Nissan
Il cda ha licenziato Carlos Ghosn
Il consiglio di amministrazione della Nissan ha rimosso Carlos Ghosn dalla carica di presidente. Il board di Yokohama, al termine di una riunione durata oltre cinque ore per la necessità di "esaminare una relazione dettagliata sull'indagine interna" che ha portato all'arresto del top manager, ha tolto a Ghosn anche la poltrona di consigliere.
Una decisione all'unanimità. La proposta avanzata lunedì dall'amministratore delegato Hiroto Saikawa è stata approvata all'unanimità, nonostante le voci emerse su presunte divisioni tra i membri dell'organo amministrativo. Il board ha inoltre rimosso Greg Kelly, consigliere arrestato con le stesse accuse di frode e di uso indebito dei beni aziendali. Oltre ad approvare i due licenziamenti, i consiglieri hanno dato il via libera alla costituzione di un comitato - presieduto da Masakazu Toyoda e composto anche da Keiko Ihara e Jean-Baptiste Duzan - per delineare le proposte che porteranno alla nomina di un nuovo presidente.
Un problema di governance. Toyoda, Ihara e Duzan avranno anche un altro compito. Il cda ha infatti deciso di "valutare la creazione di un comitato speciale che acquisisca, in modo appropriato, il parere di una terza parte indipendente sul sistema di gestione dell'azienda e dei compensi" dei manager. Nel comunicato della Nissan non si fa alcuna menzione ai rapporti con la Renault, ma una revisione della governance potrebbe anche portare a una modifica degli attuali legami tra i francesi e i giapponesi.
Equilibri delicati. Attualmente la Régie (di cui Ghosn è formalmente ancora Ceo e presidente) detiene il 43% del capitale dell'azienda nipponica, mentre quest'ultima ha solo il 15% della sua controparte nonostante un fatturato quasi triplo e una redditività superiore. Al tempo stesso, Yokohama ha sempre cercato di contenere l'influenza transalpina e preteso precisi vincoli di governance anche tre anni fa, quando la Francia ha deciso aumentare la propria partecipazione nel capitale della Casa della Losanga dal 15% al 19,7% (in modo da far passare in assemblea la proposta di raddoppiare i diritti di voto). Parigi, che solo un anno fa è ridiscesa al 15%, si è così assicurata il 28% di tali diritti, ampliando la propria sfera di influenza sulla Renault e, indirettamente, anche sulla Nissan. Ora, l'equilibrio raggiunto dopo un lungo braccio di ferro rischia di dover affrontare una nuova revisione.
Un'Alleanza da preservare. Oggi, il governo francese ha detto no alla possibilità di intavolare trattative sull'accordo che lega le due Case. "In questa fase è aperta una discussione sul futuro (dell'Alleanza, ndr), ma una rinegoziazione del patto nelle prossime settimane non lo è", hanno fatto sapere dall'Eliseo. "Non è il momento giusto per riaprire discussioni strategiche". D'altra parte, l'equilibrio tra francesi e giapponesi è alla base di un'alleanza di successo, come dimostra la conquista della vetta mondiale delle vendite e, pertanto, tutte le parti in causa intendono preservare il sodalizio. Compreso Thierry Bolloré, Ceo ad interim della Renault, che in un tweet ha ribadito la volontà di preservare l'Alleanza. In tal senso, anche l'esecutivo di Tokyo e il board della Nissan hanno sottolineato l'importanza dell'unione con la Régie: il consiglio della Casa ha infatti "confermato che l'Alleanza di lunga data con la Renault rimane invariata e che la missione resta quella di ridurre al minimo il potenziale impatto" dell'arresto di Ghosn "e la confusione nella cooperazione quotidiana tra i partner".