Mobilità elettrica
La filiera automotive chiede "un chiaro indirizzo politico"
"Per incentivare l’elettrificazione della mobilità serve un indirizzo politico chiaro". È quanto emerge dal report promosso dalle associazioni Motus-E, Anfia, Anie e Ancma e dall’Università di Ferrara, da cui si rileva come la transizione delle aziende della mobilità verso l'elettrico rappresenti "un cammino a ostacoli, in cui gli attori protagonisti chiedono un chiaro indirizzo politico (30% delle risposte), liquidità per gli investimenti (29%) e competenze (13%)".
Una fotografia della transizione. Nel report, che sarà presentato nei dettagli a gennaio, gli strumenti di politica industriale sono considerati cruciali per la transizione a condizione che siano "ben indirizzati". In tal senso vengono delineate sia le priorità delle aziende, sia le diverse velocità di risposta alla sfida industriale e culturale dell’elettrificazione all’interno della filiera: per il 65% degli operatori della componentistica la mobilità elettrica non è ancora una priorità, mentre il 40% degli operatori che si stanno ri-specializzando più rapidamente sono i cosiddetti OEM (Original Equipment Manufacturers). Il report, inoltre, approfondisce e analizza la domanda di formazione delle imprese, la necessità di realizzare linee produttive per il mercato della mobilità elettrica e gli ostacoli che le aziende incontrano nell'accedere agli strumenti pubblici di sostegno. Inoltre, evidenzia la centralità delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione come requisiti indispensabili per affrontare la transizione: il 94% dei costruttori di veicoli finiti sta già investendo in questa direzione.
Le raccomandazioni. L’indagine fornisce quindi una serie di raccomandazioni per i decisori politici, a partire dall'istituzione di un tavolo di lavoro per l'analisi e la valutazione degli strumenti di politica industriale e di supporto alle imprese per accompagnarle nella transizione e riconversione. Inoltre, si raccomanda una maggior collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e Invitalia, un aumento del contributo per ricerca & sviluppo (soprattutto di base), innovazione e formazione 4.0, una defiscalizzazione dell’assunzione di personale esperto (under 35), una revisione degli attuali meccanismi di supporto per le PMI, l'utilizzo della formazione ITS per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori o l'introduzione di strumenti fiscali per agevolare le aggregazioni tra imprese e la crescita dimensionale delle aziende.