Fari a scomparsa - Superati, ma sempre affascinanti – FOTO GALLERY
Cord 810/812. Si tratta di quella passata alla storia come la prima auto di serie con i fari a scomparsa. Viene prodotta tra il 1936 e il 1937, cioè fino all’ultimo anno di attività della Casa americana. Quella nella foto è la 812, leggera evoluzione della 810.
Alpine A610. L’auto in produzione dal 1991 è un profondo restyling della precedente GTA V6, che porta in dote, tra le varie novità, i proiettori pop-up anteriori.
Mazda MX-5. Con la presentazione della MX-5, nel 1989, prende il via la storia di quella che diventerà negli anni la roadster più venduta di sempre, con oltre un milione di esemplari consegnati.
Mazda MX-5. La prima generazione, la ''NA'', adotta la soluzione dei proiettori retraibili, come altre sportive giapponesi dell’epoca.
Jaguar XJ220. Di fatto, una hypercar del Giaguaro, prodotta in poco meno di 300 esemplari dal 1992 al 1994 come risposta britannica alla Ferrari F40 e alla Porsche 959.
Jaguar XJ220. Anche questa vettura viene equipaggiata con i fari a scomparsa, che tuttavia rimangono fermi: a muoversi è lo sportellino, che scende scoprendo i gruppi ottici.
Mercedes C111. Ovvero, cinque prototipi nati a partire dal 1969 come vetture-laboratorio della Stella, grazie alle quali la Casa sperimenterà diverse soluzioni innovative, come il motore Wankel.
Mercedes C111. Tra le varie caratteristiche originali della C111 ci sono i proiettori pop-up, come quelli del secondo prototipo della serie, ciascuno dei quali nasconde due elementi circolari.
BMW Serie 8. La E31, questa la sua sigla industriale, è una delle coupé più eleganti e prestigiose prodotte tra la fine degli anni 80 e il successivo decennio.
BMW Serie 8. Come la storica M1, quest’auto dell’Elica adotta la soluzione dei fari a scomparsa.
Opel GT. Si tratta di una sportiva tedesca prodotta tra il 1968 e il 1973 e ispirata alla Corvette C3, la terza generazione dell’iconica Chevrolet.
Opel GT. La caratteristica più curiosa di quest’auto sono proprio i fanali a scomparsa, che appaiono ruotando verso l’alto.
Volvo 480. In anni in cui l’immagine della Volvo è legata a grandi berline e wagon dalla forma squadrata, la Casa introduce nel 1985 questa hatchback a quattro posti e tre porte dalla linea molto originale. Si tratta, peraltro, della prima auto a trazione anteriore nella storia della Casa.
Volvo 480. Di fatto, è l’unica compatta europea di quel periodo a optare per la soluzione dei proiettori retraibili.
Cizeta V16T. Nata da una collaborazione tra l’ingegnere Claudio Zampolli, dalle cui iniziali nasce il nome Cizeta, e l’acclamato musicista Giorgio Moroder, è una supercar disegnata da Marcello Gandini. Quest’ultimo è anche padre, tra le varie Lamborghini, della Diablo, che proprio dalla V16T riprende lo stile.
Cizeta V16T. La vettura viene prodotta in soli 10 esemplari, tra cui il prototipo bianco di queste foto, presentato a Beverly Hills nel 1988. Tra le sue varie peculiarità, non mancano i curiosi proiettori a scomparsa su due livelli.
Alfa Romeo 33 Bertone Carabo. Altra sportiva disegnata da Marcello Gandini, all’epoca in forza alla Bertone, questa concept è ispirata al coleottero Carabus Auratus: il richiamo è soprattutto ai caratteristici colori, ma anche alle elitre dell’insetto, cui si rifanno le portiere ad apertura verticale.
Alfa Romeo 33 Bertone Carabo. Di particolare effetto sono anche i fari a scomparsa, racchiusi all’interno di tre lamelle che si sollevano per far passare il fascio di luce.
Ferrari Testarossa. Come altre iconiche Ferrari degli anni 80, è equipaggiata con proiettori pop-up che nascondono dei doppi elementi circolari al loro interno.
Ferrari F40. La prima hypercar del marchio debutta nel 1987. Verrà prodotta in 1.337 esemplari fino al 1992.
Ferrari F40. I fanali della F40 sono sdoppiati tra elementi racchiusi in una calotta trasparente, come gli indicatori di direzione, e altri a scomparsa.
Ferrari 456 GT. Altra vettura del Cavallino, adotta anch’essa i fari pop-up, che da chiusi si integrano perfettamente nella carrozzeria.
Fiat X1/9. Deriva dall’evoluzione ''targa'' del prototipo Bertone Runabout, ideato da Marcello Gandini come studio di una possibile variante sportiva dell’Autobianchi A112. La Casa lombarda non ne vuole sapere di produrla, ma ci penserà il marchio Fiat a darle un seguito industriale per volontà di Gianni Agnelli, innamoratosi della concept.
Fiat X1/9. L’auto entra in produzione nel 1972. Tra i suoi elementi più originali, ovviamente, ci sono i fari a scomparsa.
Toyota MR2. Nata nel 1989, la seconda generazione della MR2 (W20) si fa notare per la sua linea riuscita e moderna, che ricorda le Ferrari dell’epoca.
Toyota MR2. Come la prima generazione (W10), la seconda serie della sportiva adotta il motore centrale, la trazione posteriore e le luci retraibili.
De Tomaso Pantera. Disegnata da Tom Tjaarda, questa sportiva è equipaggiata con un V8 di origine Ford e proiettori pop-up. Entra in produzione nel 1971.
De Tomaso Guarà. Anche altre auto del marchio modenese opteranno per la soluzione dei fari a scomparsa. Tra queste c’è la Guarà, al debutto nel 1993 con la carrozzeria di vetroresina e kevlar.
Porsche 924. Questa vettura arriva a listino nel 1976, ponendosi come modello entry level della Casa di Zuffenhausen.
Porsche 924. Si tratta della prima Porsche con motore anteriore raffreddato a liquido e, come la successiva 944, adotta dei proiettori pop-up.
Maserati Indy. Prodotta dal 1969 al 1975, omaggia nel nome le due vittorie consecutive ottenute dal marchio del Tridente alla 500 Miglia di Indianapolis nel 1939 e nel 1940.
Maserati Indy. Come le altre vetture di questa galleria d’immagini, la coupé modenese è equipaggiata con delle luci a scomparsa. Una soluzione che si vedrà anche su altri modelli della Casa emiliana.
Lotus Esprit. Disegnata da Giorgetto Giugiaro, questa celebre sportiva prodotta a partire del 1976 farà dei fari retraibili un punto fermo del suo stile, anche quando verrà ristilizzata da Peter Stevens.
Lotus Elan. Non solo la Esprit: tra le Lotus con proiettori pop-up non manca la Elan, che offre tale soluzione fin dalla prima serie (R26) del 1962. Quella nella foto è la seconda generazione (M100), nata nel 1989 sotto l’egida della General Motors.
Lamborghini Countach. Questa creazione di Marcello Gandini presenta delle portiere ad apertura verticale e fanali a scomparsa.
Lamborghini Diablo. Anche per l’erede della Countach, Gandini opta per fari pop-up, ma non così originali come quelli della sua Cizeta V16T, da cui sembra aver tratto ispirazione.
Chevrolet Corvette. Dalla Corvette C2 alla C5 nella foto, ben quattro generazioni dell’iconica sportiva americana adotteranno le luci a scomparsa.
Chevrolet Corvette. La Corvette C5 risulterà l’ultima auto con tali proiettori a uscire dalle linee di montaggio: la sua produzione verrà interrotta nell’estate del 2004.
Mitsubishi Eclipse. Fino al restyling del 1992, la prima serie (D20) della Eclipse viene venduta con i fari pop-up.
Mistsubishi GTO. Seppur abbandonati con il facelift del 1993, anche la più grande GTO viene equipaggiata con i proiettori retraibili.
TVR Tasmin. Per vedere all’opera il meccanismo di apertura delle luci di questa sportiva britannica degli anni 80, prodotta sia con carrozzeria chiusa sia di tipo roadster, cercate su YouTube il videoclip del brano ''Felicità P*****a'' dei TheGiornalisti, dove la vettura fa bella mostra di sé.
Venturi 260. Anche la sportiva della Casa monegasca Venturi Automobiles, come altri modelli del brand, viene prodotta dal 1989 al 1996 con i fanali a scomparsa.
Volkswagen-Porsche 914. Questa vettura, frutto di un progetto comune tra la Volkswagen e la Porsche, entra in produzione nel 1969 con motori a quattro e a sei cilindri.
Volkswagen-Porsche 914. Sviluppata dalla Karmann, adotta una carrozzeria di tipo targa e fari pop-up.
Ford Probe. La coupé americana entra a listino nel 1988, seguita dalla seconda generazione (nella foto) del 1993. Entrambe le serie sono equipaggiate con le luci retraibili.
Honda Prelude. Come altre sportive nipponiche dell’epoca, quest’auto viene offerta negli anni 80 con i fanali pop-up. Una soluzione adottata dalla seconda serie del 1983 (nella foto) e dalla terza del 1987.
Lancia Stratos. Altro capolavoro di Marcello Gandini, viene prodotta in circa 500 esemplari per ottenere l’omologazione nel Gruppo 4 al Campionato del mondo Rally, che vincerà negli anni 1974, 1975 e 1976.
Lancia Stratos. Anche quest’auto, qui con la storica livrea Alitalia, adotta i proiettori a scomparsa.
Zimmer Quicksilver. Basata sulla Pontiac Fiero e prodotta dal 1984 al 1988, è una sportiva yankee dalla linea originale, forse un po’ troppo: immaginate il contrasto tra i fari a scomparsa e la calandra ''barocca'' di questa vettura.
Scenografici e originali, i fari a scomparsa sono stati un elemento molto in voga negli anni settanta e ottanta, pur non mancando degli esempi nel decennio successivo e in quelli precedenti, come si evince dalla nostra galleria di immagini. Del resto, l’esigenza di un basso coefficiente di penetrazione aerodinamica ha reso a lungo appetibile tale soluzione sui modelli ad alte prestazioni o, comunque, dall’indole sportiva, peraltro accentuata proprio dalla presenza dei proiettori retraibili. Un aspetto, questo, spesso omaggiato dal mondo del cinema e della tv, attraverso la classica inquadratura del fanale che fuoriesce dal veicolo dopo l’accensione del motore. Per molti appassionati, i fari pop-up avrebbero meritato una carriera più lunga, ma l’evoluzione tecnologica dei proiettori tradizionali, oggi adattabili anche a frontali bassi e sottili senza penalizzare l’aerodinamica del veicolo, e le norme a protezione dei pedoni hanno reso controproducente la loro adozione sulle vetture moderne.