Suzuki Jimny - Piccola, grande 4x4
Suzuki Jimny. Le sue origini risalgono al 1968, quando la Suzuki ha acquistato dalla Hope Motor Company, azienda specializzata in piccoli veicoli industriali a tre ruote, i diritti di vendita della piccola off-road Hopestar ON360.
Suzuki Jimny. La Hopestar ON360 montava un piccolo motore Mitsubishi da 360 cc aspirato, con una potenza di 21 CV e una coppia massima di 33 Nm. Di questa vettura, prima che la Suzuki ne acquistasse i diritti, sono stati costruiti meno di cinquanta esemplari.
Suzuki Jimny. Con qualche modifica apportata dalla Casa giapponese, la prima generazione della Jimny (LJ10) è arrivata sul mercato nel 1970. È stata anche la prima 4x4 nel segmento delle kei car.
Suzuki Jimny. Mantenere dimensioni e motore compatti per rientrare nei limiti delle kei car è stata una scelta precisa da parte della Suzuki, che voleva che i suoi clienti potessero beneficiare degli incentivi legati all’acquisto delle auto più piccole del mercato.
Suzuki Jimny. Per non eccedere i limiti di lunghezza imposti dalle normative sulle kei car, la ruota di scorta è stata collocata all’interno dell’abitacolo, lasciando spazio per tre persone: due davanti e una dietro. La prima Jimny pesava meno di 600 kg.
Suzuki Jimny. La Jimny, che raggiungeva la velocità massima di 75 km/h, aveva la trazione sulle ruote posteriori e quella integrale inseribile. Fin dall’inizio il cambio aveva le ridotte per rendere questa fuoristrada pressoché inarrestabile su qualsiasi terreno.
Suzuki Jimny. Il primo facelift (LJ20) è arrivato nel 1972, con un nuovo tre cilindri raffreddato a liquido da 539 cc, con 27 CV di potenza e 37 Nm di coppia massima, capace di spingere la piccola off-road fino a 80 km/h.
Suzuki Jimny. All’esterno la novità principale era il cambio di disposizione delle feritoie della griglia anteriore, che da orizzontali sono diventate verticali. Con questo modello comincia anche l’avventura (e il successo) della Jimny fuori dal Giappone.
Suzuki Jimny. Senza restrizioni nelle dimensioni, nei modelli per l’estero la ruota di scorta è stata spostata sul portellone posteriore, così da ottenere due sedute nella seconda fila. Una variante prevedeva la ruota all’interno, ma sul pavimento: dietro c’erano due sedili disposti di lato, uno di fronte all’altro.
Suzuki Jimny. Le nuove - e stringenti - normative sulle emissioni (in Giappone e in altri mercati) hanno portato a un aggiornamento del motore: nel 1975 erogava 33 CV e 56 Nm di coppia massima a 3.500 giri.
Suzuki Jimny. Dal 1977 le versioni per il mercato giapponese e per l’estero si sono ulteriormente differenziate: quest’ultima (SJ20) montava un quattro cilindri a otto valvole da 797 cm3, con 42 CV di potenza massima e 60 Nm di coppia a 3.500 giri.
Suzuki Jimny. Nel 1979 è stata prodotta anche una rara versione pick-up, destinata principalmente al mercato australiano: si chiamava “Stockman” ed era più lunga di quasi 50 cm rispetto al modello normale (da 3.185 a 3.620 mm).
Suzuki Jimny. Prodotta dal 1970 al 1982, la prima serie della Jimny è stata venduta in 109 paesi in 243mila unità (dati Suzuki).
Suzuki Jimny. La seconda generazione della Jimny (SJ410) è arrivata nel 1981: i modelli destinati al resto del mondo avevano in molti casi nomi diversi, oppure venivano costruiti su licenza da altri produttori come Santana in Spagna, Holden in Australia e Maruti in India.
Suzuki Jimny. Due le motorizzazioni disponibili per questo modello: un 550 cm3 e un 660 cm3. Il più grande Jimny 1000 (SJ40) montava il motore Suzuki da 970 cm3 e 52 CV di potenza.
Suzuki Jimny. Di questo modello sono state realizzate versioni con il tetto di tela, a passo lungo, van e pick-up, commercializzate sui mercati dove venivano maggiormente richieste.
Suzuki Jimny. In Italia si chiamava Suzuki SJ ed era molto di moda negli anni Ottanta, specialmente in versione “scoperta”. Un vero e proprio fenomeno commerciale, sostituita nel 1989 dalla nuova versione chiamata Samurai.
Suzuki Jimny. Un esemplare del Jimny opportunamente modificato è stato utilizzato dagli esploratori Gonzalo Bravo ed Eduardo Canales per scalare l’Ojos del Salado, il più alto vulcano del mondo (6.688 metri), tra l’Argentina e il Cile.
Suzuki Jimny. La piccola fuoristrada giap è riuscita a inerpicarsi lungo le pareti della montagna battendo il record di altitudine raggiunta da un veicolo 4x4, precedentemente detenuto dalla Jeep Wrangler (6.646 metri).
Suzuki Jimny. Sul mercato giapponese nel 1986 è arrivato il modello JA71 con un tre cilindri turbo da 543 cm3 e 42 CV, portato a 52 CV l’anno successivo grazie all’aggiunta di un intercooler.
Suzuki Jimny. Nel 1996 è stata introdotta sul mercato una Jimny con nuove sospensioni a molle elicoidali, che migliorava notevolmente maneggevolezza e confort di guida. Per i mercati esteri il nuovo motore era un 1.3 DOHC a 16 valvole da 71 CV.
Suzuki Jimny. La seconda generazione della Jimny è stata venduta globalmente in 1.693.000 esemplari (dati Suzuki), di cui il 70% fuori dal mercato giapponese: un’ulteriore conferma del successo della piccola fuoristrada.
Suzuki Jimny. Prodotta ininterrottamente dal 1998 fino al 2018, la terza serie ha cambiato radicalmente stile, facendosi più “morbida”. Sono rimaste però inalterate le caratteristiche tecniche, che contraddistinguono questo modello fin dalle sue origini.
Suzuki Jimny. Il motore di questa versione era il 1.3 da 86 CV montato sulla precedente JB32, sostituito nel 2000 da una versione a 16 valvole a fasatura variabile da 90 CV. In Spagna ha avuto grande successo la motorizzazione diesel, con un 1.5 di derivazione Renault introdotto nel 2004 e prodotto fino al 2011.
Suzuki Jimny. Disponibile solo con carrozzeria a tre porte, la terza generazione della Jimny è stata venduta in 918mila esemplari in tutto il mondo (dati Suzuki).
Suzuki Jimny. La quarta generazione della fuoristrada giapponese arriva nel 2018, accolta con grande entusiasmo, in particolare per il design che interpreta in chiave moderna le linee squadrate della prima Jimny.
Suzuki Jimny. Invariato, e non poteva essere diversamente, lo schema meccanico: la scocca è ancorata a un telaio a longheroni e le sospensioni sono ad assale rigido con balestre longitudinali.
Suzuki Jimny. Il motore è un 1.5 aspirato da 102 CV e 130 Nm di coppia, con cambio manuale a cinque rapporti e ridotte. Alla trazione integrale pensa il gruppo riduttore/ripartitore meccanico collocato al centro del telaio.
Suzuki Jimny. Lo spazio a bordo per chi siede davanti è maggiore rispetto al passato, e l’abitacolo è razionale, ancorché realizzato con materiali economici. Poca la digitalizzazione, del tutto assente qualsivoglia elettrificazione.
Suzuki Jimny. Lunga 3.645 mm (con la ruota di scorta), larga 1.645 e alta 1.725, ha un passo di 2.250 mm. Senza i sedili posteriori, il bagagliaio mette a disposizione 863 litri.
Suzuki Jimny. I numeri per il fuoristrada? Eccoli: altezza da terra 210 mm, angolo di attacco 37 gradi, di dosso 28 gradi, di uscita 49 gradi. Difficile fare di meglio.
Suzuki Jimny. Pur apprezzata dal pubblico, nel 2020 la Jimny viene ritirata dal mercato europeo perché troppo penalizzata dalle norme sulle emissioni di CO2. È tornata a listino solo in versione autocarro, con due posti e la rete divisoria: l’unico modello a listino costa 27.700 euro.
Arrivata nel 1970, la piccola Suzuki Jimny era quasi una versione in scala ridotta delle fuoristrada più blasonate di quegli anni, dalle Land Rover alle Mercedes-Benz Classe G. Con le sue dimensioni ultracompatte, si fece subito apprezzare per le sue qualità di auto accessibile, economica e inarrestabile in off-road. Poi, nel corso dei suoi oltre cinquant’anni di storia, ha cambiato linee (ma neppure più di tanto), tecnologia e ha migliorato il confort, anche se lo schema tecnico è rimasto sempre lo stesso: telaio a longheroni, assali rigidi, trazione integrale inseribile e marce ridotte. Da perfetta fuoristrada. Insomma, un piccolo, grande mito: nelle schede qui sopra, ne ripercorriamo la storia e le generazioni.