WEC
Fuji, tra scaramanzie e fantasmi
Scaramanzia a Maranello
A Maranello hanno imparato che certe parole non si pronunciano. “Titolo”? Tabù. Meglio parlare di punti, di calcoli provvisori, di valigie più leggere o più pesanti da portare in Bahrain. La scaramanzia, del resto, è parte del gioco: si sparge il sale sul pavimento, si evita di contare i polli prima che escano dalle uova, si gira larghi intorno alle statistiche. Ma intanto Ferrari guida la classifica. E tutti, anche senza dirlo, lo sanno bene.
Toyota: Il padrone di casa
Toyota, qui, gioca in casa. Con un pubblico che sembra uscire dalla metropolitana solo per applaudire la TS050 di ieri e la GR010 di oggi. E, guarda caso, il Fuji è sempre stato il loro terreno di caccia preferito. Non sorprenderebbe se il BoP arrivasse come una carezza per chi indossa il logo Gazoo. Storie già viste: favori non scritti, rettilinei che sembrano cuciti a misura. Ma anche con qualche chilo in più, la Ferrari resta la bestia nera, quella che gli avversari non riescono a scrollarsi di dosso.
Gli altri predatori
Le Porsche sono in agguato. Lo scorso anno hanno mostrato i muscoli qui, e stavolta arrivano con la solita sicurezza teutonica: poche parole, tanti dati. Peugeot? Beh, il Leone ogni tanto graffia, altre volte si addormenta come un micetto sul divano. Ma attenzione: in America hanno tolto le castagne dal fuoco a Maranello. Non sarebbe strano rivederli a disturbare il tavolo dei grandi.
Il meteo: giudice supremo
Il clima resta l’incognita più grande. Se piove, la 499P ha dimostrato di saperci fare: trazione, stabilità, piloti che non si spaventano davanti all’acqua. Pioggia come alleata, come lavacro che mette tutti sullo stesso piano. Se resta asciutto, serviranno nervi saldi, strategia chirurgica e la freddezza di chi sa che un pit stop sbagliato può pesare quanto un sorpasso mancato.
La forza del sorriso
I piloti Ferrari hanno imparato a soffrire senza perdere il sorriso. L’errore di Austin brucia, ma il bilancio resta positivo: punti portati a casa, rivali che hanno raccolto meno. È così che si costruisce una stagione: non con i fuochi d’artificio, ma con la tenacia di chi non si arrende mai. E allora il Fuji diventa un passaggio chiave. Non la resa dei conti, ma un esame di maturità.
La 100ª del WEC: una tappa storica
Alle pendici del sacro monte, domenica si correrà la 100ª gara del WEC, tappa storica di un campionato che vive un’epoca d’oro con tredici costruttori al via e tribune piene come mai prima. Tutti guardano a Toyota, molti temono Porsche, qualcuno aspetta il miracolo Peugeot. Ma in fondo, lo sanno tutti: l’ago della bilancia lo tiene Ferrari.
Fuji: dove contano solo i punti
Senza bisogno di pronunciare quella parola che porta sfortuna, basta guardare i numeri e la strada che resta. E allora avanti, con la montagna che osserva e la pioggia che potrebbe arrivare a sorpresa. Qui si decide chi dormirà sonni tranquilli e chi partirà per il Bahrain con la sveglia puntata nel cuore. Perché al Fuji non c’è spazio per illusioni: contano i punti, il resto sono chiacchiere da bar.
Crocevia della storia
Alle pendici del sacro Monte Fuji, domenica si correrà la 100ª gara del WEC: una tappa storica per un campionato che sta vivendo la sua epoca d’oro, con tredici costruttori al via e tribune gremite come mai prima. Tutti gli occhi sono puntati su Toyota, padrona di casa; molti temono la precisione Porsche, qualcuno spera nel miracolo Peugeot. Ma sotto sotto, lo sanno tutti: l’ago della bilancia lo tiene Ferrari. Non serve pronunciare quella parola che porta sfortuna. Basta guardare i numeri, le prestazioni, la strada che resta. E allora avanti, con il Monte che osserva immobile e la pioggia che potrebbe arrivare a sorpresa, come un giudice silenzioso. Qui si decide chi potrà dormire sonni tranquilli e chi partirà per il Bahrain con la sveglia puntata nel cuore.