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Ivan Capelli
I 60 anni del pilota milanese

Andrea Stassano
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Ivan Capelli compie 60 anni. Il pilota milanese ha vinto tutto nelle categorie che contano e ha gareggiato in F.1 dal 1985 al 1993, raccogliendo 93 gran premi, tre podi e 31 punti iridati. Meno di quanto avrebbe meritato. Un "ragazzo" del 63, che è riuscito a essere protagonista anche fuori dall’abitacolo, avendo ricoperto il ruolo di commentatore tv dei gran premi (per molti anni alla Rai e da questa stagione per Sky Sport) e quello di presidente dell’Aci Milano, dal luglio 2014. Tra le tante cose, è stato anche a lungo tester speciale di Quattroruote. Qui, ripercorriamo alcuni momenti chiave della sua carriera agonistica.

La ribalta della F.3. Capelli, come molti coetanei, sogna di diventare calciatore, poi, dopo aver incontrato Niki Lauda nel 1977, le gare in auto iniziano a diventare il suo mondo. Comincia dal kart, sostenuto dal padre, ma dopo pochi anni passa alle monoposto, in F.3. È il 1982. Già l’anno seguente conquista il titolo italiano, poi nel 1984 ecco la consacrazione vincendo l’Europeo di F.3, con il team Coloni: Ivan riesce ad aggiudicarsi anche la prestigiosa prova di Monaco e così il suo nome finisce sui taccuini dei team manager di F.1. Nel 1985 sbarca in F.3000 (l’attuale F.2), campionato che il pilota milanese si aggiudica l’anno successivo a bordo di una March-Cosworth.

L’arrivo nel circus. Mentre è ancora in F.3000, Ken Tyrrell gli propone di prendere parte a due gran premi di F.1. Detto, fatto, le porte del circus iridato si aprono per il pilota lombardo. Nel G.P. d’Europa 1985, a Brands Hatch, realizza il 24° tempo in prova, mentre in gara si ritira per incidente. Nel secondo G.P., in Australia, giunge quarto, conquistando così i suoi primi punti mondiali. Nonostante ciò, Tyrrell non riconferma l’italiano, che deve dirottare sull’AGS. Nel 1987 entra alla Leyton House March, guidato sempre da Cesare Gariboldi, figura fondamentale nella carriera di Capelli. Ma il team, che pur vanta una forte tradizione, è in crisi e le soddisfazioni saranno poche.

Lavora con Newey. Nel 1988 la Leyton House March 881 motorizzata col V8 Judd viene disegnata da Adrian Newey, il futuro mago di Williams, McLaren e, pure oggi, della Red Bull. Una vettura competitiva, pur se “discontinua”, che consente a Capelli di arrivare 5° in Canada, Germania e Italia, terzo in Belgio e secondo in Portogallo: in quest’ultimo caso, dopo aver fatto il terzo tempo in prova e una gran gara dietro ad Alain Prost. A fine anno, Capelli è settimo in classifica, con 17 punti, il suo miglior piazzamento in F.1. Il 1989 è un’annata disastrosa, mentre nel 1990 l’auto è la CG901 (in onore di Cesare Gariboldi, scomparso nel 1989), stretta ed estrema dal punto di vista aerodinamico, che rende solo su asfalto ultra-liscio. La stagione, non facile, è illuminata dalla grande prestazione di Capelli al G.P. di Francia, dove l’italiano va in testa, ma perde la corsa a vantaggio di Prost. Una grande occasione persa.

Rosso beffa. Per il 1992 arriva la chiamata da Maranello: il sogno di Capelli si realizza, ma la stagione si trasforma presto in un incubo. La Ferrari F92A a “doppio fondo piatto” infatti, si dimostra tecnicamente sbagliata, tanto che la squadra raccoglie, tra Capelli, Alesi e Larini, la miseria di 21 punti. Ivan, che ha perso fiducia, conosce addirittura l’esonero prima della fine della stagione. Nel 1993 cercherà di rifarsi con la Jordan, ma il milanese capisce subito che non è più come prima e abbandona la F.1. Correrà ancora per tanti anni, e a più riprese, con le Turismo e le GT. Una passione che non lo abbandonerà mai e che avrebbe meritato maggiori soddisfazioni.