondo, con 51 vittorie nei Gran Premi e, oggi, senior team manager Renault Formula 1. L'abbiamo incontrato in occasione del Salone di Parigi e abbiamo scambiato con lui qualche battuta sull'attuale campionato e sulle strategie future.

Allora, monsieur Prost, dall'anno prossimo, senza più la fornitura alla Red Bull, la Renault avrà più risorse da spendere per sé. Che cosa è mancato quest'anno e dove si può lavorare per migliorare le performance?
Non avere più la Red Bull non cambierà nulla, sarà più facile sul piano dell'"ambiente" in squadra, potremo concentrarci di più su di noi e sulla McLaren. Red Bull era molto importante perché era il team che ci mostrava il limite massimo raggiungibile. Adesso non ne avremo più bisogno, sappiamo dove dobbiamo andare. Sarà molto difficile l'anno prossimo, dovremo realizzare uno sviluppo importante sul motore (lui lo chiama così, e non power unit, ndr), ma non dobbiamo tralasciare l'aerodinamica. Abbiamo visto anche nello scorso GP in Russia che non era solo questione di motore. E per il telaio si tratta di un lavoro un po' diverso, perché quando due anni fa abbiamo comprato la squadra, non c'era più niente: abbiamo inserito 150 persone e ci vuole tempo per metterle insieme. L'integrazione non è semplice. Quindi, ripeto, il 2019 non sarà facile e, realisticamente, penso che dovremo aspettare il 2020 per vedere grandi risultati.

Non pensa che le attuali mescole, nonostante siano numerose, non diano grande libertà nelle strategie?
Non mi piace avere l'obbligo di dovere fare scelte fisse con le gomme, avrei preferito una maggiore libertà, e se l'avessimo avuta tutti, non si sarebbe vista questa situazione in cui alcuni team non scendono in pista per le qualifiche. Non mi sembra giusto neppure per gli spettatori.

Secondo lei questo Mondiale sarà deciso più da un pilota che da una squadra?
Se guardiamo alla prima parte della stagione, la Ferrari era messa un po' meglio. Nella seconda parte, invece, è uscito il pilota, Hamilton, che non ha commesso errori e anche la sua squadra è stata più performante. Poi, in una stagione di 21 gare bisogna sviluppare di continuo la macchina, e non fare errori, perché costa troppo caro.

Fosse per lei, aumenterebbe il numero massimo di power unit?
Sì, sono troppo poche, sarebbe meglio con il nuovo regolamento avere anche più potenza, e cambiare qualcosa nell'aerodinamica. Avere più potenza e, magari, anche non finire una gara.

Ai suoi tempi capitava più spesso...
Sì, perché così la gente capirebbe meglio che cosa succede. E, infatti, oggi, qualche volta, fai fatica a seguire la corsa. Ai miei tempi, all'ultimo giro poteva capitare una grande fumata e uno si ritirava, perdendo tutto.

Lei, oggi, si diverte ancora a vivere un GP?
Quando si lavora all'interno, in realtà, tu non vedi le cose alla stessa maniera. Ma abbiamo potuto assistere a belle gare anche quest'anno, lo spettacolo c'è ancora, quello che manca è un po' di incertezza sull'affidabilità. Inoltre, la corsa non dev'essere troppo schematizzata. Non riusciamo a capire tutto, oggi. Insomma, lo spettacolo c'è, ma non è più esattamente come un sogno. Dobbiamo cambiare un po' le cose.

Ultima domanda: in Russia Bottas ha fatto passare Hamilton, ma questa non è certo la prima volta in Formula 1. È un aspetto che le dà fastidio o lo ritiene parte delle corse?
Fa parte della corsa. Quando c'è di mezzo un grande costruttore, succede. L'ho detto domenica sera: quando hai 40 punti di vantaggio, per rispetto di Bottas, si poteva lasciargli la vittoria. C'è sostanza e forma. E la forma non è stata il massimo.

Niente da fare, il Professore è sempre lui.