Alfa Romeo - Le leggendarie Quadrifoglio - FOTO GALLERY
Da corsa. Nel 1921 viene presentata al Salone di Londra l’Alfa Romeo RL, un nuovo capolavoro del progettista piacentino Giuseppe Merosi. La vettura adotta un sei cilindri di 3.0 litri da 56 CV ed è in grado di raggiungere i 110 km/h.
Un successo. Di quest’auto vengono realizzate due versioni alleggerite a 980 kg per la Targa Florio. Di fatto, una scelta vincente: a bordo della RL Ugo Sivocci trionfa alla XIV edizione, quella del 1923, sfoggiando sulla vettura un bel quadrifoglio verde su sfondo bianco come portafortuna. Ed è così che nasce la storia Quadrifoglio Alfa Romeo, con la prima vittoria del Biscione sul Circuito delle Madonie.
La tragedia. Purtroppo, ad alimentare il mito di tale portafortuna arriva un tragico incidente: l’8 settembre del 1923, durante le prove del Gran Premio d’Europa, Ugo Sivocci perde la vita a Monza. Il pilota, che dalla Targa Florio in poi aveva sempre sfoggiato quel Quadrifoglio Verde, ne aveva al contrario fatto a meno in quell’occasione, perché non c’era stata possibilità di verniciare il simbolo sulla carrozzeria.
La modifica. Da allora, il Quadrifoglio Verde sarà un portafortuna immancabile sulle auto da corsa del Biscione, ma in una versione modificata: al rombo bianco viene sottratto un angolo come rappresentazione simbolica della scomparsa di Sivocci, e diventa così un trilatero. Nella foto, l’Alfa Romeo P2 progettata da Vittorio Jano, che trionferà in una lunga serie di Grand Prix tra il 1924 e il 1930.
Il Circus. Il Quadrifoglio Verde, ovviamente, sarà presente anche sulle vetture delle prime due stagioni del Campionato mondiale Formula 1, cioè quelle che segnano il trionfo del Biscione con Nino Farina nel 1950, a bordo delle Tipo 158 e Tipo 159 (nella foto) e con Juan Manuel Fangio su quest’ultima nel 1951.
Le stradali. Nel 1963 il Quadrifoglio fa la sua apparizione sulla fiancata della Giulia Super Ti, segnando di fatto il suo impiego anche sulle vetture stradali. L’auto verrà realizzata in soli 501 esemplari, tutti con il motore bialbero 1.6 da 112 CV, con il quale sfiora i 190 km/h.
La coupé. Il Quadrifoglio viene adottato anche su varie versioni della Sprint GT, tra cui la GTV e la GTA 1300 Junior nella foto, quella del 1968, il cui motore bialbero di 1.3 litri eroga 96 CV. Su quella per i campionati Gran Turismo, invece, la potenza sale a 160 CV.
Dreamcar. Altra nota Quadrifoglio è la 33 Competizione, al debutto nel 1967. Essa dà il via al progetto 105.33, il quale darà vita anche alla 33 Stradale nella foto, realizzata solo in 18 esemplari tra il novembre del 1967 e il marzo del 1969.
Vincente. Le prime versioni delle 33 adotteranno motori a otto cilindri di 2, 2.5 e 3 litri, mentre dal 1973 verrà impiegato un 12 cilindri che arriva a 500 CV nel 1975, collocato all’interno di un telaio a traliccio di tubi. Nasce così la 33 TT 12 (nella foto), che trionfa nel Campionato mondiale marche del 1975. La 33 SC 12, invece, trionferà in quello del 1977.
Nome ufficiale. Nel 1983 l’Alfasud Sprint, prodotta nell’impianto di Pomigliano d’Arco come la berlina da cui deriva, cambia nome e diventa semplicemente Sprint, per non essere più associata all’Alfasud, ormai fuori produzione. Per la prima volta, il termine Quadrifoglio appare nella denominazione ufficiale per la sua versione più sportiva dotata di un 1.5 boxer da 105 CV, lo stesso già montato sulla più potente delle Alfasud ti, la Quadrifoglio Verde del 1982. Tale propulsore verrà in seguito sostituito sulla Sprint (nella foto) dall’unità da 1.7 litri e 114 CV, sempre a cilindri contrapposti.
Doppio quadrifoglio. Gli stessi boxer di 1.5 e 1.7 litri li ritroviamo sulle varianti Quadrifoglio Verde della 33 a partire dal 1984. Fin dal lancio, la vettura adotta anche la denominazione Quadrifoglio Oro per le versioni più eleganti e complete, al pari di quanto avviene sull’Alfa Romeo 90.
Berlina grintosa. Erede della Giulietta degli anni 70, di cui rappresenta di fatto un profondo restyling, quest’auto viene proposta anche con il motore V6 Busso di 2.5 litri da 156 CV della Quadrifoglio Verde, il cui logo è dal 1990 appannaggio della 1.8 Turbo da 165 CV.
Scoperta nostalgica. La terza e penultima generazione della ''Duetto'', cioè quella conosciuta come ''Aerodinamica'' del 1983 per le vistose appendici di plastica, viene offerta dal 1986 anche nella variante Quadrifoglio Verde con 2.0 da 125 CV.
Ammiraglia sportiva. Del pari, la versione Quadrifoglio identifica dal 1990 la più sportiva delle 164, quella col V6 3.0 Busso da 197 CV, che in seguito saliranno a 232.
Integrale. Sempre in quegli anni il Quadrifoglio appare anche sulla seconda serie della 33. In particolare, lo adottano la 4x4 Permanent 4 del 1990, appunto caratterizzata dalla trazione integrale permanente, e la 1.7 16v del 1991 a trazione anteriore.
Hatchback. L’erede della 33 non è da meno: la 145 adotta il Quadrifoglio Verde, il cui logo appare anche sulle belle minigonne della vettura, verniciate nel colore della carrozzeria. Curiosamente la sorella 146, di fatto la sua variante a cinque porte e due volumi e mezzo, non adotta tale denominazione per la versione con lo stesso motore, cioè il 2.0 Twin Spark da 150 CV, in quanto la Casa preferisce rispolverare per lei la sigla Ti (Turismo internazionale).
Il ritorno. La denominazione Quadrifoglio torna ufficialmente alla fine del 2009, coinvolgendo la MiTo. Sulla Giulietta sbarca poco più tardi, con il lancio del modello. Nel 2014, in occasione dell’aggiornamento della versione con motore 1.750 turbobenzina da 240 CV (in precedenza erano 235), la Giulietta adotta il basamento di alluminio come la stessa unità delle 4C. In abbinamento c'è il TCT a doppia frizione.
La piccola. Sfrutta all’epoca il nome Quadrifoglio Verde anche la più prestazionale delle MiTo, quella con il motore 1.4 Multiair da 170 CV. Al pari della sorella più grande, il logo fa bella mostra di sé sui parafanghi anteriori, oltre che su strumentazione, batticalcagno e altri elementi. Va detto che entrambe le vetture verranno tuttavia ribattezzate in seguito Veloce, per non essere confuse con le nuove e ben più prestazionali Quadrifoglio del Biscione.
Grande ritorno. Ci riferiamo innanzitutto alla nuova Giulia Quadrifoglio, presentata nel giugno del 2015 nel rinnovato Museo Alfa Romeo di Arese, per poi arrivare negli showroom nel 2016. La berlina a trazione posteriore adotta dentro il cofano un motore V6 2.9 da 510 CV derivato dai V8 del Cavallino.
A ruote alte. Lo stesso propulsore viene adottato nel 2017 dalla Stelvio Quadrifoglio, ma in questo caso, come appare naturale per una Suv, è abbinato alla trazione integrale Q4. E come per la stessa versione della Giulia, la più potente delle Stelvio verrà offerta dal 2018 anche nell’edizione speciale NRing, nata per celebrare i recenti record di categoria delle due vetture al Nordschleife.
Speciali. La NRing non è l’unica special edition delle due top performance del Biscione: di esse, per esempio, viene realizzata nel 2019 anche la curiosa edizione limitata Racing, caratterizzate dalle livree della scuderia Alfa Romeo Racing e da uno specifico scarico di titanio Akrapovič. Rispetto alle Quadrifoglio ordinarie, queste versioni speciali beneficiano di un incremento di potenza di 10 CV.
Al top. Più di recente, la Giulia Quadrifoglio è stata proposta dal 2020 anche nelle più brutali declinazioni GTA e GTAm, i cui 500 esemplari complessivi sono stati già tutti piazzati. Di fatto tra le più potenti berline sportive sul mercato, adottano lo stesso V6 biturbo di 2.9 litri, qui nel più potente step da 540 CV.
Estrema. Delle due, la GTAm è una vera stradale da corsa. Del resto, concede ben poco al confort: il divano posteriore è stato rimpiazzato da un roll bar, sotto il quale trovano collocazione due caschi e un estintore. E come la più sobria (si fa per dire) GTA, non rinuncia al fascino del grande logo del Quadrifoglio sulle fiancate della vettura.
Futuro prossimo. Il 15 aprile 2023 il Quadrifoglio del Biscione farà giusto 100 anni. Ecco perché la Casa di Arese ne ha appena mostrato il logo celebrativo, racchiuso in una cornice dorata triangolare. Lo vedremo, forse, con il restyling di Giulia e Stelvio Quadrifoglio o sulla 33 Stradale moderna.
Sono passati quasi 100 anni dall’esordio del Quadrifoglio su una sportiva del Biscione, avvenuto con successo alla Targa Florio del 1923. Quel logo, voluto in quell’occasione dal pilota Ugo Sivocci sulla propria vettura, sarebbe in breve tempo diventato il portafortuna ufficiale del reparto sportivo di Arese, per poi arrivare persino sulle stradali più divertenti a partire dagli anni 60. Un portafortuna che da decenni emoziona i clienti del marchio, seppur abbandonato e rispolverato più volte dal Biscione. Non a caso, proprio a una Quadrifoglio, la Giulia, Sergio Marchionne ha affidato nel 2015 il rilancio del brand di Arese, per ribadire ancora una volta al mondo cos’è stata e cos’è ancora la tradizione motoristica sportiva del nostro Paese. Ecco perché, dal 1923 a oggi, ripercorriamo nella nostra galleria d’immagini la storia del famoso Quadrifoglio, di cui è appena stata svelata l’edizione celebrativa per i suoi primi 100 anni, dagli esordi nel motorsport ai modelli che più di recente l’hanno sfoggiato.