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Formula 1
Donington 1993, Ayrton Senna e il Giro degli Dei

Davide Reinato
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Formula 1 - Donington 1993, Ayrton Senna e il Giro degli Dei

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Formula 1 - Donington 1993, Ayrton Senna e il Giro degli Dei

Trent'anni fa, in un’umida domenica di Pasqua, Ayrton Senna scrisse sull’asfalto bagnato di Donington Park uno dei suoi migliori capolavori. Un'ode alla passione e al coraggio che ancora oggi, tre decenni dopo, continua a far battere il cuore di ogni appassionato di Formula 1.

L’unica di Donington. Il Gran Premio d’Europa è il terzo round della stagione 1993. Per Ayrton, quel circuito ha un posto speciale nel suo cuore, perché proprio tra quelle curve aveva guidato per la prima volta una monoposto di F.1, dieci anni prima. Nonostante il meno potente V8 Ford, il brasiliano è fresco di vittoria nella sua Interlagos, davanti ai suoi tifosi, e sa che solo la pioggia gli può dare l’opportunità di puntare al bis in quella occasione. In qualifica, la Williams lascia intendere che in condizioni normali, non ce n’è per nessuno: pole di Prost e prima fila di Damon Hill. Senna è solo quarto, alle spalle della Benetton di Michael Schumacher. Ma la domenica la storia è completamente diversa e Donington accoglie il circus con il tipico meteo inglese: vento, nebbia e pioggia intermittente.

Oltre ogni limite. La gara inizia sotto una fastidiosa e incessante pioggerellina che scalda solo il cuore di Senna. In quelle condizioni, Ayrton si esalta. Allo spegnersi dei semafori, Prost e Hill scattano bene e mantengono le rispettive posizioni, mentre Senna resta bloccato alle spalle di Schumacher e viene sopravanzato anche da Karl Wendlinger. Il brasiliano è quinto, ma il coup de théâtre è imminente: Ayrton non si lascia intimidire e si lancia all’inseguimento degli avversari sfoderando un controllo impressionante della vettura, proprio mentre il compagno di squadra Andretti si insabbia rovinosamente fuori pista. Senna sorpassa uno a uno gli avversari, fino a sbarazzarsi anche di Prost, chiudendo da leader il primo giro della gara. Ma lo spettacolo di Ayrton è appena iniziato. Il tempo è incerto, la pioggia va e viene, costringendo i piloti a una serie infinita di pit-stop. Nulla mette in discussione il dominio del brasiliano che conclude i 76 giri di gara doppiando tutti, Hill (secondo al traguardo) escluso, ma con un ritardo di 83 secondi. Un’infinità.

Quell’astuto 57° giro. 1:18.029 è il giro più veloce della gara, segnato dalla McLaren Ford di Senna. Un crono di due secondi più veloce di tutti gli altri. Superiorità tecnica? Non proprio. A quei tempi non c’era alcun limite di velocità ai box e Ayrton aveva intuito che avrebbe potuto sfruttare la conformazione dell’ingresso dei box per rosicchiare metri alla pista e guadagnare qualcosina. Così, al cinquantasettesimo passaggio della gara, entra in corsia box senza però fermarsi al garage. Ma l’obiettivo non era tanto segnare il giro record, ma capire se quella sua intuizione fosse corretta. A svelare il retroscena di quella mossa di Ayrton è stato poi l’amico e commentatore di TV Globo, Galvão Bueno: “Dopo la gara Ayrton ci ha detto che è passato attraverso la corsia box per capire quanto poteva guadagnare, perché se avesse dovuto superare di nuovo Prost durante la corsa, avrebbe usato quella scorciatoia. Ed è così che quella è diventata l’unica gara nella storia del motorsport in cui il giro veloce è stato fatto passando dalla corsia dei box!”.

Il più grande. Ancora oggi il commento più significativo di quell’epica domenica rimane quello del compianto Stirling Moss che chiosò: “Con questa gara, Ayrton si consacra definitivamente come il più grande pilota di tutti i tempi. Dopo Fangio e Clark, sarà lui il punto di riferimento per la prossima generazione di piloti”. E non si è sbagliato.