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Addio a Mauro Forghieri, l'uomo delle vittorie a Le Mans e in Formula 1

Andrea Stassano
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Ferrari 158 F1 1964. Il ritorno di Maranello al successo iridato, dopo quello del 1961 con Phil Hill, si deve alla 158 e al motore 1.5 otto cilindri. La lotta tra l’alfiere del Cavallino, John Surtees, Graham Hill (BRM) e Jim Clark (Lotus) è serratissima e si conclude al Gp del Messico a favore del ferrarista.

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Ferrari 312 B 1970. Protagonista di quella stagione, con Ickx, Regazzoni e Giunti – ma il titolo Piloti andò postumo a Jochen Rindt, su Lotus – la monoposto progettata da Mauro Forghieri si segnala anche per l’introduzione del motore 12 cilindri a V di 180 gradi.  

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Ferrari 312 T 1975. Dopo la 312 B3 dell’anno prima, che sfiora il Mondiale con Regazzoni, il 1975 è l’anno della 312 T e della consacrazione di Niki Lauda, che diventa campione con l’innovativa 312 T a cambio trasversale. Comincia così il grande ciclo Ferrari-Lauda, che continuerà anche nel 1977.

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Ferrari 312 T4 1979. Quello del 1979 è l’ultimo mondiale Piloti di F.1 conquistato sotto la gestione tecnica di Mauro Forghieri: è il sudafricano Jody Scheckter a vincere il titolo, seguito dal compagno Gilles Villeneuve. Sta per finire l’era del V12 aspirato.

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Ferrari 330 TRI/LM Spyder. Nel 1962, poco dopo l’arrivo dell’ingegner Forghieri a capo del Reparto corse, il Cavallino trionfa a Le Mans con la ''Testa Rossa'', ultima a motore anteriore, condotta dall’equipaggio Olivier Gendebien/Phil Hill.  

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Ferrari 250 LM 1965. Jochen Rindt e Masten Gregory conducono la bellissima ''motore centrale'' al successo nella maratona della Sarthe. A oggi, in attesa dell’esordio della nuovissima 499P l’anno prossimo, si tratta dell’ultima vittoria del Cavallino nella top class a Le Mans.

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Ferrari 330 P4 1967. Una delle più fascinose Sport-prototipo di tutti i tempi, è ricordata anche per la famosa tripletta con arrivo in parata alla 24 Ore di Daytona del 1967, in risposta alla vittoria della Ford a Le Mans l’anno prima.

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Ferrari 312 P 1971-73. È l’ultima creazione di Forghieri prima del ritiro della Casa di Maranello dalla classe regina delle gare di durata (assenza che verrà interrotta nel 2023 con la 499P). La barchetta, guidata dai migliori piloti dell’epoca, vince il Campionato mondiale Marche nel 1972.

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Un pezzo di storia dell’automobilismo mondiale e della Ferrari se n’è andato, con la morte di Mauro Forghieri. L’ingegnere modenese, che aveva 87 anni, è stato il simbolo dei grandi trionfi della Casa del Cavallino, dalla fine del 1961, anno in cui re Enzo, a soli 26 anni gli affidò le chiavi del Reparto Corse, fino al 1984. Sotto la sua gestione tecnica – ricordiamo che Forghieri progettava praticamente per intero le monoposto di F.1 come i prototipi per le gare di durata – la Ferrari ha vinto sette Mondiali Costruttori e quattro Piloti in Formula 1, oltre a cinque mondiali Sport Prototipi. L’ingegnere è stato protagonista non solo di tantissime vittorie, ma anche di notevoli innovazioni tecniche, come quella del cambio trasversale montato sulla 312 T del 1975 (campione del mondo in F.1 con Niki Lauda).

Il figlio del Drake. Tre uomini importanti del Cavallino hanno voluto ricordare così l'ingegner Forghieri. Il vicepresidente, Piero Ferrari: “Quando sono entrato in azienda, nel 1965, condividevo l’ufficio con il Cavalier Giberti, il primo dipendente della Ferrari, e Mauro Forghieri, che era stato assunto qualche anno prima, era nell’ufficio accanto. Di fatto ci vedevamo tutto il giorno, tutti i giorni. Forghieri metteva energia e passione in ogni sua attività. Aveva un carattere sanguigno e ricordo che in più di una di quelle interminabili riunioni di Gestione Sportiva, che iniziavano alla sera e finivano di notte, mi sono trovato a fare da mediatore tra lui e mio padre. Ma so anche che mio padre apprezzava in lui l’instancabile voglia di fare, sapeva che dietro un suo eventuale errore c’era sempre e solo il tentativo di fare di più e meglio, di guardare avanti. È un pezzo della nostra storia che se ne va, un uomo che ha dato molto alla Ferrari e al mondo delle corse in assoluto”.

Il capo della F.1 di oggi... Mattia Binotto, Team Principal & Managing Director Scuderia Ferrari: “Oggi è un giorno molto triste per tutti noi. Piangiamo la scomparsa di Mauro Forghieri, una delle figure più straordinarie nella nostra storia. Nominato a capo del team a 27 anni, con le sue intuizioni geniali è stato uno degli ultimi ingegneri totali del mondo dell’automobilismo. Mi è capitato di incontrarlo in varie occasioni e ogni volta è stata un’emozione speciale: il suo carisma è rimasto intatto nel tempo. Le sue idee rivoluzionarie, insieme al carattere acceso e alla capacità di essere un grande motivatore, gli hanno permesso di scrivere alcune delle pagine più significative della storia della Ferrari e alimentare come pochi altri il mito del Cavallino Rampante. Mancherà a tutti noi”.

...e quello delle Attività Sportive GT. Antonello Coletta: “Mauro Forghieri ha ricoperto un ruolo chiave nell’alimentare la storia di Ferrari. Se Enzo Ferrari si definiva un agitatore di uomini, credo si possa dire che Forghieri fosse un agitatore di idee. Un innovatore geniale, capace di elaborare soluzioni tecniche precluse alla maggior parte dei tecnici della sua epoca. Un progettista che sapeva andare oltre il suo ruolo, diventando un punto di riferimento e una fonte di ispirazione per tutte le persone che collaboravano con lui. La sua ecletticità dal punto di vista progettuale, la grande curiosità e voglia di spingersi oltre gli hanno consegnato un posto nella storia, non solo di Ferrari, ma anche dell’automobilismo sportivo”.

Il Sindaco. Anche Luigi Zironi, primo cittadino di Maranello, ha voluto il grande tecnico modenese. Ecco le sue parole: "Con la scomparsa dell’ingegner Mauro Forghieri perdiamo tutti un protagonista indiscusso e geniale dell’automobilismo sportivo. Grazie al suo carattere appassionato, sanguigno ed empatico - tanto da guadagnarsi l’affettuoso soprannome di ‘Furia’ -, Forghieri è stato uno dei principali artefici dei trionfi Ferrari, in un’epoca che ha segnato per sempre la storia della Formula Uno".