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Industria e Finanza

Autostrade per l'Italia
Entra lo Stato, Atlantia fuori in un anno

Rosario Murgida
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Autostrade per l'Italia - Entra lo Stato, Atlantia fuori in un anno

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Autostrade per l'Italia - Entra lo Stato, Atlantia fuori in un anno

Dopo quasi due anni, si chiude finalmente la controversa vicenda legata alla concessione di Autostrade per l'Italia (Aspi). Al termine di una riunione durata sei ore, il governo ha infatti trovato il compromesso che porterà, di fatto, alla nazionalizzazione della società autostradale e all'estromissione di Atlantia senza procedere con alcuna revoca della concessione: nel capitale di Aspi entrerà la Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal dicastero delle Finanze), mentre la holding dei Benetton scenderà prima al 10-12%, per poi uscire definitivamente in concomitanza con la quotazione in Borsa.

Riunione infuocata. È stata la stessa Atlantia a risolvere l'empasse degli ultimi giorni, presentando, secondo quanto comunicato da Palazzo Chigi, due nuove proposte transattive (nuovo assetto societario di  Autostrade per l'Italia e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia): tutto ciò, con l'accoglimento di tutte le condizioni dettate da buona parte delle componenti di governo, consente di evitare la procedura di revoca della concessione e, probabilmente, una crisi politica. Del resto la riunione notturna, secondo buona parte delle ricostruzioni, sembra abbia raggiunto toni infuocati al punto da rimanere bloccata per diverse ore fino a quando non è arrivata la proposta risolutiva per mano della holding: il M5S e altri partiti avevano messo nel mirino i Benetton chiedendo la loro uscita da Autostrade per l'Italia e così alla fine sarà.

Futuro da public company. Il consiglio dei ministri ha dato mandato alla Cassa Depositi e Prestiti di avviare, entro il 27 luglio, il percorso che la porterà ad acquisire il 51% della società concessionaria tramite un aumento di capitale riservato, mentre la holding controllata dalla famiglia veneta scenderà intorno al 10%. Con la successiva quotazione in Borsa, Atlantia uscirà del tutto dal capitale e Autostrade per l'Italia diventerà una public company, anche perché i nuovi azionisti dovranno valutare "la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante". Il tutto nel giro di circa un anno. Nello specifico, le due società di sono "impegnate a garantire l’immediato passaggio del controllo" di Aspi a un soggetto a partecipazione statale (ovvero la Cdp), attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato, l’acquisto di partecipazioni da parte di investitori istituzionali e la cessione diretta di azioni a investitori istituzionali graditi alla stessa Cdp. Atlantia, inoltre, ha assunto l’impegno "a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi". Con lo sbarco in Borsa, i nuovi azionisti dovranno anche valutare "la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante". In alternativa, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione dell’88% detenuta nel capitale di Autostrade per l’Italia (l'altro 12% è ripartito tra la tedesca Allianz e la cinese Silk Road) alla stessa cassa e a investitori istituzionali di suo gradimento.

Le altre condizioni. Oltre alla nuova governance, le due società hanno accettato tutte le altre condizioni, tra cui la revisione della concessione, i risarcimenti per il ponte Morandi e la nuova metodologia di calcolo dei pedaggi. Infatti, i punti cardine per la risoluzione della controversia riguardano "misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro", la riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto legge Milleproroghe, un rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario e un aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte sempre del concessionario. Inoltre, è prevista la "rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’articolo 35 del Milleproroghe. Infine, le due società hanno accettato la "disciplina tariffaria introdotta dall’Art con una significativa moderazione della dinamica tariffaria". Non solo: alla fine Autostrade avrebbe deciso di accettare anche la manleva dei funzionari dei ministeri indagati per le responsabilità civili legate al crollo del ponte di Genova.

Oggi i cda. La partita non è comunque ancora conclusa, visto che la minaccia di revoca scomparirà dal tavolo solo quando gli accordi saranno perfezionati. Intanto, stamane sono previsti i consigli di amministrazione di Atlantia e Autostrade per l'Italia che dovrebbero ratificare l'intesa col governo e avviare le necessario interlocuzioni coi ministeri dei Trasporti e delle Finanze.