Mercato italiano
Cardinali (Unrae): "Il governo acceleri sugli incentivi"
In vista degli incentivi 2025, Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, lancia l’allarme sulle criticità dell’iniziativa varata dal ministero dell’Ambiente: nel mirino, l’eccesso di paletti per chi vorrà acquistare un’auto elettrica e l’incognita legata all’Ecoscore, che ancora non è disciplinato. E un avvertimento: se i fondi non saranno utilizzati se li riprenderà la Commissione Ue.
Dal mercato arrivano alcune chiare indicazioni. Per esempio, dopo l’impennata di inizio anno, la quota del noleggio a lungo termine è tornata sotto il 20%. Contemporaneamente c’è stata una marcata crescita delle autoimmatricolazioni, salite al 17,3% di quota...
Le autoimmatricolazioni nel mese sono salite di 5,4 punti rispetto allo scorso anno, ma restano ben 9 punti al di sotto del 2019, e in volume sono la metà di allora. Non è un fenomeno eclatante. La quota NLT è scesa già da luglio. In particolare, da vari mesi è iniziato un calo delle società captive, emanazione delle Case. Benché siano in generale multimarca, potrebbe esistere un nesso fra i due trend. Non dimentichiamo però che i dati mensili sono sempre poco rappresentativi, e agosto è un mese “anomalo”: queste considerazioni vanno prese con le molle.
E le Plug-in? C’è un effetto riforma del fringe benefit sulla recente crescita delle Phev?
Credo di sì, ma la norma impatta solo sulle auto aziendali concesse in uso promiscuo ai dipendenti. È merito anche dell’offerta di prodotto, che continua ad ampliarsi. Comunque, anche grazie a questo dato, le emissioni medie di CO2 ad agosto sono scese a 112,3 g/km, il livello più basso da quando sono monitorate.
In otto mesi il consuntivo segna -3,7%%, quarto calo consecutivo. È possibile che vi sia un effetto annuncio-incentivi sul mercato?
L’effetto annuncio esiste eccome, purtroppo, ma non dovrebbe impattare sul mercato totale: gli incentivi riguarderanno solo le auto elettriche con rottamazione e solo una fascia della popolazione. Però i mezzi di comunicazione mandano messaggi confusi e il pubblico tende a fare di tutta l’erba un fascio. Una fetta della clientela sente parlare di incentivi e li aspetta anche se vuole comprare una termica, nonostante gli operatori cerchino di fare chiarezza.
Anche stavolta gli incentivi sono stati annunciati con larghissimo anticipo…
Stavolta l’annuncio era inevitabile, perché si tratta di fondi europei dirottati da un altro capitolo del Pnrr, quello - fallimentare - delle infrastrutture di ricarica. Quindi questa operazione doveva passare necessariamente dalla Commissione Ue seguendo un iter “pubblico”.
Sì, ma gli annunci continuano…
In effetti secondo me, prima di richiedere ufficialmente a Bruxelles la modifica del Pnrr, il governo avrebbe dovuto approntare tutto lo schema operativo. Invece la stesura del decreto, ora alla Corte dei Conti, è avvenuta solo dopo e ha richiesto molto tempo. E finché non c’è il decreto non si inizia a sviluppare la piattaforma informatica. Oltretutto è stato stravolto il sistema, prevedendo l’erogazione diretta dei bonus all’acquirente anziché tramite il venditore, ed è stata incaricata Consip anziché Invitalia, che gestendo l’Ecobonus dal 2019 aveva il know-how per procedere speditamente. Magari queste complicazioni si potevano evitare.
C’è una possibilità che l’iniziativa parta a settembre?
No, ormai si va a ottobre, ma molti media parlano ancora di settembre, generando ulteriore confusione.
Il bonus è alto, ma i paletti sono tanti e stretti. Qualcuno ipotizza che siano stati messi apposta per far fallire l’iniziativa…
Non credo. So che c'è stata una dura negoziazione con la struttura tecnica della Commissione dedicata al Pnrr ed è stato contrastato ogni tentativo di allargare le maglie.
Sì, ma se l’obiettivo è ambientale, ossia sostituire una vecchia auto termica con una nuova elettrica, le maglie dovrebbero essere più larghe, no?
Vero, ma senza limite Isee il governo avrebbe prestato il fianco all’accusa populistica di sovvenzionare i ricchi. Ci vedo un tentativo di evitare le critiche di chi considera gli incentivi soldi sprecati.
Ma siamo sicuri che il maxi bonus induca i redditi medio-bassi con una vecchia macchina da rottamare ad abbracciare l’elettrico?
A giugno 2024 avevamo scommesso contro l’extra bonus previsto per persone fisiche con Isee sotto i 30.000 euro. E invece usufruì dei maxi-contributi quasi metà degli acquirenti di auto con emissioni tra 0 e 20 g/km a fronte di rottamazione, accelerando l’esaurimento dei fondi, che durarono poche ore. Stavolta l’incentivo è solo per emissioni zero, ma è presumibile, o almeno auspicabile, che con la clientela a basso reddito funzioni ancora.
Quindi avrà successo l’iniziativa?
Difficile dirlo, perché ci sono altri paletti, come le Aree urbane funzionali dell’Istat. Il requisito nasce dalle procedure di infrazione per la qualità dell'aria, ma non capisco perché un pendolare residente appena fuori dall’area funzionale, che ci entra in auto tutti i giorni, non abbia diritto all’incentivo. C’è un tema di equità, oltre che di efficacia della misura. Per non parlare dell’Eco-score…
Che non si è capito come dovrebbe funzionare…
Appunto. È previsto nella norma, ma non conosciamo il criterio con cui stabilire quali modelli sono dentro e quali fuori. La Francia, a cui ci si ispira, ha impiegato tempo per approntare il suo algoritmo. Nato, peraltro, come misura anti-cinese prima che l'Unione varasse i dazi sull’import di Bev. Se venisse semplicemente copiato sarebbe un paradosso, perché avvantaggerebbe il Made in France: un parametro chiave sono infatti le emissioni nella generazione dell’energia elettrica impiegata per produrre le auto, e favorirebbe il nucleare d’Oltralpe. Se invece si vuole studiare un sistema “autarchico” oggettivo e trasparente, servirà altro tempo. Altrimenti, si rischiano controversie con i marchi penalizzati in modo arbitrario. In ogni caso, per fare del protezionismo ammantato di ambientalismo si riduce la platea dei modelli, alzando il rischio di non utilizzare tutti i fondi.
Ma insomma, secondo lei gli incentivi funzioneranno oppure no?
L’operazione dovrebbe riguardare 39 mila Bev in 10 mesi, più di tutte quelle immatricolate nella prima metà del 2025, noleggio incluso, senza vincoli di prezzo, reddito, residenza e rottamazione. Considerando che 600 milioni sono il triplo dei fondi 2024, il rischio di non riuscire a spenderli è concreto. E gli avanzi di questa operazione non possono essere destinati ad altro: se non funzionerà, i soldi torneranno a Bruxelles.