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Pikes Peak
Trionfo per Dumas e la Volkswagen elettrica

Carlo Cavicchi
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Romain Dumas

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Pikes Peak - Trionfo per Dumas e la Volkswagen elettrica

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Pikes Peak - Trionfo per Dumas e la Volkswagen elettrica

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Simone Faggioli

I record esistono per essere battuti, però quello di Loeb con la Peugeot alla leggendaria Pikes Peak pareva impossibile anche solo da avvicinare. Invece sulla “Salita alle nuvole”, la cronoscalata più famosa al mondo, il prototipo elettrico I.D. R della Volkswagen l’ha abbassato, ma è più corretto dire demolito, di oltre 16 secondi.

Al volante il francese Romain Dumas che rimane uno dei piloti più vittoriosi ed eclettici al mondo e che in Colorado aveva già vinto tre volte. Il suo missile silenzioso, con due motori elettrici da 250 kw, equivalenti a 680 CV, è andato oltre ogni attesa tanto che le magliette già preparate dalla Volkswagen recitano nuovo record elettrico e non assoluto ritenendo anche in seno al team quasi impossibile l’impresa. Per la casa tedesca, stante l’eco mediatico che ha questa corsa negli Stati Uniti, significa aver messo in piedi un’operazione di marketing mica da ridere dopo l’infortunio legato al Dieselgate, e apre al meglio la via alla rivoluzione elettrica che partirà l’anno prossimo con i modelli di serie.

L'Italia in gara. Quello che va rimarcato con forza e che comunque c’è stata molta Italia in questa impresa, perché questa straordinaria vettura ha goduto di una carrozzeria realizzata a Parma dalla Ycom e di tutto lo studio aerodinamico in galleria del vento da parte della Dallara. E tanta Italia c’è stata anche in gara grazie al nostro Simone Faggioli, re delle cronoscalate grazie ai suoi 10 titoli europei e ai 12 nazionali. Simone era alla sua prima volta e guidava un prototipo Norma (costruttore transalpino) mosso da un motore Nissan con teorici 680Cv. Una vettura gemella a quella con cui nelle ultime due edizioni il solito Dumas aveva battuto tutti.

Sottolineare che Faggioli è stato 32 secondi più veloce rispetto al tempo dello scorso anno ottenuto da Dumas dà già il senso del capolavoro, ma non dice tutto. Purtroppo il nostro eroe nei tre giorni di prove aveva rotto tre propulsori ed è partito con un quarto rimesso insieme alla belle e meglio con i pezzi degli altri. Un motore che è scattato tossicchiando e che nel finale è stato portato al traguardo in maniera a dir poco conservativa sé è vero che negli ultimi due minuti di gara ha lasciato per strada ben 14 secondi rispetto alla vettura che ha vinto. Di sicuro con un mezzo a posto anche Faggioli sarebbe sceso sotto il tempo record di Loeb, ma per sorprendere il mondo dovrà aspettare un solo anno, perché di sicuro ritornerà con tanta esperienza in più. In gara le vetture con grossi motori biturbo da oltre 1.000 CV si sono sprecate, ma si sono messe tutte dietro e con distacchi notevoli. Su una piccola Ford Fiesta ST del 2012 da 250 CV noleggiata da un preparatore locale c’era anche un altro pilota italiano non più di primo pelo e ben conosciuto nel giro delle corse in salita nazionali, Giorgio Leporati. Pure lui debuttante si è difeso al meglio festeggiatissimo dagli oltre trentamila spettatori lungo il percorso, un tormentato serpentone d’asfalto che partiva da quota 2800 metri per arrivare agli oltre 4300 in vetta.