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Aci-Istat
Incidenti stradali in calo

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La buona notizia è che gli incidenti stradali diminuiscono, quella meno buona è che il numero delle vittime continua a essere superiore alle media europea. Con 56,2 morti ogni milione di abitanti, infatti, il nostro Paese si colloca al 14° posto della graduatoria europea (la media Ue è 51,6), dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia. A tirare le somme, anche quest’anno, è il rapporto Aci-Istat e i numeri, seppur in miglioramento, parlano chiaro: in media, ogni giorno, 9 persone muoiono in un incidente stradale e 705 restano ferite.

È Roma la più pericolosa. Nel 2013 sulle strade italiane si sono registrati 181.227 sinistri con lesioni a persone (il 3,7% in meno rispetto al 2012), che hanno causato 257.421 feriti (-3,5%) e 3.385 morti (-9,8%). Cifre che fanno ancora paura ma che fotografano un trend in costante miglioramento, basti pensare che nel 2001 gli incidenti erano 263.100 e il numero delle vittime pari a 7.096. La sicurezza stradale nelle città migliora, rispetto al 2012, infatti, si registra un calo degli incidenti pari al 4,4% (con l’11,3% di vittime in meno) ma è proprio sulle strade urbane che si verifica la maggior parte degli incidenti, ben 7 su dieci. In termini percentuali in città si verifica il 75% dei sinistri, pari al 42% dei morti. Roma è la città in cui, nel 2013, sono avvenuti più incidenti stradali: ben 12.974 con 101 morti. Napoli (1,69 morti ogni 100 incidenti), Catania (1,57), Trieste (1,43) e Torino (1,31), invece, sono le città che registrano il più alto indice di mortalità. Il mancato rispetto della precedenza o l’inosservanza dei semafori (19,1%), la distrazione (15,6%) e la velocità elevata (9,50%), tra le cause “scatenanti” indicate come più frequenti.

Gli incidenti più gravi. Ma se sulle strade urbane il numero degli incidenti è più alto, su quelle extraurbane, ad esclusione delle autostrade, si hanno i sinistri più gravi: qui le vittime sono state 1.643 nel 2013, praticamente 31 persone ogni settimana. E la maggior parte dei sinistri si concentra sempre sugli stessi tratti, indice che, forse, oltre allo stile di guida e alla vetustità del veicolo ad incidere sull’incidentalità è anche lo stato delle infrastrutture. Il rapporto individua 28 chilometri di strade in totale dove, negli ultimi 3 anni, si sono verificati incidenti mortali ogni anno: dal bivio A1/A16 Napoli-Canosa, sulla A1, al chilometro 442 della Salerno-Reggio Calabria, in località Gioia Tauro, ad ancora il bivio Tangenziale ovest/A1 nord sulla Tangenziale Ovest di Milano, per fare alcuni esempi. Al sud la strada dove si verificano più incidenti: il raccordo autostradale di Reggio Calabria, nel tratto vicino al capoluogo. Qui si registrano 14,8 incidenti al chilometro a fronte di una media italiana, per quanto riguarda la rete extraurbana, di 0,68 incidenti/km. A seguire, in questa ben poco lusinghiera classifica, il tratto urbano della A24 Roma-L’Aquila, vicino Portonaccio (14,6 incidenti/km) e la A51 Tangenziale est di Milano, all’altezza di Cologno Monzese e Brugherio (14 incidenti/km). Solo su questi tre tratti stradali il numero degli incidenti è ben 20 volte superiore al resto della rete extraurbana italiana.

I più a rischio restano i giovani. L’orario più a rischio è quello che va dalle 3 alle 6 del mattino, in questa fascia, infatti, si hanno in media 5 decessi ogni 100 incidenti, a fronte di una media giornaliera pari a 1, 87. La domenica è il giorno in cui si registra il più alto indice di mortalità (3,1 morti per 100 incidenti). Di notte, tra le 22 e le 6, l’indice è più alto fuori città, il lunedì e la domenica (8,32 e 7,94 decessi per 100 incidenti). Per quanto riguarda i mesi, la maglia nera va a quelli estivi, luglio e agosto in particolare. A bordo delle auto, per fortuna, si muore sempre meno (-12,2 decessi nel 2013 rispetto al 2012) ma le fasce più a rischio, tra chi guida, restano i giovani, in particolare tra i 20 e i 24 anni, e gli adulti tra i 40 e i 44 anni. Fuori dalla macchina poi la situazione non è confortante, se da una parte, infatti, diminuiscono i pedoni vittime di incidenti (-4,7%), dall’altra aumentano i feriti (+1,6%) e ad essere particolarmente a rischio sono i soggetti più deboli come gli anziani, i giovani e i bambini da 0 a 4 anni.

Manuela Boggia

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