Lo spazio... e le auto
A ognuno il suo
Ci hanno sempre detto che è il tempo, quello relativo. Giustificando l’affermazione coi soliti esempi: la lezione barbosa che sembra non finire mai e i weekend che invece, guarda caso, volano. Ma in realtà, la pandemia già bell’e dimenticata, ci ha insegnato che anche lo spazio lo è.
Perché è proprio quando “l’incantevole bilocale con ampia metratura” è diventato il tuo solo orizzonte possibile che automaticamente hai capito che conquista dello spazio non vuol dire per forza andare sulla Luna. A volte basta poter mettere il piede sul pianerottolo…
Quella volta che, il lettore di Quattroruote della porta accanto, ti ha guardato e ha sorriso. Perché la relatività dello spazio, per chi è appassionato di auto come lui, è alla base dell’evoluzione del mezzo che venera.
All’inizio dell’epopea dell’automobile, infatti, spazio voleva dire soprattutto distanza. Del resto, il termine di paragone era ancora il cavallo e avendone due sotto il cofano uno già si gongolava di poter fare il doppio della strada. Era una novità, e tanto bastava per far felici le folle.
Ma l’appagamento è durato poco. Almeno fino a quando a qualcuno è venuto in mente di piazzare un contachilometri dentro al trabiccolo semovente. Tanto bastò a mettere tempo e spazio l’un contro l’altro armati. Di lì a breve il concetto di spazio fu declinato in chiave aeronautica, se non addirittura… spaziale. Linee affusolate, carrozzerie futuribili, le ultime auto anteguerra vivono di design da spedizione galattica. Anche per andare a fare un pic-nic in campagna.
Quella visione, quella lotta contro il tempo, però, aveva un difetto congenito. Prevedeva l’aggiunta di un ingrediente pericoloso: la velocità. Una brutta bestia, che s’imbizzarrisce facilmente. Ma è decisamente seducente. Per questo le auto, e i loro produttori, ci hanno messo un po’ a ripensare alla conquista di uno spazio più innocuo. E amico: anche del tempo che ci si passava dentro, a queste macchine. Morale: i volumi crescono e gli abitacoli si trasformano in salotti, dove intere famiglie si trasferiscono volentieri per le villeggiature.
E quando sembrava che tutto filasse liscio, qualcuno, esasperato dal non trovare più parcheggio sotto casa, fu sentito urlare a chi gli aveva appena soffiato il posto: “Vorrei farle notare, mio caro signore, che il suo spazio finisce dove comincia il mio!”.
Dietrofront! E allora le macchine si restringono, diventando poco più di moto coperte. Certo, il salotto interno non è più quello di rappresentanza che fu, ma tant’è, diciamocelo, ormai la vita frenetica non ti darebbe neanche il tempo di godertelo come si dovrebbe.
Questa la storia, in breve. Ma oggi, che comincia la settimana mondiale dello spazio, li vedrai tutti col naso per aria a scrutare mondi paralleli e orbite inesplorate. Tutti tranne uno, il tuo vicino: sai, è da quando gli è arrivata la macchina elettrica che si aggira con aria sospetta per il cortile. A lui, di Marte e degli anelli di Saturno interessa poco o niente, anche il parcheggio sotto casa, ormai, è una conquista consolidata da anni di riunioni condominiali all’ultimo sangue. No, il suo spazio vitale, è un altro. E per prenderne le misure, letteralmente, deve volare basso. "Di quanti metri di cavo ho bisogno per riuscire a ricaricare la mia macchina?".