Mini - I primi dieci anni della Countryman - FOTO GALLERY
Gli albori. Forte del successo della riedizione moderna della citycar, all’epoca giunta alla sua seconda generazione (R56), la Mini dà alla luce nel 2008 la concept Crossover, attraverso la quale studia la possibile introduzione di una Suv compatta.
Stilemi noti. Il prototipo viene presentato al Salone di Parigi del 2008, con uno stile che richiama la Mini a tre porte. A cambiare sono soprattutto i proiettori, di nuovo disegno, e la presenza delle portiere posteriori, di tipo controvento, come quella collocata sul lato destro della coeva Clubman.
Altro prototipo. La Mini Beachcomber del 2010 è un altro prototipo di Mini a ruote alte, ispirato alla spiaggina Moke.
Vicina alla serie. Di fatto, questo modello, svelato al Salone di Detroit del 2010, presenta già numerosi stilemi che saranno a breve adottati sulla prima Suv a marchio Mini.
Definitiva. La prima auto a ruote alte della Casa, battezzata Mini Countryman (R60), fa il suo debutto in pubblico al Salone di Ginevra del 2010 per poi entrare a listino in estate. Lo stile porta la firma di Gert Hildebrand.
Nome da wagon. Il suo nome omaggia la Austin Mini Countryman, la versione giardinetta della Austin Mini Seven dalle caratteristiche modanature esterne di legno.
Mini storica. Di fatto, la Countryman è la prima Mini di serie con carrozzeria a cinque porte, nonché la prima nata sotto la gestione BMW a essere prodotta interamente fuori dal Regno Unito. L’assemblaggio è infatti affidato alla Magna Steyr di Graz (Austria).
Anche integrale. Lunga 4,10 metri, larga 1,79 e alta 1,56, con un passo di 2,6 metri, la Mini Countryman ha le dimensioni di una Suv di segmento B ed è disponibile con la trazione integrale All4 o con la sola trazione anteriore.
Stile noto. Gli interni ricalcano il design della coeva citycar a marchio Mini (R56). Sebbene più alta, la seduta ha comunque un’impostazione sportiva.
Soluzioni sfiziose. Del tutto inedito è invece il Center Rail, una slitta scorrevole che percorre tutto il tunnel centrale, fungendo da portaoggetti e da piattaforma di collegamento per i dispositivi elettronici. Tale accessorio presuppone la rinuncia al quinto posto nella zona posteriore.
La cover. Con l’arrivo della vettura negli showroom, la Countryman conquista la copertina di Quattroruote del mese di ottobre 2010.
Il test. L’auto da noi provata è la Cooper D con il motore 1.6 a gasolio da 112 CV e la trazione integrale All4. La facilità di guida è quella della sorella più piccola e le finiture sono di ottimo livello, ma il peso si fa sentire sui consumi, comunque non eccessivi.
Per i Rally. Al Salone di Parigi del 2010 viene presentata la Mini John Cooper Works WRC, allestita dalla Prodrive sulla base della Countryman per gareggiare nel campionato WRC: debutta nel 2011, partecipando solo a sei delle 13 gare previste.
Per la Dakar. Non solo: nella versione All4 Racing, la Countryman viene impiegata anche nel celebre Rally Dakar, dove trionfa per quattro anni di fila: dal 2012 al 2013 con Stéphane Peterhansel e Jean-Paul Cottret; nel 2014 con Nani Roma e Michel Périn e nel 2015 con Nasser Al-Attiyah e Matthieu Baumel.
Ad alte prestazioni. Del resto, anche a listino non mancano delle varianti dal carattere decisamente sportivo, come la John Cooper Works: il suo motore turbobenzina di 1.6 litri eroga ben 218 CV.
A tre porte. Dopo la concept presentata a Detroit nel 2011, al Salone di Parigi del 2012 viene svelata la versione definitiva della Mini Paceman (R61), di fatto una Countryman a tre porte.
Ingombri simili. Rispetto alla Countryman, la Paceman ha un’altezza più ridotta, mentre lunghezza e larghezza rimangono analoghe. Anche i motori e le varianti ricalcano quelli della cinque porte.
Da campeggio. Nel 2013 viene presentata la Countryman All4 Camp, dedicata al campeggio. Alcune dotazioni di questa one-off, come la tenda a soffietto, verranno in effetti rese disponibili nel catalogo accessori di questa vettura.
Facelift. Nel 2014 viene presentato il consueto restyling di metà carriera della Countryman, che peraltro coinvolge anche la recente Paceman e aggiorna la gamma motori alla normativa Euro 6. All’esterno debuttano una nuova trama esagonale all’interno della griglia anteriore, le luci diurne a Led circolari integrate nei fendinebbia e poche altre modifiche, come i cerchi di nuovo disegno.
Seconda serie. Nel 2017 arriva sul mercato la seconda generazione della vettura (F60), caratterizzata da uno stile più moderno ideato sotto la direzione di Christopher Weil, capo designer della Casa. Al contrario, non arriverà mai una seconda serie della Paceman, poiché risultata un flop commerciale.
Mini, ma non ''mini''. La nuova Countryman è Mini solo di nome: la sua lunghezza è di 4,31 metri, mentre larghezza e altezza sono rispettivamente di 1,82 e 1,56 metri. Il passo, invece, è di 267 cm. Con queste dimensioni, la vettura può ora essere considerata una Suv di segmento C.
Nuovi interni. Sebbene pur sempre dotata dell’inconfondibile stile Mini, l’abitacolo della Countryman ha un aspetto più importante, in linea con la terza generazione moderna della citycar (F56). Anche questa serie viene prodotta fuori dalla Gran Bretagna: principalmente a Born, in Olanda.
La prova. Al suo arrivo sul mercato, la Mini Countryman viene provata su Quattroruote di febbraio 2017 nella versione 2.0 Cooper SD da 190 CV. Ci piacciono soprattutto le finiture e l’abitabilità, mentre il motore, che ha cavalli in abbondanza, ha un’erogazione più turistica che sportiveggiante.
Ibrida. Nell’estate del 2017 entra in vendita la Cooper S E All4, una versione ibrida plug-in con un powertrain da 220 CV, basato su un motore termico a tre cilindri di 1.5 litri che muove l’asse anteriore. L’unità elettrica, invece, mette in movimento le ruote posteriori.
Alla spina. La Cooper S E All4 del 2017 ha una batteria agli ioni di litio ricaricabile da 7,6 kWh, che consente di percorrere fino a 40 km con la sola trazione elettrica, come dichiarato dalla Casa.
Poderosa. Nel 2018 arriva a listino la versione John Cooper Works, con il motore di due litri da 231 CV abbinato alla trazione integrale All4. E non finisce qui: l’aggiornamento del 2019, che coinvolge anche l’omologa variante della Clubman, porta la potenza a ben 306 CV. Il cambio automatico è uno Steptronic a otto rapporti.
Il restyling. Svelato alla fine dello scorso maggio, il classico facelift di metà carriera porta in dote leggeri ritocchi a proiettori, mascherina e paraurti e una gamma motori aggiornata alla normativa Euro 6d. Viene introdotto il filtro antiparticolato sui benzina e l'Scr con AdBlue per i diesel.
Bandiera luminosa. I proiettori a Led, ora di serie (optional i Matrix Led), presentano al posteriore il caratteristico layout che richiama la Union Jack. Sulla Cooper S E, la batteria da 9,6 kWh fa salire l’autonomia massima in modalità elettrica a 60 km.
Alte prestazioni. L’aggiornamento coinvolge anche la JCW, che mantiene il motore sovralimentato di due litri da 306 CV. Debuttano una griglia rivisitata, i paraurti ridisegnati con prese d’aria più grandi e due terminali di scarico da 95 mm. Secondo la Casa, lo scatto da 0 a 100 km/h avviene in 5,1 secondi.
È passato già un decennio da quando la Mini, forte del successo della sua piccola a tre porte, lanciava sul mercato la Countryman, una Suv compatta ispirata proprio alla riedizione moderna dell'iconico capolavoro di Sir Alec Issigonis e di cui ripercorriamo la storia e le caratteristiche nella nostra galleria di immagini.
Modello chiave del brand. Arrivata tra lo scetticismo dei puristi, è diventata un modello fondamentale per la Casa del gruppo BMW, tanto da rappresentare oggi il 30% delle vendite globali del marchio e diventando il più gettonato in Italia. Non a caso, la vettura potrebbe essere affiancata da due nuove crossover: un veicolo più grande (torna il nome Traveller?) e uno a emissioni zero che farebbe della Mini Cabrio una probabile vittima sacrificale.