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Renault
Intervista al designer Laurens Van Den Acker

Andrea Stassano
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Renault - Intervista al designer Laurens Van Den Acker

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Renault - Intervista al designer Laurens Van Den Acker

Incontrare Laurens van den Acker è sempre una bella opportunità. Perché si può spaziare molto. E insieme ad altri colleghi, con il designer olandese della Renault siamo partiti dal futuro più vicino.

Che cosa ci dobbiamo aspettare, a livello di stile, dalle nuove Clio e Captur del 2019?

Clio e Captur sono vetture di grande successo, molto apprezzate. Così, a distanza di sei anni abbiamo voluto ridisegnarle, rispettando i loro punti forti e correggendone i difetti. Abbiamo lavorato su una evoluzione della linea di carrozzeria e su una rivoluzione degli interni.

Si disegnano molte Suv, ma è ancora divertente?

È sempre divertente disegnare ciò che il cliente vuole, non si può sfuggire alle logiche di mercato. Per fortuna al gruppo Renault ci sono molte occasioni di cimentarsi con modelli molto diversi, e con marchi differenti, come Dacia, Alpine, oppure le concept. Insomma, qui posso davvero sbizzarrirmi.

E per quanto riguarda il marchio Alpine?

La A110 è il frutto di una ricetta magica, un'auto agile, leggera, che rispetta il passato ed è inserita nella modernità. E con poche rivali dirette, come Lotus e Porsche. Il problema per Alpine, semmai, è il seguito, quali modelli fare dopo.

È stato difficile armonizzare i richiami rétro dell'A110 allo stile di oggi?

No, perché l'eredità era molto forte, quindi non avevamo scelta, dovevamo assolutamente rispettare certi stilemi. Adesso che l'abbiamo fatto, abbiamo per così dire liberato il campo. È un po' quello che accade per la 911 e gli altri modelli della gamma.

Che cosa pensa delle auto hatchback? 

Dipende un po' dai mercati, di che regione si sta parlando, perché è un genere forte, ma, per esempio, non ha mai funzionato negli Stati Uniti. La station soffre anche a causa della forte ascesa delle Suv, che a sua volta potrebbero sostituire in un certo qual modo le station. Quest'ultima, oggi, può essere vista come un oggetto premium - parlo di Audi, BMW e Mercedes - oppure come un'auto funzionale ed economica. Come viene realizzata dai marchi generalisti. Noi costruiamo tante "break", di misure diverse, ed è un settore che andrebbe sempre rivitalizzato. 

Le concept a guida autonoma saranno solo grandi come le vostre o studierete anche utilitarie?

Le nostre tre concept sono grandi perché abbiamo utilizzato una piattaforma generosa, adatta ai servizi. Sono veicoli per 4/6 persone, destinati a usi differenti, con possibilità di inserire una sedia a rotelle o di stare in piedi all'interno. Per questo abbiamo bisogno di dimensioni notevoli, anche per poter caricare merci o fornire servizi esclusivi. Dobbiamo comunque democraticizzare questa esperienza, come lusso e spazio. Ciò, dunque, non impedisce che si possa fare un'auto piccola a guida autonoma, come Twingo, Twizy. Anzi, è piuttosto probabile che ciò avvenga, perché i taxi di solito portano a bordo di media solo 1,3 persone e si condivide meno spazio di quanto si potrebbe. 

Qual è stata l'ispirazione per disegnare i robo-taxi?

Per queste concept abbiamo cercato di sviluppare un linguaggio più formale, più vicino a quello architettonico. Perché oggi si cominciano a combinare i settori dell'auto e dell'architettura. Pensiamo solo a un robo-taxi che gira per strada e poi si "appoggia" a terra. Dunque il design associa sempre di più architettura e mobilità, e questo mi è sembrato utile. Renault ha 120 anni di storia e all'inizio costruiva veicoli molto simili a carrozze. Ora, invece, si circolerà su strada con veicoli simili a case che sono mosse dall'alimentazione elettrica. Questo, però, sarà solo una parte della mobilità futura: si potrà guidare, essere portati o viaggiare in modo autonomo. Per noi sarà un business complementare. 

E la vostra strategia del design?

Quello che abbiamo realizzato, e stiamo portando avanti in questi anni è stato un successo quasi universale, adatto ai paesi più diversi. Infatti, nei mercati in cui vendiamo delle auto global access non con marchio Renault, si lamentano che non ci siano veri modelli europei Renault. Ci sono mercati, come quello indiano, dove le Suv devono essere soprattutto robuste, mascoline - e questo è forse un esempio a sé - e altri invece in cui devono essere più sensuali e sofisticate. Non cercherò di inserire un linguaggio sensuale su tutte le auto perché, appunto, non funzionerebbe in tutti i mercati. Non è detto che possa andare bene, per esempio, pure negli Stati Uniti, anche se con l'Alaskan abbiamo dimostrato di poter fare un pick-up attraente.