Damon Hill
Nella storia della Formula 1 ci sono delle coppie padre-figlio che hanno scritto pagine memorabili di questo sport. Quando si parla di Damon Hill, la memoria non può che andare indietro fino recuperare i ricordi di papà Graham, leggenda di questo sport e due volte iridato nel '62 e nel '68.
Le origini. Proprio grazie alla brillante carriera del papà, Damon Hill- inglese, Classe 1960 - cresce in condizioni particolarmente agiate e studia nelle migliori scuole inglesi. Il destino però si porta via papà Graham in un incidente aereo e la famiglia Hill è costretta a ridimensionare il proprio tenore di vita. Durante l'adolescenza, Damon sente nascere l'amore per il motorsport: prima si cimenta con successo nelle competizioni a due ruote e poi, spinto dalla madre Betty, con le auto. Tra una gara e l'altra, il giovane Hill si rimbocca le maniche e lavora come corriere, per finanziare la propria carriera senza gravare sulla famiglia.
I primi successi. Nel 1984 arriva la svolta: debutta e vince nella Formula Ford 1600, collezionando anche altre cinque vittorie durante quella stagione. Il ragazzo ha talento, ma la difficoltà nel trovare sponsor gli tarpa le ali. Nonostante tutto, riesce a farsi strada in Formula 3. Nel prestigioso GP di Macao arriva secondo, conquistandosi un test al volante della Benetton-Ford di Formula 1. Passa poi in Formula 3000, dove su 28 gare non riesce a vincerne neppure una: viene comunque ingaggiato come collaudatore dalla Williams, allo scopo di lavorare allo sviluppo delle sospensioni attive della FW14 al fianco di Patrick Head. Un'occasione niente male, considerando che quel lavoro consente a Damon di fare più di 11 mila chilometri di test sulla Williams e di dimostrare di saper tenere il ritmo di Mansell e Patrese, titolari quell'anno.
Il debutto in F1. Mentre ricopre il ruolo di collaudatore della Williams, arriva l'opportunità di fare esperienza anche in gara prendendo il posto di Giovanna Amati alla Brabham. Damon ha già 32 anni e si ritrova tra le mani una vettura con motore Judd che semplicemente non è competitiva, tanto da non permettergli neanche di qualificarsi in diverse occasioni. Ma nel 1992 alla Williams arriva Prost e Hill rappresenta il compagno ideale per il francese, un pilota veloce ma non troppo scomodo, uno che non gli avrebbe messo i bastoni tra le ruoti per la caccia del campionato. Quell'anno, Prost conquista il suo quarto e ultimo titolo iridato e Hill si toglie la soddisfazione di mettere in bacheca ben tre successi e sette piazzamenti a podio che lo fanno chiudere terzo nel Mondiale.
La lotta per il titolo. Il 1994 è un anno difficile per la Williams: il regolamento vieta l'uso delle sospensioni attive e la FW16 affidata ad Ayrton Senna e Damon Hill non è chiaramente all'altezza delle vetture precedenti. Nel tragico weekend di Imola, Senna perde prematuramente la vita a causa del cedimento del piantone dello sterzo. La squadra è orfana del suo campione e Hill - destinato a essere una seconda guida - diventa di colpo l'unico a poter tenere vive le speranze della squadra e dare filo da torcere alla Benetton di Michael Schumacher. Sorprendentemente, Hill riesce a imporsi in Spagna, In Inghilterra e poi ancora in Belgio e in Italia, mentre Schumacher viene squalificato per due gare proprio a Silverstone, a causa di un comportamento scorretto durante il giro di rientro. I due arrivano a giocarsi tutto all'ultima gara. La pressione gioca un brutto scherzo a Schumacher che commette un errore e finisce largo in una curva, rompendo la sospensione posteriore destra della sua Benetton. Hill lo insegue da vicino, si lascia travolgere dalla foga e si butta dentro in curva per superare subito il tedesco, ma i due si toccano. Schumacher finisce la sua corsa contro il muro, mentre Hill rientra ai box con la speranza di poter sistemare il danno e ripartire. A quel punto arriva la doccia fredda: i meccanici gli fanno cenno che è finita, il braccetto della sospensione è andato. Addio sogni di gloria, il titolo è di Schumacher.
L’anno buono. La storia si ripete nel 1995, ma questa volta i troppi ritiri della Williams lasciano via libera a Schumacher, che conquista a mani basse il suo secondo titolo. Per il 1996, le cose si mettono per il meglio in casa Williams. La squadra schiera due figli d'arte: Damon Hill e Jacques Villeneuve, figlio dell'indimenticabile Gilles. Fin da subito appare chiaro che questo è l'anno buono: Hill vince sei delle prime nove gare e Schumacher, questa volta, non è una minaccia seria per il titolo, perché impegnato con una Ferrari nel caos e totalmente da rilanciare. La spina nel fianco diventa Jacques, capace di tenere il passo del più esperto compagno di squadra, ma alla fine dell'anno è Damon Hill il campione del mondo, così come lo era stato il papà Graham.
Il ripiego. Nonostante l'idillio per il titolo, non manca qualche dissapore tra la Williams e Damon Hill. Sul tavolo delle trattative si inseriscono anche McLaren e Ferrari, ma alla fine Hill trova un accordo solo con la Arrows, sostenuta dalla Yamaha che quell'anno fornisce il motore. Peccato che proprio quel propulsore sia poco competitivo e Damon riesca a vedere il traguardo solamente in nove gare. La sua migliore occasione di quell’anno arriva in Ungheria_ rischia di conquistare una clamorosa vittoria, salvo poi cedere il comando alla Williams di Villeneuve a causa di un problema tecnico alla sua Arrows. Il suo secondo posto più amaro.
La parentesi Jordan e il ritiro. Nel biennio successivo, Damon Hill accetta l'offerta della Jordan Grand Prix grazie alla quale torna a mettere in luce talento e determinazione, soprattutto nella seconda metà del '98. Nel caotico GP del Belgio di quell'anno, Hill vince la gara davanti al compagno di squadra Ralf Schumacher regalando alla Jordan la sua prima vittoria in F.1. Nel 1999 un calo anomalo: mentre il compagno di squadra Frentzen riesce a vincere due GP, per Hill arrivano solamente sette punti in classifica. Una prestazione che lo convince a dire addio alla Formula 1 al termine della stagione, dopo aver vinto 20 GP, conquistato 40 podi e 20 pole position.