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Industria e Finanza

Motor Valley
La storia - finita male - della Fabbrica Bugatti di Campogalliano

Federico Fabbri
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Nel weekend di Halloween, la leggendaria Fabbrica Blu di Campogalliano, ex stabilimento Bugatti, è stata illegalmente occupata per un rave party: migliaia di persone hanno invaso i capannoni e i cortili dello storico impianto fondato da Romano Artioli, trasformando un luogo simbolo della Motor Valley in una discoteca abusiva. Ma come si è potuto arrivare a tutto questo? 

Fabbrica Bugatti, la storia di un'eccellenza

Progettata dall’architetto Giampaolo Benedini e inaugurata nel 1990, la Fabbrica Blu fu più di un impianto produttivo: fu un laboratorio d’eccellenza dove prese forma la rinascita moderna del marchio Bugatti. Qui nacque la EB110 e si concepì la EB112: due supercar visionarie con soluzioni inedite per quegli anni. Lo stabilimento era stato concepito come un campus tecnologico immerso nel verde, con officine, centro stile, reparti artigianali e spazi di rappresentanza curati nei minimi dettagli. Un unicum, riconosciuto da storici e architetti come uno dei complessi industriali più belli del Novecento italiano.

I custodi della memoria

Dopo il fallimento del 1995 - un sogno troppo ambizioso per i tempi e per le risorse disponibili, tecnicamente perfetto, ma economicamente fragile - la Fabbrica Blu non cadde nell’oblio. Per oltre vent’anni la famiglia Pavesi ne custodì gli spazi con dedizione quotidiana, trasformando un relitto industriale in un luogo vivo e rispettato. Ezio Pavesi, insieme al padre Carlo e poi al figlio Enrico, mantenne l’ordine, tagliò l’erba, riparò recinzioni, inventò piccoli sistemi di controllo per scoraggiare intrusioni. “Un luogo curato viene rispettato”, era la sua regola. E funzionava: fino al 2021 non c'è stato nessun atto vandalico, nessuna invasione. Negli anni, la Fabbrica Blu è divenuta meta di appassionati e studiosi da tutto il mondo. Migliaia di visitatori venivano accompagnati dai Pavesi alla scoperta di quel tempio dell’automobile italiana. Nel 2019 Bugatti stessa tornò a Campogalliano per presentare la Centodieci, riconoscendo ufficialmente il valore storico del sito. L’anno successivo, l’anniversario della EB110 trasformò lo stabilimento in un museo a cielo aperto, con decine di supercar arrivate da ogni parte del globo.

La vendita e l'abbandono

Nel 2022 il complesso è stato venduto all’imprenditore francese Adrien Labi, che aveva annunciato un ammirevole progetto di rilancio. Di quella promessa, però, non è rimasto nulla. Pavesi venne allontanato, gli uffici e gli arredi smantellati, gli alberi voluti da Benedini sradicati. La richiesta di tutela architettonica fu respinta dal Ministero della Cultura e lo stabilimento rimase senza custodia, senza allarmi, senza sorveglianza. In breve tempo arrivarono i furti, i vandalismi, le scritte sui muri. E infine, lo scorso weekend, il rave.

Un simbolo da salvare

Per l’associazione Bugatti Automobili Campogalliano APS, fondata dai Pavesi insieme a ex dipendenti e appassionati, quanto accaduto è il punto più basso di una lunga storia di incuria. “Tre anni di abbandono hanno cancellato ciò che 27 anni di dedizione avevano salvato”, spiegano. È nata una petizione per chiedere tutela, sicurezza e un progetto di valorizzazione del sito. Perché la Fabbrica Blu non è solo un edificio. È un frammento di ingegno e orgoglio italiani, un monumento all’industria e alla passione. Lasciarla crollare significherebbe rinunciare a un pezzo di Motor Valley, e a un sogno che merita di essere raccontato - e salvato.