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Curiosità

Soluzioni tecniche
A volte ritornano – FOTO GALLERY

Marco Visani
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Soluzioni tecniche - A volte ritornano – FOTO GALLERY

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Motore elettrico. Agli albori della mobilità a motore, alla fine dell‘800, si lavora molto sull’elettrico. La prima vettura a superare il muro dei 100 km all’ora è proprio un'auto a batteria, la Jamais Contente, il 29 aprile 1899. Poi finisce nel dimenticatoio. Ma le elettriche di oggi, come la Renault Zoe nella foto e le tante altre che stanno arrivando sul mercato, la riportano in auge.

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Cambio al volante. Moda importata dagli Stati Uniti negli anni Cinquanta, il cambio al volante resiste - in Europa - fin verso la metà degli anni Settanta (specie in casa Peugeot). Poi la cloche lo soppianta. Da una decina d’anni la Mercedes-Benz lo ha riabilitato per i selettori dei suoi automatici (nella foto)

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Carrozzeria bicolore. Negli anni Cinquanta una Fiat 600 con il tetto dalla tinta a contrasto con la carrozzeria era un segno di distinzione. Già a metà del decennio successivo sapeva di vecchio. All'inizio del nuovo millennio il bicolore è tornato di gran moda. Anche perché permette ai costruttori un ricarico consistente sui listini.

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Pulsanti sul padiglione. D’ispirazione vagamente aeronautica, vennero sperimentati su un'Alfa Romeo 90, nel 1984. Forse perché non troppo ergonomici, non hanno avuto grande seguito. Il marchio francese DS li ha riproposti nel 2011 sul modello DS 5 (nella foto).

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Freno a mano a maniglione. Nel 1985 l’Alfa 75 inaugurò il freno a mano a maniglione al posto della classica leva: originale e pratico (tranne per il drifting). Nel 2002 la seconda generazione della Renault Mégane (nella foto) ha ripreso questa soluzione, affinandone leggermente il design.

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Divano scorrevole. Dopo la prima Twingo (1992) c’era stata una specie di gara, tra le Case, a chi realizzava più vetture con i divani scorrevoli. Poi l’attenzione ai costi li ha ridotti enormemente, specie sulle piccole. Tra i modelli che tuttora lo impiegano, la Škoda Karoq (nella foto).

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Volante monorazza. Invenzione tipica della Citroën, dalla DS del 1955 in avanti, ha trovato emuli anche su vetture che poco si adattavano a una soluzione così audace. Come la Fiat 131 Supermirafiori del 1978 (nella foto). Che però ben presto l'abbandonò per un più classico volante a due razze.

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Portellone sdoppiato. Importato dalle station wagon made in Usa degli anni Sessanta, il portellone apribile in due parti (il lunotto incernierato in alto, la parte inferiore verso il basso) è stato reso celebre in Europa dalla Range Rover del 1970 (nella foto). La Fiat lo ha usato sulle Regata Weekend e Tempra SW.

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Doppio battente. Soluzione molto più da veicolo commerciale che da vettura vera e propria, fu il tratto distintivo della Mini Estate classica. Già due generazioni di Mini Clubman (nella foto, l’attuale) si sono riappropriate di questa originale doppia porta posteriore al posto del portellone.

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Parasole separati. Sarebbe pratico, mentre si guida, essere riparati dal sole sia nella parte del parabrezza, sia da quella del finestrino. Eppure il doppio parasole (uno frontale, uno laterale) è poco diffuso. Ci pensò la Fiat sulla 132 terza serie nel 1977, poi la Citroën sulla C5 nel 2000. Oggi lo monta la più recente Volkswagen Touareg (nella foto).

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Gli "sportellini" posteriori. Quella di montare due porte di piccole dimensioni, a vento e senza maniglie, per migliorare l’accessibilità posteriore fu un’idea di Pininfarina sul prototipo della Flaminia Coupé. Negli anni Duemila è stata ripresa, tra gli altri, sulla Mazda RX-8 (nella foto).

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Il tutto dietro. Porsche 911 a parte, che le è sempre stata fedele, pareva che la soluzione del motore posteriore fosse rimasta retaggio di economiche berline del socialismo reale. Sino a che le Smart prima, l’attuale Twingo (nell'immagine) poi l’hanno ampiamente riabilitata.

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Strumentazione centrale. Portata agli onori della cronaca dalla prima Mini nel 1959 (ma era molto usata già negli anni Trenta), ha conosciuto un enorme successo tra gli anni Novanta e il Duemila (per esempio sulla Toyota Yaris del 2006, nella foto) salvo poi venire applicata molto meno negli ultimi tempi.

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Volante non tondo. Oggi una grande quantità di modelli ha volanti con la corona appiattita nella parte bassa, ispirati alle auto da corsa e utili a migliorare l’accesso, specie sulle vetture meno sviluppate in altezza. Nel 1974 la Innocenti Regent aveva già questo curioso volante "quadrato".

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Le tre volumi. Da noi quasi se ne vedono ormai pochissime e molte di queste sono auto blu. In America hanno invece ritrovato un enorme consenso, tanto da superare, nei gusti del pubblico, le station wagon: chi, negli Usa, non ama le Suv, punta dritto su una sedan, come questa Cadillac ATS-V.

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Motore a benzina. Lo avevamo dato per perso, tutti presi a concentrarci sugli enormi sviluppi del diesel. Ora che i motori a gasolio sono additati come i principali responsabili dell’inquinamento, il ciclo Otto (nella foto, una unità Mazda SkyActiv) sta per tornare alla ribalta.

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Linee spigolose. Qui è una questione di alternanza pura e semplice, oltre che ricorrente: ad anni di carrozzerie bombate seguono periodi di auto tutte spigoli, poi si ricomincia il giro. E così, dopo tre generazioni di Nissan Micra tondeggianti l’attuale (nella foto) presenta linee nette e tese.

Sono i corsi e i ricorsi della storia: quelle cose che arrivano, prendono piede, scompaiono. E poi, quando a malapena te le ricordavi più, trovano qualcuno che le riscopre e tornano in auge. Succede anche nell'industria dell’auto. Dove soluzioni tecniche, o anche semplici mode che parevano sorpassate prima o poi rispuntano, alla chetichella o in gran fanfara: dal motore elettrico al cambio al volante, dal divano scorrevole alla carrozzeria bicolore.

Tra passato, presente e futuro. Potrebbe essere il sintomo di una crisi di creatività oppure è semplicemente che, siccome cambiare idea non è necessariamente un errore, tanto vale tornare sui propri passi quando può essere utile. Scorrendo le immagini della gallery - dove "ripensamenti" al limite del clamoroso si alternano a dettagli di second’ordine - viene da chiedersi quanto degli attuali dibattiti sul futuro della mobilità (primo tra tutti, il ruolo del diesel) saranno ribaltati nei decenni che verranno.