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Maserati verso Goodwood
Da Reims al Festival of Speed

Manuela Piscini
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Il percorso della terza e ultima tappa

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Se dovessi dare un titolo a questa ultima giornata di trasferta transnazionale con la Levante sceglierei "orgoglio italiano", perché dall'inizio alla fine è stato un susseguirsi di soddisfazioni tricolori.

L'olandese adorante. Dopo il doveroso pellegrinaggio, puntiamo decisi verso la Manica. Anche se alcuni maldicenti sostengono che sul budget del raid i rifornimenti della Levante (secondo il computer di bordo, la percorrenza media è stata di 8,2 chilometri con un litro) pesino meno delle mie bevute di champagne (ma sì, alimentiamo la leggenda della giornalista alcolica), ogni tanto a qualche rabbocco bisogna pur procedere. Ed ecco che durante il pit stop una signora olandese si avvicina alla nostra piccola carovana tridentata e comincia a sciogliersi in apprezzamenti per la Maserati delle Suv (ormai non riesco più a chiamarla altrimenti). Ragazzi, sono soddisfazioni. 

Verso Calais. Pur dotata di molte virtù e molti dispositivi tecnologici, che vieppiù ho imparato ad apprezzare con lo scorrere dei giorni e il correre dei chilometri, la Levante non è ancora in grado di teletrasportarsi. Onde per cui abbiamo dovuto raggiungere l'ingresso dell'Eurotunnel su (auto)strada. Ma ormai non ci facciamo nemmeno caso. Io guido, alternando la modalità Sport (anche l'orecchio vuole la sua parte) al cruise control adattivo (anch'io voglio la mia parte di relax), mentre Shintaro provvede, come da copione, alla colonna sonora (sempre molto anni 80). Ma ecco che nel mezzo del nulla della campagna francese, appare una bisarca carica di Levante. E poi un'altra, e questa volta sono Ghibli, quasi eteree, avvolte nella loro custodia bianca. E il cuore tricolore batte ancora una volta. 

L'asso sotto la Manica. Giunti indenni all'imbarco, un destino cinico e baro ci divide dal team americano. Ma, dato che nel male si nasconde sempre un pizzico di bene, separati dalla Levante a stelle strisce finiamo in coda a una Aston Martin. Il treno sottomarino parte e tutti scendiamo dalle rispettive auto. E la coppia della Vanquish comincia a osservare la Levante. E io mi avvicino con nonchalance - dopo tre giorni, io e la Maserati siamo assolutamente in sintonia, sembra che non abbia fatto altro in vita mia che comprare modenese. E si attacca discorso. E io scopro, e sono la prima a sorprendermene, di essere in grado di snocciolare tutta una serie di dati sulla Levante che ignoravo persino di sapere. Completata l'esposizione, i due sono convinti. Ora aspetto che perfezionino l'acquisto nella concessionaria Maserati di Londra per richiedere la mia provvigione. (Dimenticavo: pare che la tanto acclamata perfezione teutonica dopo un po' annoi e che il fascino del Made in Italy sia potentissimo. Ci siamo capiti, vero?).

Dagli con il gas. Sbarcati nella perfida Albione, il destino che ci ha uniti ci separa con altrettanta velocità. La Vanquish svapora in un rombo tutto britannico. E noi dietro a manetta. Perché tu ci avrai anche 12 cilindri, ma i nostri sei sono targati Ferrari. E la giornata potrebbe finire qui. Anche perché vi pare che con un giapponese a bordo, che guida dalla parte sbagliata tutto l'anno, io mi metta a litigare con le rotatorie inglesi? Ceduto il volante, posso chiudere gli occhi e assaporare quello che ancora mi aspetta. Perché il grande giorno si avvicina. Goodwood preparati, sto arrivando!