Hyundai Coupe - Grinta accessibile - FOTO GALLERY
La concept. Al Salone di New York del 1993, la Hyundai presenta una concept denominata HCD-II, con carrozzeria da sinuosa coupé. L’auto è equipaggiata con un motore a benzina bialbero 2.0 da 150 CV, abbinato alla trazione integrale.
Dotazioni moderne. Sbalzi corti, passaruota grandi, linee morbide e al contempo muscolose caratterizzano quest’auto, dotata di Abs, controllo della trazione e freni a disco. All’interno, invece, troviamo due airbag, specchietto elettrocromico, impianto audio premium e tre posti, di cui uno collocato dietro il sedile del guidatore, ma con la seduta rivolta verso il lato passeggero.
Bel frontale. Soprattutto nella sezione anteriore, la HCD-II anticipa le forme di una futura sportiva del marchio Hyundai, in produzione da lì a qualche anno.
Design accattivante. Diverse soluzioni della HCD-II, infatti, si rivedono a partire dal 1996 sulla Hyundai Coupe: tutti la chiamano Coupé, ma in realtà la Casa coreana sceglie di battezzarla senza accento. Fuori dall’Europa, questa sportiva viene venduta come Tuscani, ma anche come Tiburon, ovvero ''squalo'': un nome che richiama le sue forme.
Guerra all’italiana. Lunga 4,34 metri, larga 1,73 e alta 1,30, ha un passo di 2,38 metri: dimensioni che la mettono in competizione, tra le varie, con la Fiat Coupé, che però è più sportiva. Il bagagliaio ha un volume dichiarato di 362 litri e si avvale di un comodo portellone. Nella foto, la Tiburon per il mercato americano.
Gli interni. Anche l’abitacolo ha un’aria sportiva, con una plancia driver oriented, il fondoscala del tachimetro a 240 km/h e il volante di pelle a quattro razze, da tipica vettura di quegli anni (oggi prevalgono quelli a tre).
Si parte col duemila. Al lancio sul mercato italiano, avvenuto al termine dell’estate del 1996, la Hyundai Coupe viene offerta con un motore a benzina a quattro cilindri di 2.0 litri da 138 CV, che la spinge a una velocità massima di 201 km/h.
Il listino italiano. I prezzi partono da 33.900.000 lire per la versione base, che comunque comprende il climatizzatore, all’epoca ancora non così diffuso tra le dotazioni di serie. L’allestimento top di gamma Max, che porta in dote anche i sedili di pelle e la radio con funzionalità RDS, costa 38.350.000 lire.
L’altro motore. Nel 1997 arriva sul mercato italiano la versione 1.6 16v da 114 CV. Nonostante la potenza ridotta, impiega meno di 10 secondi (9,8) sullo 0-100 km/h e raggiunge una velocità massima di 193 km/h. Il prezzo della versione base scende così a 27.950.000 lire.
Scoperta. Sempre nel 1997 viene mostrata la versione cabrio della vettura, ovvero la Tiburon Convertible, che mantiene la configurazione a quattro posti del modello da cui deriva. I montanti del parabrezza sono di colore nero, a contrasto con il colore della carrozzeria.
Linea affascinante. Questa scoperta mantiene le stesse nervature e proporzioni della vettura chiusa da cui deriva, mentre il baule perde ovviamente il portellone. Nonostante la linea riuscita, la Tiburon Convertible non entrerà mai in produzione.
Restyling. Nel secondo semestre del 1999, la Hyundai Coupe viene sottoposta a un curioso restyling, seguendo una consuetidine asiatica (coreana, ma anche giapponese) di aggiornare il design anche quando non necessario. La sezione frontale è ora più originale, ma anche più elaborata.
Cambia dietro. Diverso è anche il posteriore, che ora adotta proiettori più grandi e, inevitabilmente, un nuovo paraurti. Quella nella foto è la Tiburon per il mercato americano.
Interni rivisti. Cambia anche l’abitacolo, che ora adotta un ambiente grigio tono su tono ed elementi a contrasto, come le cornici delle bocchette e le manopole della climatizzazione.
I motori. La versione d’ingresso del model year 2000 costa 27.500.000 lire e presenta un 1.6 da 116 CV (in seguito rimpiazzato da quello da 105 CV), ma non il climatizzatore. Per averlo, tocca optare per la versione Air, che costa circa 2 milioni in più. La più potente 2.0 16v da 138 CV, invece, costa 34.500.000 lire, ma ha una dotazione completa: si paga a parte solo la vernice speciale, a un prezzo di 700 mila lire.
Stile da granturismo. Nel 2002 arriva negli showroom la nuova Hyundai Coupe, svelata già nel 2001. La sua linea sembra trarre spunto dalle granturismo italiane, in particolare dalla 456 GT, una delle più eleganti Ferrari di sempre.
Le dimensioni. La vettura è lunga 4,40 metri, larga 1,76 e alta 1,33, con un passo di 2,53 metri. Il baule ha una capacità di 418 litri, che possono salire a 800, ma abbandona il portellone, poiché adotta un più tradizionale cofano da sedan.
I motori. La gamma dei propulsori, tutti a benzina, comprende un 1.6 16v da 105 CV, il solito 2.0 16v da 138 CV e un più nobile V6 2.7 da 167 CV. Con quest’ultima motorizzazione l’auto raggiunge una velocità massima di 220 km/h e scatta da 0 a 100 km/h in 8,3 secondi.
Coupé-cabriolet. Nel 2003, al Salone di Francoforte, la Hyundai presenta un’inedita vettura, la CCS, sviluppata sulla base della Coupe. Si tratta di una scoperta sulla scia delle coupé-cabriolet, che proprio in quel decennio vivono la loro epoca d’oro.
Mai in produzione. La open top adotta il tetto di cristallo: una soluzione che rivedremo nel 2006 su un’altra coupé-cabriolet, la Volkswagen Eos. L’ingombrante hard top retraibile comporta un posteriore di nuovo disegno, con un terzo volume più lungo e piatto che porta la capacità del baule a 443 litri. Pur apparendo un modello riuscito, non entrerà mai in produzione.
Facelift. Come da consuetudine, il restyling non si fa attendere e arriva già nel 2005. Cambiano soprattutto i fari anteriori, ora bruniti, e vengono introdotti paraurti di nuovo disegno.
Gamma più snella. Il listino della versione ristilizzata viene pubblicato sulla nostra rivista nel mese di gennaio del 2005. La gamma risulta ora semplificata, con un solo allestimento per ciascuna motorizzazione: 1.6 16v Active, 2.0 16v Dynamic (la cui potenza sale a 143 CV) e 2.7 V6 24v Dynamic. I prezzi, invariati, vanno da 18.701 a 23.851 euro.
Modifiche maggiori. Un altro restyling, più incisivo, viene svelato già nel 2006, per poi entrare a listino nel 2007. I proiettori anteriori si fanno più sottili e affilati, e anche il paraurti risulta completamente ridisegnato.
Posteriore rivisto. In coda le modifiche più evidenti riguardano i proiettori, ora con un nuovo layout interno e una calotta trasparente. Anche qui il paraurti viene ridisegnato: la sezione inferiore, dove trova collocazione il retronebbia, è di plastica scura a contrasto e sembra imitare un estrattore.
L’addio. Nel 2009 viene interrotta la produzione della Hyundai Coupe, dopo due generazioni. La Casa riproverà a ritagliarsi ancora spazio nel segmento con la Genesis Coupé, che in Europa sarà in vendita dal 2011, ma senza grande successo. Il nuovo millennio, del resto, sta segnando il definitivo tramonto delle coupé, accessibili o meno, proposte dai marchi generalisti.
Un modello di nicchia, ma di grande importanza per il marchio Hyundai: grazie alle sue forme, moderne e sinuose, la Coupe (battezzata così, senza l’accento) mostra negli anni 90 la grande vitalità della Casa coreana, in grado di vendere prodotti accattivanti a prezzi concorrenziali. Ecco perché, sebbene a Seul amino identificare come modello di svolta la Pony Coupé del 1975, mai entrata in produzione, per molti è lei l’icona moderna della Hyundai: una berlinetta dai costi contenuti che nel 1996 mise in crisi chi, all’epoca, stava meditando di acquistare una vettura europea o giapponese. E infatti, la coreana ha saputo ritagliarsi un ampio spazio tra le coupé di quegli anni, nonostante la ricca concorrenza e un restyling, quello del 1999, che divise gli appassionati. Ne parliamo con maggiori dettagli nella nostra galleria d’immagini, dove abbiamo ripercorso la storia e le caratteristiche di questa perla.