Stati Uniti
Prestiti auto subprime, torna lo spettro dell’insolvenza
Cos’è un prestito auto subprime
Si tratta di un finanziamento concesso per comprare un’auto nuova o usata a chi è considerato ad alto rischio di insolvenza, perché ha una storia creditizia non ottimale (prestiti non restituiti o numerose rate consecutive pagate con forti ritardi) o non dà sufficienti garanzie di rimborso (reddito insufficiente o lavoro precario). In genere, il consumatore presente in queste “liste nere di cattivi pagatori” si orienta su macchine di seconda mano, meno care.
Due tipi di clienti
- I “prime” sono affidabili, hanno un buon credit score e solide garanzie professionali: ottengono tassi di interesse migliori, di solito fissi.
- I “subprime” non soddisfano i requisiti per ottenere il tasso “prime” per via di insolvenze passate o di una situazione finanziaria meno robusta. Per compensare il rischio più elevato assunto, le banche erogano i prestiti subprime applicando tassi di interesse molto più alti rispetto a quelli di mercato. Con un meccanismo complicato: per un certo periodo iniziale un tasso fisso già elevatissimo, poi un tasso variabile che schizza alle stelle. Sovente lo schema è ancora più complesso: una banca o un ente creditizio finanzia una concessionaria auto, che presta il denaro al cliente subprime.
Prestito auto subprime: il rischio
Come si arriva al prestito auto subprime? Di solito, il consumatore chiede un finanziamento per la vettura nuova o usata alle banche che concedono i tassi migliori: dopo aver incassato una serie di rifiuti, si rivolge a enti che erogano l’importo a tassi peggiori. Pur di avere una macchina, il cittadino accetta, magari non pienamente consapevole dei pericoli di carattere economico a cui va incontro. Il rischio è che il cliente, a un certo punto, non riesca più a pagare con puntualità le rate mensili.
Qualche minima analogia con la crisi dei mutui immobiliari subprime
Il concetto di “subprime” è legato alla crisi finanziaria globale del 2007. A cavallo del nuovo millennio, alcune banche Usa erogarono mutui immobiliari subprime, con condizioni iniziali non così svantaggiose che però si trasformavano in oneri insostenibili: per esempio, tasso fisso di partenza che diventava altissimo. Appena i tassi aumentarono e il mercato immobiliare statunitense iniziò la discesa (bolla immobiliare), moltissimi debitori subprime non riuscirono più a pagare.
Lo tsunami di insolvenze scatenò la reazione sui mercati finanziari, dove i mutui ad alto rischio erano stati cartolarizzati e venduti come titoli sicuri. Al di là di queste minime analogie, la crisi immobiliare aveva proporzioni immense con pesanti ripercussioni e fu determinata anche da un ragnatela di prodotti derivati finanziari costruiti sopra di essi: non è paragonabile ai prestiti auto subprime, di dimensioni notevolmente inferiori.