Ferrari Testarossa - Mito da 40 anni - FOTO GALLERY
Omaggio al passato. La Testarossa aveva un’architettura a motore centrale, con un boxer 12 cilindri dalle caratteristiche testate verniciate in rosso, per rendere omaggio alla gloriosa 250 TR (Testa Rossa) degli anni Cinquanta che ha vinto tre edizioni della 24 Ore di Le Mans (1958, 1960 e 1961).
Il debutto a Parigi. La Ferrari Testarossa (Tipo F110) è stata presentata per la prima volta al Salone dell'auto di Parigi del 1984 come erede della 512 BB (Berlinetta Boxer), prodotta dal 1973.
Il motore è al posto giusto. In comune con la BB la Testarossa aveva la posizione centrale posteriore del motore, che permetteva una migliore stabilità, soprattutto in curva. La ripartizione dei pesi era del 40% all’anteriore e del 60% al posteriore.
Stile Pininfarina. Il design è firmato Pininfarina, con un team coordinato dall’ingegner Leonardo Fioravanti, già autore di tante altre Ferrari di quegli anni (tra cui la 365 Daytona, la P5 e P6, la 308 GTB, la 348 e la stessa 512 BB).
Inconfondibile. La fiancata con le griglie lamellari, assente nei progetti iniziali, è diventata uno degli elementi caratteristici della Testarossa, emblema del linguaggio stilistico di quegli anni. Il Cx di 0,36 (inferiore a quello della rivale Countach) ha reso inutile la presenza di spoiler posteriori, a beneficio della pulizia della linea.
Un solo specchietto. La Testarossa aveva un solo specchietto retrovisore, posto nella parte alta del montante anteriore: una soluzione originale, ma criticata da chi pensava che potesse creare squilibri aerodinamici alle alte velocità. Dal 1987 si passò a una soluzione con due specchietti, uno per lato, montati più in basso.
Il motore. Il propulsore a 12 cilindri ad angolo piatto aveva una cilindrata di 4.943 cm3 ed era montato longitudinalmente, con 4 valvole per cilindro e lubrificazione a carter secco. La potenza era di 385 CV a 6.300 giri/min, con una coppia massima di 490 Nm a 4.500 giri/min. La Ferrari Testarossa accelerava da ferma a 100 km/h in 5,8 secondi, fino a raggiungere una velocità massima di 290 km/h.
Meno caldo a bordo. I doppi radiatori laterali erano vicini al motore, al posto dell’unico radiatore anteriore della BB: una soluzione che ha permesso di eliminare molte delle tubature che attraversavano l’abitacolo, scaldandolo. La sezione posteriore più larga contribuiva inoltre ad aumentare stabilità e maneggevolezza.
Grande e spaziosa. La Testarossa era larga quasi due metri (1.976 mm) e aveva un passo di 2.550 mm. Misure che hanno permesso di ottenere un bagagliaio più grande all’anteriore e un piccolo spazio supplementare in abitacolo, dietro i sedili.
Migliore accessibilità. Nella nuova Ferrari aumentava anche lo spazio per la testa, cosa che rendeva più facile “calarsi” a bordo di un’auto che accoglieva gli occupanti in un abitacolo opulento, ma con elementi semplici e tradizionali, senza grandi raffinatezze elettroniche. La seduta era molto distesa, quasi da monoposto; ben imbottiti i sedili, in grado di trattenere gli occupanti anche nelle curve più veloci.
Non al top per praticità. Se volante e cambio erano ben collocati, più difficile era azionare velocemente e senza errori i tanti pulsanti e levette per alzacristalli elettrici, climatizzatore ecc. sulla console centrale. La strumentazione, completamente analogica, con elementi circolari, si leggeva sempre molto bene.
Schema familiare. Riprendendo lo schema della Berlinetta Boxer, la Ferrari Testarossa aveva sospensioni anteriori e posteriori a doppio braccio oscillante.
Pensata per i meccanici. Trasmissione e sospensioni della Testarossa erano state progettate per poter essere rimosse in blocco, e agevolare le operazioni di manutenzione del motore. Nel 1988 i cerchi sono passati dalla configurazione monodado a quella tradizionale di Ferrari a cinque bulloni. I pneumatici anteriori erano 225/50 VR 16, i posteriori 255/50 VR 16.
Nessuna gara. Nonostante la Testarossa potesse vantare una tenuta di strada decisamente superiore rispetto alla precedente 512 Berlinetta Boxer, la nuova Ferrari non partecipò mai ad alcuna competizione motoristica: gli scarsi risultati ottenuti dalla BB convinsero la dirigenza di Maranello a concentrarsi su altro.
La numero 62897. La Ferrari Testarossa con questo numero di telaio è l’unica versione Spider mai realizzata: commissionata nel 1986 da Gianni Agnelli, allora presidente della Fiat, era verniciata in Argento Nurburgring, con interni rivestiti in pelle “Magnolia” e una sottile striscia blu che correva appena sopra il fondo vettura. La capote era di colore bianco. Il logo Ferrari era in argento massiccio (sulla tavola periodica il simbolo dell’argento è Ag, come le iniziali dell’avvocato).
Spider non ufficiali. Nonostante le tantissime richieste di produrre una Testarossa Spider, la Ferrari si rifiutò di realizzarla per l’eccessivo impegno richiesto nella progettazione. Alcune carrozzerie come la stessa Pininfarina, ma anche Pavesi, Straman, Lorentz&Rankl (nella foto) e Koenig Specials convertirono alcuni esemplari su richiesta dei clienti, ma nessuno venne mai riconosciuto ufficialmente da Maranello.
Le due “eredi”. Il nome Testarossa è uscito ufficialmente dai listini nel 1991, ma la produzione della granturismo di Maranello è proseguita fino al 1996, con le due varianti 512 TR e F512 M. In totale, ne vennero realizzate quasi 10 mila.
Ferrari 512 TR. Presentata al Salone di Los Angeles del 1992, la 512 TR (che sta per Testa Rossa) aveva una linea leggermente rivista in alcuni dettagli, interni completamente rinnovati e una meccanica nuova, che migliorava la distribuzione dei pesi. Il 5.0 V12 era lo stesso, ma ampiamente rielaborato: la potenza massima saliva a 422 CV, e lo 0-100 era coperto in 4,8 secondi. La velocità massima superava il ''muro'' dei 300 all’ora: 313,8 km/h.
F512 M. Presentata due anni più tardi al Salone di Parigi, la F512M (che sta per Modificata) cambiava look, con l’anteriore ispirato alla nuova F355 e i fari rettangolari sostituiti da quattro tondi al posteriore. L’ultima evoluzione del V12 originale erogava 434 CV a 6.750 giri/min, la coppia massima era di 500 Nm a 5.500 giri/min. L’accelerazione da 0 a 100 km/h era coperta in 4,7 secondi, e la velocità massima di 315 km/h.
Icona pop. Protagonista dei poster nelle camerette degli adolescenti di quegli anni, la Testarossa è diventata un’icona pop degli anni Ottanta, grazie anche alla popolarità di alcuni celebri proprietari: tra questi Elton John, Alain Delon, O.J. Simpson, Rod Stewart, Michael Jordan, Mike Tyson, Dr. Dre e MC Hammer.
La star di Miami Vice. La consacrazione arriva nel 1989, quando Don Johnson guida una Testarossa bianca all’inizio della terza stagione della serie Miami Vice di Michael Mann. I due esemplari usati per le riprese, donati direttamente dalla Ferrari, erano originariamente di colore nero, ma vennero dipinti di bianco per esigenze di copione: molte delle scene in cui compariva erano ambientate di notte. La Testarossa sostituiva la replica della Ferrari 365 GTS/4 usata nelle prime due stagioni.
Le fuoriserie e le speciali. La Ferrari F90 è stata sviluppata in gran segreto: realizzata in sei esemplari per il Sultano del Brunei, utilizzava il telaio della Testarossa (con i radiatori spostati nella parte anteriore dell’auto), sul quale Pininfarina ha realizzato carrozzeria e interni del tutto inediti.
Formula Zagato '93. Progettata da Ercole Spada per la Zagato, nel 1994 è anche stata rielaborata e riverniciata in rosso, e per l’occasione ribattezzata ES1 in onore del suo progettista.
Ferrari FX. Ancora commissionata alla Pininfarina dal Sultano del Brunei nei primi anni Novanta, si caratterizzava per il nuovo frontale e per gli interni ridisegnati. Al V12 venne abbinato un cambio sequenziale a 7 marce derivato da quello usato sulle Williams di Formula Uno di quegli anni. La FX raggiungeva i 330 km/h di velocità massima.
Pininfarina Mythos. Nel 1989 viene presentata la Mythos, disegnata da Pietro Camardella per Pininfarina. Un’auto ad alte prestazioni dalla tipica forma a cuneo, scoperta, e con le medesime soluzioni meccaniche della Ferrari Testarossa.
Ferrari Testa d’Oro. Nello stesso anno lo scultore e designer Luigi Colani presentava un prototipo estremo nelle linee e nella meccanica: basato su una Testarossa elaborata Lotec, aveva un V12 da 750 CV e 900 Nm di coppia. Nel 1991 ha raggiunto la velocità massima di 351 km/h.
Prodotta tra il 1984 e il 1991, la Ferrari Testarossa è una delle più celebri e amate icone dell’automobilismo moderno. Ne sono stati realizzati circa 10 mila esemplari: incalcolabili, invece, quelli raffigurati sui poster appesi nelle camerette di una giovanissima generazione di appassionati. Nel 2024, la gran turismo di Maranello compie quarant’anni: ne ripercorriamo la storia nella galleria fotografica qui sopra.