Scania, la guida dell'elettrico e dell'ibrido-diesel
Effetto go-kart. Bruciare in accelerazione gli altri camion al semaforo non è certo il compito di un elettrico, la cui guida deve invece ottimizzare i consumi d’energia. Ma gli elevati livelli di coppia disponibili già allo spunto e i due rapporti, che permettono un’erogazione quasi senza soluzione di continuità fino alla velocità massima, possono portare a lasciarsi prendere la mano. Tanto nelle partenze da fermo quanto nella ripresa da bassa velocità il 25 P della nostra prova (il numero della sigla indica la classe di potenza tra 201 e 250 kW) si è mostrato molto brillante, in grado di seguire il flusso del traffico senza rallentarlo. Il freno rigenerativo è molto efficiente, e funge ottimamente da retarder anche se tale non è: il comando è lo stesso del diesel e la sensazione pure, ma non c’è un freno elettromagnetico, sostituito da un intervento del sistema di gestione del motore. La precisione di guida è tipicamente Scania, così come le regolazioni di piantone dello sterzo e sedile di guida con escursioni molto ampie, con il volante che passa dal “quasi orizzontale” al “quasi verticale”. La tenuta di strada è persino migliore del diesel, grazie al peso dei pacchi batterie sistemati non soltanto nell’ex vano motore ma anche tra i longheroni del telaio (per questo la capacità di stoccaggio è subrordinata al passo). I comandi sono tutti a portata di mano, come ci hanno abituato le cabine P ed L che non sono variate nel passaggio ai volt. Ma quello che realmente impressiona è la totale assenza di vibrazioni e di rumori che non siano quello di rotolamento dei pneumatici (e un lieve sibilo). Al termine di un ciclo di lavoro - questo camion può compierne almeno due completi al giorno, tempi di ricarica inclusi - l’autista arriva molto più rilassato. E minor stress significa anche maggiore sicurezza.
Danilo Senna
Estratto del primo contatto pubblicato su tuttoTrasporti di novembre 2021, n. 454.