13 Novembre 1994
Schumacher - Hill, contatto Mondiale
Sono passati 26 anni da quel 13 novembre 1994, il giorno in cui Michael Schumacher conquista il suo primo titolo mondiale di Formula 1. E, nonostante il tempo e i fiumi d’inchiostro per raccontare quella stagione tesa e funesta, ancora oggi si continua a discutere e commentare l’ultimo controverso episodio di Adelaide, risultato decisivo per l’assegnazione del titolo.
Un passo indietro. Il 1994 si apre con un poker di vittorie per Michael Schumacher e la Benetton, tanto che i giornali iniziano a parlare di una stagione dominante, specie ora che la Williams è priva delle famigerate sospensioni attive, bandite al termine della stagione precedente. Ma i tragici eventi di Imola – con la morte di Ratzenberg e Senna – scuotono la Formula 1 nel profondo. La Williams perde il suo faro e sembra piombare nel baratro, tra sospetti e accuse per una vettura additata d’essere non sicura, oltre che poco competitiva. Ma il team di Grove alza subito la testa e approfitta di un guasto al cambio della Benetton di Schumacher per tornare subito alla vittoria nel GP di Spagna, grazie a Damon Hill. La voglia di dimostrare che non si era trattato solo di fortuna porta Hill e la Williams a dominare in Inghilterra, proprio nella giornata in cui Schumacher e la Benetton pagano cara l’arroganza di ignorare una penalità. Schumacher, che non si è fermato ai box per scontare uno stop&go, viene squalificato a Silverstone ed è costretto a saltare anche le successive due gare in Italia e Portogallo. Il tedesco ritrova la vittoria in Ungheria e poi in Belgio. Ma proprio a Spa viene nuovamente squalificato per un’usura eccessiva del fondo scalinato. “Stanno provando di tutto per fermarci”, afferma il team principal Briatore, contestando la decisione dei commissari. Ma, come sempre, la verità sta sempre in mezzo. E se da una parte la Benetton paga scelte non felici e qualche noia tecnica, dall’altra c’è da raccontare di una Williams in grande ripresa, anche grazie all’instancabile lavoro di Adrian Newey che ridisegna completamente il retrotreno della vettura e da metà stagione fa scendere in pista la FW16-B, molto più competitiva. A quel punto, il Mondiale è come ripartito da zero. Un affare a due tra Schumacher e Hill, tutto da giocare e non senza tensioni. Come fosse una sceneggiatura di un film, la lotta prosegue fino all’ultimo scontro finale, il Gran Premio d’Australia. Ad Adelaide, la classifica racconta di Schumacher in vantaggio su Hill di un solo punto.
Tutto in una gara. L’atmosfera di quel weekend in Australia è visibilmente tesa. La posta in gioco è alta e l’imperativo è vincere. Durante le qualifiche, la Williams conquista la pole position. Ma a partire davanti a tutti è Nigel Mansell, chiamato per sostituire Coulthard nelle ultime tre gare dell’anno, prima del definitivo addio alla F.1. Schumacher perde la pole per soli 18 centesimi, mentre Hill sente il peso della pressione ed è terzo, ma staccato di ben sei decimi. In gara, Schumacher sfoggia immediatamente le sue qualità da cannibale e allo spegnimento dei semafori, riesce subito a infilare Mansell, conquistando la leadership. Il Leone lascia sfilare il suo compagno di squadra e la lotta a due per l’iride è servita.
Giro 36, l’errore che non ti aspetti. Quanto tutto sembra essere ormai deciso, Schumacher fa un errore all’ingresso della curva East Terrace, va sull’erba e sbatte contro il muretto, danneggiando irrimediabilmente la sospensione. Sulle tribune saltano tutti in piedi, è chiaro quello che sta per succedere: il tedesco sta per ritirarsi. Hill invece non si rende subito conto: vede il rivale in difficoltà e vuole prendere la palla al balzo per sopravanzarlo. Si butta dentro alla curva successiva, ma Schumacher resiste e i due si toccano. La Benetton s’impenna su un lato, per poi toccare violentemente terra e sbattere contro le barriere. La Williams continua per qualche metro, poi Hill s’accorge che anche la sua sospensione è rotta e la corsa verso i box è inevitabile. Entrambi i protagonisti sono costretti al ritiro e Schumacher è campione del mondo. Nel paddock si scatena il caos, tra accuse e polemiche, che sfociano anche oltre la pista. La FIA è costretta ad aprire un’inchiesta per fugare ogni dubbio sulla leicitá della manovra del tedesco. Sarà la telemetria a scagionarlo, con il verdetto – arrivato alla fine di novembre del ’94 – che recita: incidente di gara. Ma, nonostante siano passati 26 anni, rivedendo quelle immagini il dibattito, magicamente, si riapre. La storia infinita.