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Dakar
I cavalieri del deserto - FOTO GALLERY

Davide Reinato
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Dakar - I cavalieri del deserto - FOTO GALLERY

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Lucas Moraes. Alla sua prima Dakar, Lucas Moraes è partito con il ''semplice'' obiettivo di portare la Hilux del team Overdrive al traguardo. Mancando d'esperienza nel deserto, non si era prefissato grandi obiettivi. E forse, libero da ogni pressione, il trentaduenne brasiliano – insieme al suo navigatore Timo Gottschalk - è riuscito a fare del proprio meglio e conquistare, tappa dopo tappa, il terzo posto assoluto, alle spalle di due mostri sacri come Al-Attiyah e Loeb. Davvero niente male!

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Sébastien Loeb. La sua Dakar è sicuramente agrodolce. Nelle prime quattro tappe ha accumulato una serie sfortunata di forature e problemi tecnici che lo hanno escluso dall’ambizione più grande. Ma il nove volte campione del mondo rally non ha perso la voglia di correre e ha infilato una vittoria di tappa dietro l'altra, segnando un filotto di sei successi consecutivi, mai nessuno come lui. Al traguardo ha chiuso al secondo posto, conquistando il suo quarto podio alla Dakar. Ma l'alsaziano non sembra avere intenzione di mollare: la sfida con Al-Attiyah e lo squadrone Audi è solo rimandata al 2024.

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Austin Jones. Segnatevi questo nome. Ha solo 26 anni ed è già alla sua quarta Dakar. Lo scorso anno ha corso e vinto nella categoria T4, mentre quest'anno ha dato sfoggio di tutto il suo talento nella categoria T3 Lightweight Prototype, staccando di quasi un'ora il compagno di squadra Seth Quintero, del team Red Bull Junior Team USA. E dire che AJ, come lo chiamano tutti al bivacco, si è messo al volante solo nel 2018, dopo aver trascorso un anno come copilota del padre.

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Cristina Gutierrez Herrero. Ortodentista di professione, pilota per passione. La trentunenne spagnola è ormai diventata un punto di riferimento per le sue colleghe alla Dakar. Anche quest’anno, Cristina si è dimostrata veloce e competitiva, sfiorando l’obiettivo del podio. Navigata da Pablo Moreno Huete, l’equipaggio #302 del Red Bull Can-Am Factory Team ha chiuso l’edizione 2023 della Dakar in quarta posizione, appena davanti alla vettura gemella del compagno di squadra Francisco Lopez Contardo.

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Ignacio Casale. Il suo nome è tra quelli dei veterani della Dakar e dal 2010 a oggi ha corso praticamente in tutte le categorie, togliendosi la soddisfazione della vittoria tra i Quad nel 2018. Quest'anno, Casale ha accettato una nuova sfida: correre nel team ufficiale Yamaha nella competitiva categoria T3. La sua prima volta con i prototipi leggeri è stata contraddistinta da alti e bassi e ha chiuso decimo. ''La perseveranza batte il talento. Ce la faremo'', ha detto. La voglia di vincere proprio non gli manca!

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Camelia Liparoti. La ''Pink Panther'' dei rally è una nostra portacolori alla Dakar. Un passato da interprete e fotografa sportiva, l'avventuriera italiana è ormai una delle veterane del rally raid. Le aspettative per quest'anno erano alte, ma per Camelia e il copilota Xavier Blanco Garcia le cose non sono andate proprio nel verso giusto. Pur non classificandosi nella parte alta della classifica, il duo del team X-Raid Yamaha Supported Team ha gareggiato con tenacia fino alla fine.

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Albert Llovera. Questa per il pilota andorrano avrebbe dovuto essere l'ottava partecipazione alla Dakar. Peccato che abbia dovuto alzare bandiera bianca ancor prima di partire. Ha dovuto fare i conti con la durezza della Dakar, a causa della rottura di un pezzo unico al mondo che equipaggiava il suo prototipo della classe T5.1: avventura rimandata al prossimo anno.

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Laia Sanz. Dopo undici edizioni della Dakar in moto, tutte portate a termine (unica spagnola a esserci riuscita) nel 2022 è passata alle auto e ha corso con Maurizio Gerini, suo copilota anche quest'anno. Si puntava a migliorare la 23esima posizione dello scorso anno e la missione è stata compiuta: il duo del team Astara ha chiuso al quattordicesimo posto e per il futuro sogna già in grande.

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Rebecca Busi. Nel 2022 ha partecipato alla Dakar Classic senza alcuna esperienza nel deserto e ha concluso la corsa con successo alla guida di una Range Rover 3.9 del 1992. Quest'anno è tornata per formare un equipaggio tutto al femminile insieme a Giulia Maroni e ha messo tutta la grinta ereditata da papà Roberto per fare del proprio meglio nella categoria T4. La sfortuna però ha avuto la meglio, costringendola al ritiro alla decima tappa. Delusa sì, ma la ventiseienne bolognese sembra aver intenzione di arrendersi e già pensa al prossimo anno.

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Nasser Al-Attiyah. È riuscito a far apparire facile una vittoria alla Dakar, un’impresa nell’impresa. Ha guidato egregiamente, si è tenuto fuori dai guai e ha sfruttato i problemi degli altri a suo favore, costruendo un vantaggio comodo da gestire sulla concorrenza rimasta in gara. La sua visione di gara è stata, ancora una volta, un punto di forza clamoroso che – insieme a una Hilux davvero solida – lo ha portato al quinto successo del rally raid. Ora è tra i più vittoriosi tra le auto: ha superato Vatanen e punta a scalzare Peterhansel, che di successi nella categoria ne conta però otto.

Dakar: basta solo pronunciarne il nome per evocare la lunga storia di quella che, a ragione, è considerata la corsa più dura al mondo. Una competizione che ha negli ultimi anni ha cambiato volto e che si è spostata interamente in Medio Oriente, portando la carovana ad affrontare un lungo viaggio di oltre ottomila chilometri attraverso il deserto, dal Mar Rosso al Golfo Persico. Dopo quattordici intense tappe, l’edizione di quest’anno ha celebrato la vittoria assoluta di Nasser Al-Attiyah e Mathieu Baumel del team Toyota Gazoo Racing.

I cavalieri del deserto. Questa epica gara ci fa vivere un turbinio di emozioni e regala tante storie da raccontare. Alcune di queste sono storie di successo, di grandi campioni come Al-Attiyah, Loeb, Peterhansel o Sainz. Ma la bellezza della Dakar è che racconta anche un sacco di storie meno conosciute, ma altrettanto intense e pregne di significato, che riviviamo a chiusura di questa edizione insieme agli uomini e donne che hanno – ognuno a proprio modo – fatto la storia di questa edizione.