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Perché lo stop del Campidoglio è sbagliato? A parlare sono i dati

Redazione Online
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Roma - Perché lo stop del Campidoglio è sbagliato? A parlare sono i dati

Lo stop alla circolazione imposto alle diesel Euro 6 dal Comune di Roma è una misura assurda e incomprensibile. E lo dimostrano gli stessi dati sull'evoluzione della tecnologia, dalle propulsioni Euro 0 (1991) ai motori più recenti: fermarli oggi, significa ignorare completamente i miglioramenti (quasi esponenziali) sul fronte delle emissioni.

Come cambia il diesel. Negli ultimi 20 anni, i limiti degli NOx imposti dall'Unione Europea sono passati da 1.600 a 80 mg/km, costringendo i costruttori ad adottare soluzioni sempre più efficaci. I progressi sono ben esemplificati dal grafico qui sotto, elaborato dall'Unione Petrolifera, riferito sia agli NOx di benzina e diesel, sia alle polveri sottili. I numeri sono eloquenti: una moderna turbodiesel Euro 6 emette il 95% in meno di ossidi di azoto rispetto a una Euro 0 e il 96% in meno di polveri sottili rispetto a una Euro 1, arrivando a immettere nell'atmosfera 100 grammi di polveri sottili nell'arco di 20.000 km. Per fare un paragone, una stufa a pellet genera lo stesso quantitativo di inquinanti in sole 32 ore. "La decisione del Comune appare del tutto ingiustificata da un punto di vista scientifico, senza alcun vantaggio ambientale", chiosa l'Unione. "Le motorizzazioni Euro 5 ed Euro 6 presentano emissioni di Pm prossime allo zero, come dimostrano anche le recenti prove su strada effettuate secondo i nuovi cicli Rde (Real Driving Emission, ndr)". Secondo i calcoli dell'Unione Petrolifera, infatti, nel comune di Roma il peso delle emissioni di PM10 delle auto diesel euro 5 e 6 è solo lo 0,15% del totale (30 kg sui 20.000 kg giornalieri).     

Il problema sono le vecchie alimentazioni. Escludendo le altre fonti d'inquinamento, che spesso costituiscono la principale componente delle emissioni (secondo l'Ispra, a Roma nel 2015 il trasporto su strada ha generato 1.021 tonnellate di Pm10, mentre le sole caldaie ne hanno emesse 3.105), il problema principale nel mondo dei trasporti è costituito dall'età del parco circolante, sia privato, sia pubblico. In Italia, l'età media delle auto è elevatissima (10,8 anni contro gli 8,8 della Francia, i 9,3 della Germania e i 7,8 del Regno Unito) e addirittura il 54% delle vetture supera il decennio, ma a preoccupare sono anche gli autobus: nel nostro paese, infatti, viaggiano circa 97.800 mezzi pesanti che, in media, sono stati immatricolati 12,3 anni fa: a Roma questo dato sale a 12,4 anni, contro i sette della media europea. L'Italia, insomma, è uno dei pochi paesi del Vecchio continente in cui gli autobus in circolazione sono più vetusti delle auto. In buona sostanza, unvece di bloccare i diesel meno inquinanti, le istituzioni farebbero meglio a incentivare sia lo svecchiamento degli autobus, sia quello delle vetture con più anni sulle spalle, consentendo anche l'acquisto di modelli usati Euro 5 o 6: una proposta che Quattroruote fa da tempo, ribadita anche nell'analisi tecnica dei test di Transport&Environment sulla Nissan Qashqai e sulla Opel Astra. È questa la strada da percorrere, se si vuole ottenere un miglioramento della qualità dell'aria tangibile e rapido.