Fiat Seicento - Da città, gara... e pure Elettra - FOTO GALLERY
La progenitrice. Nel 1998 si chiude la carriera della citycar Cinquecento, prodotta dal 1991 nello stabilimento Fiat di Tychy (Polonia) in 1.164.525 unità. Un modello di successo, nonostante la rivalità interna della Panda di prima generazione nello stesso segmento, rispetto alla quale appariva più moderna e sfiziosa, ma anche più costosa.
Soluzione soft. Nel 1998, infatti, la Cinquecento lascia il testimone alla Seicento, la sua erede. Di fatto un profondo restyling della vettura, viene percepita all’epoca come un modello del tutto nuovo, con linee morbide che abbandonano gli spigoli della progenitrice. E come quest’ultima, rende omaggio nel nome, ancora una volta traslitterato, a una storica piccola di Torino, la 600.
Gli ingombri. L’auto, presentata alla stampa nel marzo del 1998 – ma già provata in precedenza da Quattroruote – è lunga 3,32 metri, larga 1,51, alta 1,44 e ha un passo di 2,2 metri. Il baule ha un volume dichiarato di 180 litri, che salgono a 810 abbattendo lo schienale del divanetto.
L’abitacolo. La vettura mostra plancia e rivestimenti interni inediti rispetto alla Cinquecento in uscita. Di serie il pretensionatore per le cinture di sicurezza anteriori e i sedili anti-submarining, che impediscono di scivolare oltre la linea addominale di cintura in caso d’urto, mentre sono optional l’Abs e gli airbag per guidatore e passeggero. L’auto è all’epoca omologata per cinque persone.
La gamma. L’auto mantiene al lancio prezzi pressoché identici a quelli della Cinquecento in uscita. La gamma ordinaria comprende la versione S a 14.750.000 lire e la SX a 15.800.000 lire, lo stesso della Citymatic, caratterizzata dalla presenza di una frizione automatica. Tali allestimenti sono abbinati al lancio al bicilindrico a benzina ad aste e bilancieri da 0.9 litri e 39 CV. La versione Suite, con il climatizzatore di serie, ha un prezzo di 17.450.000 lire e adotta il Fire a benzina da 1.1 litri e 54 CV.
Per i giovani. La più ambita dai ragazzi è senza dubbio la Seicento Sporting, che riprende l’impostazione dell’omonima versione della Cinquecento, con specifiche caratterizzazioni estetiche. Volendo, l’auto può adottare il kit Abarth opzionale, con minigonne e cerchi di lega che esibiscono il logo dello Scorpione, come sull’esemplare della foto.
Grintosa dentro. I rivestimenti sportivi e il contagiri al centro della plancia, in alto, rendono riconoscibile anche nell’abitacolo la versione Sporting. Tale allestimento è abbinato al solo Fire da 1.1 litri e 54 CV e ha un prezzo di lancio di 17.250.000 lire.
Da gara. Sulla base della Sporting nasce la Seicento Challenge, pensata soprattutto per trofei monomarca: nella sua prima declinazione, la cilindrata del Fire sale da 1.108 a 1.154 cc, mentre la potenza raddoppia crescendo fino a 108 CV. All’epoca rileviamo un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 7,7 secondi contro i 15,5 della Sporting. Nella foto, l’auto impegnata al Rally di Montecarlo del 1999.
La romana. Nell’immagine, la Seicento Challenge, la Sporting e, nel colore rosso, la Seicento GTO della Giannini, portate in pista da Quattroruote per il numero di gennaio del 1999. La creazione dell’atelier romano è all’epoca disponibile in diverse declinazioni: quella intermedia del nostro test costa circa 24 milioni di lire e richiede una nuova omologazione. Del resto, il Fire da 1.1 litri eroga qui 75 CV, permettendo alla vettura di accelerare da 0 a 100 km/h in 10,5 secondi.
Elettrica. Sempre nel 1999 entra in produzione la Fiat Seicento Elettra, ovvero la versione Bev della citicyar italiana. L’auto ha un motore asincrono trifase da 30 kW, più compatto rispetto alle unità montate sulle precedenti Panda e Cinquecento. L’allestimento della versione elettrica avviene all’epoca nell’ex stabilimento Alfa Romeo di Arese.
Più pratica. Per tale motivo è stato possibile collocare il motore elettrico sul retrotreno, il che rende all’epoca la Seicento Elettra l’unica Fiat a trazione posteriore e permette una diversa distribuzione delle 18 batterie al piombo. Ecco perché tale vettura è la prima Elettra a quattro posti: le precedenti Panda e Cinquecento a batterie avevano rinunciato al divanetto.
Nuova immagine. I lievi aggiornamenti del model year 2000 portano in dote sulla carrozzeria il nuovo logo Fiat a sfondo blu, ispirato al passato e introdotto nel 1999 dalla Punto di seconda generazione per il centenario del marchio. La nuova Seicento estende a tutta la gamma il motore Fire da 1.1 litri, ora adottato anche dalle versioni base al posto del bicilindrico da 0.9 litri.
Bicolore. Nel 2001 viene introdotta la Seicento Brush, che adotta due colorazioni su ogni esemplare: una per il corpo dell’auto e le maniglie; l’altra su portellone e paraurti, ma anche su specchietti e modanature laterali. All'interno i tessuti e la mostrina dei comandi sono coordinati con i colori esterni. L’auto viene proposta a 7.970 euro, che salgono a 8.910 sulla meglio equipaggiata Brush Plus.
A idrogeno. Sempre nel 2001 viene svelata la Elettra H2 Fuel cell, una variante a celle di combustibile della Seicento Elettra. Cuore del sistema è lo Stack, ovvero un dispositivo capace di produrre energia a 48 V, sfruttando l’idrogeno alla pressione di 1,5 bar e l’ossigeno dell’aria compressa a 1,3 bar.
Firmata dal campione. Il 2001 è anche l’anno in cui viene introdotta l’edizione speciale Michael Schumacher, dedicata al celebre pilota di Formula 1, all’epoca imbattibile al volante della Ferrari. Basata sulla Sporting, presenta dettagli in alluminio nell’abitacolo, una targhetta numerata, cerchi di lega da 14'', minigonne e batticalcagni con la firma del campione, nonché lo spoiler posteriore.
Listini semplificati. Nel 2004 viene rimodulata la gamma della piccola Fiat Seicento, ora declinata in due sole versioni, Actual e Active. Se i paraurti della prima sono di plastica non verniciata, pratici ma poco chic, sulla Active persino le fasce paracolpi degli stessi paraurti sono ora nel colore della carrozzeria.
Rally ecologico. Nel 2005 la Seicento Hydrogen, evoluzione del progetto H2 Fuel Cell, partecipa al 1° Rally di Montecarlo per fuel cell e bride con i ricercatori Paolo Marchese e Roberto Aimasso. Partite alle 9 del 2 aprile, le vetture hanno affrontato 410 km tra strade statali e autostrade passando per Torino, Cuneo, il Col di Tenda e la Val Roia e concludendo il viaggio al Principato di Monaco alle ore 16.
Solo numeri. Sempre nel 2005, in occasione del cinquantesimo anniversario della 600 originale, il nome della vettura torna in cifre, come sull’antenata. Inoltre, viene lanciata la serie speciale 50th, con colori e rivestimenti dedicati.
Serie Speciale 50th. I sedili della 600 50th, in particolare, presentano a grandi dimensioni il lettering Fiat d’ispirazione vintage, all’epoca adottato anche su alcune celebri felpe, visibili in una delle precedenti immagini.
L’addio. E a proposito di marchi, nella sua ultima fase di carriera la 600 del progetto 187 adotta i nuovi loghi a sfondo rosso della Casa di Torino, che verranno utilizzati fino al termine della produzione della citycar italiana, interrotta nel 2010 dopo 1.328.973 unità. Nella foto, un esemplare donato in quell’anno al Museo della Tecnologia di Varsavia.
Lo scorso settembre ha preso il via a Tychy, in Polonia, la produzione della nuova Fiat 600. Il nome è ovviamente un omaggio alla celebre utilitaria che, con la più piccola 500, ha contribuito a motorizzare l’Italia a partire dagli anni 50. Prima dell’attuale B-Suv, tuttavia, dagli stessi cancelli polacchi era già uscita un’altra Seicento (ribattezzata 600 dal 2005), quella del progetto 187: una citycar graziosa ed economica, prevista anche in una curiosa versione elettrica, allestita negli ex stabilimenti Alfa Romeo di Arese in pochi esemplari, a fronte di una produzione totale della citycar di oltre 1,3 milioni di unità. Ne parliamo con maggiori dettagli nella nostra galleria d’immagini, dove abbiamo ripercorso la storia e le caratteristiche della vettura torinese.