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Cronaca

Educazione stradale
Più consapevolezza, più sicurezza

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Educazione stradale - Più consapevolezza, più sicurezza

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Educazione stradale - Più consapevolezza, più sicurezza

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Educazione stradale - Più consapevolezza, più sicurezza

“A volte lo dimentichiamo, ma anche le persone con disabilità sono utenti della strada e hanno il diritto come il dovere di comportarsi correttamente, così da non mettere a repentaglio la loro stessa incolumità e quella di chi incontrano”. Francesco Cesarino, direttore sanitario del Centro Anffas di Ostia, da anni si occupa di persone con disabilità intellettive o relazionali. La struttura ha deciso di dar vita a un raro corso di educazione stradale: E-Motus, questo il nome, ha il duplice obiettivo di sensibilizzare le regole del Codice, ma anche di insegnare nuove abilità attraverso le semplici attività della vita quotidiana. Attraversare un incrocio correttamente, riconoscere i segnali stradali, saper leggere un semaforo, ma anche prendere l’autobus o comprare il biglietto non sono, infatti, operazioni tanto banali: “Il progetto è partito a fine 2015 con l’intento di fornire a quelli che noi chiamiamo ‘ragazzi’, anche se hanno più di 40 anni, conoscenze e abilità trasversali inerenti l’orientamento sul territorio di appartenenza (il X Municipio di Roma, ndr), l’educazione stradale di base, la conoscenza del proprio schema corporeo e lo sviluppo dei concetti di pericolo e messa in sicurezza”, spiega Fabrizio Belelli, operatore del centro nonché promotore del corso.

Simulazioni. Con l’aiuto di neuropsichiatri ed educatori professionali, gli ospiti hanno anche realizzato strisce pedonali, cartelli e segnali stradali, semafori, persino fermate dell’autobus e una piccola macchina in 3D, usando forbici, carta e righello. Il risultato è stato una sorta di città in miniatura in cui potersi esercitare percorrendo tragitti dotati di tutti gli elementi previsti dall’educazione stradale di base, per simulare quello che poi realmente accade sulle strade. Alla fase di laboratorio, infatti, è seguita quella, importante, di esperienze sul campo dove i pazienti Anffas hanno messo in atto quanto imparato in aula. “Questo progetto ha il merito di attivare dei meccanismi cognitivi che lavorino sia sul senso di orientamento, sia sul prendere coscienza del corpo che si muove in uno spazio: concetti che, per chi non ha mai avuto modo di sperimentarli, non sono così elementari”, spiegano gli operatori.

E-Motus. Il corso si concluderà con la pubblicazione di un vademecum, scritto con linguaggio semplificato, che sarà messo a libera disposizione di chi ne farà richiesta. “Sarà presente anche una sezione dedicata alle esperienze reali che i nostri utenti hanno fatto attraverso la partecipazione al laboratorio itinerante”, momento che ha consentito di verificare le tante barriere presenti in una città come Roma. “I problemi principali li abbiamo riscontrati alle fermate della metropolitana, spesso gli ascensori erano rotti e questo creava difficoltà a chi era in carrozzina”, spiega ancora Belelli. “I ragazzi hanno vissuto nel corso di questi mesi sulla propria pelle le contraddizioni di una società che attraverso le convenzioni attribuisce alle persone con disabilità gli stessi diritti degli altri, ma che nella pratica nega anche il diritto di muoversi liberamente sul territorio”.

Manuela Boggia