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Cronaca

Arabia Saudita
Prima comprare, poi guidare

Manuela Piscini
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Arabia Saudita - Prima comprare, poi guidare

Prosegue a piccoli passi l’effettiva conquista delle saudite del diritto di guidare. Perché, tra il concedere e il fare, in questo caso c’è di mezzo un mare di leggi e consuetudini alquanto retrive. Così, se ancora mancano le autoscuole dove imparare l’arte di stare al volante, a Jedda apre il primo showroom riservato alle acquirenti del gentil sesso.

Mai assieme agli uomini. Il problema è che, al di là delle aperture simil-progressiste del principe ereditario Mohammed bin Salman, l’Arabia Saudita rimane un Paese dove donne e uomini in pubblico devono condurre vite rigorosamente separate. Le une da una parte, gli altri dall’altra. Possibilmente ben lontani. Così a scuola, negli uffici, nei centri commerciali. Naturale conseguenza di quella che può ben definirsi un’apartheid a tutti gli effetti, è che le aspiranti guidatrici non soltanto devono aspettare giugno per cominciare a sgretolare nei fatti il tabù che per il momento è soltanto scalfito dal regio decreto (per decenni, si sa, l’Arabia è stato l’unico Paese al mondo dove il gentil sesso beccato al volante veniva messo in galera), ma fino a oggi non sono ancora in grado nemmeno di cominciare a imparare l’arte.

Aspettando l’autoscuola. Infatti, nonostante gli annunci in pompa magna di università e altri enti educativi, per il momento di scuole guida con istruttrici donne (necessariamente “d’importazione”) non se ne sono ancora viste. Nel frattempo ci si interroga sull’opportunità di insegnare a una nuova classe di meccanici in gonnella (anzi, in abaya, la lunga veste, solitamente nera, che le saudite devono indossare in pubblico) i rudimenti della manutenzione automobilistica, perché non sia mai detto che una signora debba interloquire con un baffuto elettrauto o carrozziere. La questione è delicata, perché il mestiere del meccanico non ha fatto molta breccia nemmeno nei cuori delle occidentali.

Showroom men-free. Ancora prima di schiacciare il piede sull’acceleratore, però, le saudite possono aprire il portafoglio. A Jedda, seconda città del Paese dopo la capitale Riyad, ha aperto la prima concessionaria men-free del Paese. Qui le donne possono ammirare i modelli lungamente sognati in un ambiente dove tutto si declina al femminile: dalle assistenti di vendita alle addette alla ristorazione. Peccato che l’introduzione, tra le altre innovazioni, della tassa sul valore aggiunto e un generale aumento del costo della vita abbiano fatto lievitare i prezzi a livelli poco accessibili alle più.

Uber e Careem prima di tutti. Per nulla scoraggiati, Uber e Careem, che in Arabia Saudita spopolano proprio tra le signore, che rappresentano l’80% della clientela, si sono già organizzati per arruolare uno stuolo di guidatrici. In attesa delle prime patenti emesse dalle autorità locali, hanno chiamato a raccolta le signore che la licenza di guida l’hanno ottenuta all’estero, alle quali hanno elargito un corso di un’ora e mezzo (tenuto da donne) per aggiornarle sulle regole locali.