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Mobilità sostenibile
La transizione ecologica passa anche per le autostrade

Alessandro Mirra
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Mobilità sostenibile - La transizione ecologica passa anche per le autostrade

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Mobilità sostenibile - La transizione ecologica passa anche per le autostrade

Le autostrade rappresentano oggi solo il 3% della rete stradale nazionale, eppure su di esse viene effettuato circa il 30% degli spostamenti di merci e di persone. E se il settore dei trasporti ha rappresentato nel 2019 (ultimo anno prepandemico) il 27% delle emissioni totali, più dell’80% di queste proviene dai tragitti su gomma. Ecco perché anche le grandi arterie avranno un ruolo di primo piano nell’attuale corsa alla mobilità sostenibile: è quanto emerso in occasione di un incontro organizzato a Roma nella splendida cornice del chiostro del Bramante, cui ha partecipato anche Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Rete antica. “Per estensione, quella italiana è la quarta rete autostradale europea, ma in assoluto è la più complessa”, ha ricordato Ennio Cascetta, professore ordinario di Infrastrutture e sistema di trasporto. Del resto, troviamo in Italia ben 500 km di gallerie in autostrada, più di ogni altro Paese del Vecchio continente, ma anche 1.200 km di ponti. E se la Penisola inaugurava 100 anni fa (settembre 1924) la prima autostrada moderna al mondo, ovvero la Milano-Laghi, oggi deve far fronte alla rete più vetusta d’Europa.

Gli interventi necessari. A tal fine, nel corso della presentazione del volume “La rivoluzione della mobilità sostenibile parte dalle autostrada – Sicure, digitali, decarbonizzate”, edito da Il Sole 24 Ore, si è sottolineata la sussistenza di tre filoni nell’ambito del rapporto tra autostrade e mobilità sostenibile. Innanzitutto, la rigenerazione e l’ammodernamento della rete, a partire da ponti e gallerie, in modo da garantirne una fruibilità in sicurezza per i prossimi decenni e renderla compatibile con le nuove tecnologie della mobilità: si pensi, per esempio, alla guida autonoma e, in generale, alla connettività tra il veicolo e la rete stradale (V2X).

Non solo auto elettriche. In secondo luogo, è necessario potenziare la filiera dei diversi vettori energetici, a partire dai rifornimenti. Proprio su questo aspetto, si è sottolineata l’esigenza di sostenere il principio della neutralità tecnologica. Tradotto: non può essere l’auto elettrica l’unica soluzione. “Gli obiettivi che ci siamo posti per il 2030 sono difficilmente raggiungibili”, ha spiegato Federico Boschi, capo dipartimento Energia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. “Possiamo ottenere qualcosa solo con un una diversificazione delle azioni: non c’è cannibalizzazione di un’azione rispetto a un’altra”. Dello stesso avviso è Maurizio Maugeri, head of sustainable B2B Coordination Energy Evolution di Eni: nel ricordare che “le fonti rinnovabili sono interrompibili e imprevedbili”, ha sottolineato l’importanza dei biocarburanti per ovviare a tali problematiche.

In conclusione. Il terzo e ultimo filone è in realtà una sintesi dei primi due: poiché le autostrade saranno maggiormente interessate dai benefici dell’innovazione tecnologica, dalla già citata guida autonoma all’ottimizzazione dei flussi di traffico, si calcola che le politiche di intervento e di decarbonizzazione siano qui più incisive del 50-90% che sulle altre arterie. Ecco perché è necessario “adeguare la rete all’attuale rivoluzione dei trasporti”, come sottolineato dal professor Cascetta.