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Tra i cordoli di Imola con le RS

Federico Giavardi
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La Piratella, le Acque Minerali e la Tosa, curve da sogno per gli appassionati di motori, che sono diventate il palcoscenico ideale per mettere a dura prova le esponenti della gamma RS di Audi. Tra i cordoli della Nürburgring italiana - a definirla così è stato Dindo Capello (istruttore d’eccezione del track day) - abbiamo quindi assaggiato le prestazioni al limite della RS3, della R8 e della RS e-tron GT, per capire a fondo come cambia la guida sportiva in questo viaggio tra bielle, pistoni ed elettroni.

Goduria a dieci cilindri. Si parte subito con la supercar per antonomasia della Casa, la R8. Già dalla pit lane la sinfonia del 5.2 pervade l’abitacolo, con le vibrazioni sonore del V10 che salgono lungo la schiena: brividi, nonostante il caldo. Da qui si entra poi in pista per procedere con l’esercizio di lead and follow, con l’istruttore davanti che indica le traiettorie e il punto di corda lungo le montagne russe della pista emiliana. Dal Tamburello alla Rivazza, dove si gusta, si vive, la precisione della vettura. Alla Tosa poi la nota più appetitosa: in uscita nella curva più lenta, si sente la spinta del V10 che sembra non finire mai, fino allo scollinamento della staccata della Piratella. Peccato che dopo 17 anni di onorata carriera, la R8 sia destinata a lasciarci, con la sua corsa giunta ormai ai titoli di coda.

Performance nel silenzio. E lasciandoci alle spalle il passato, è ora il momento di una bella dose di adrenalina in formato elettrico, saltando a bordo della RS E-tron GT. Piatta e reattiva nel complesso, il punto di corda si trova infatti con facilità, per poi in uscita di curva sfruttare la vagonata di coppia (830 Nm) dei due esuberanti motori elettrici, che forniscono in totale ben 646 cavalli (con boost) alla piattaforma. Una grande potenza quindi, sfruttabile per andare forte.

Cinque cilindri indiavolati. Dulcis in fundo: la RS3 Sportback. Numeri tutti tondi per lei: 400 cavalli, 500 Nm di coppia e il celebre 2.5 litri cinque cilindri lì, dentro il cofano. Voglio essere sincero, durante le sessioni in pista è stata quella che mi ha regalato più soddisfazioni: divertente, agile, ti accompagna nella ricerca del limite. Poi il torque splitter sull’asse posteriore (sistema che attraverso due frizioni elettroidrauliche può distribuire tutta la coppia anche su una singola ruota) dà un comportamento sovrasterzante alla vettura che asseconda i più disperati desideri di guida, e che soprattutto aiuta a chiudere la traiettoria. Emozioni pure, quindi, che la proiettano di diritto nel garage delle instant classic.

Dindo Capello ci racconta la pista. Coach d’eccezione della giornata, il tre volte vincitore di Le Mans Dindo Capello, che ci ha spiegato come affrontare al meglio la pista: “Imola è una delle piste più belle e più difficili su tutto il panorama internazionale: è un circuito che piace a tutti i piloti perché hai dei cambi di pendenza importanti e dei punti di frenata incredibili. Inoltre, è il tracciato nel campionato di Formula 1 più impegnativo per quanto riguarda i consumi e i freni. Andare forte qui è un misto tra aggressività e precisione, però bisogna tenere a mente che non bisogna esagerare sull’impianto frenante. Va gestito nelle sollecitazioni perché le gare sono lunghe e finiscono sotto la bandiera scacchi: Imola non perdona.”