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Mar Rosso
La Suzuki ferma l'impianto ungherese di Esztergom

Rosario Murgida
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Mar Rosso - La Suzuki ferma l'impianto ungherese di Esztergom

Dopo la Tesla e la Volvo, un'altra Casa automobilistica è costretta a chiudere uno dei suoi impianti europei a causa delle conseguenze della crisi nel Mar Rosso sulle catene di approvvigionamento globali. Si tratta della Suzuki, che alla Reuters ha confermato la decisione di chiudere i cancelli della fabbrica di Esztergom, nel nord dell'Ungheria, per sette giorni consecutivi.

Lo stop. L'impianto non produrrà i modelli Vitara e S-Cross da oggi, 15 gennaio, fino a domenica 21 gennaio. Il fermo produttivo è stato attribuito ai ritardi nella consegna di motori prodotti in Giappone: la carenza è direttamente legata alle attuali tensioni che stanno interessando lo stretto di Bab al-Mandab, alla congiunzione tra il Mar Rosso e l'Oceano Indiano, dove i ribelli Houthi stanno conducendo una campagna di attacchi contro le navi in transito come ritorsione per la guerra nella Striscia di Gaza. Le incursioni hanno spinto diverse nazioni a inviare nell'area fregate e imbarcazioni militari a protezione dei convogli mercantili: le marine statunitense e britanniche hanno già lanciato un pesante attacco contro le postazioni militari dei ribelli e diverse città dello Yemen. Nel mentre, le grandi compagnie di navigazione hanno deciso di evitare di attraversare il Mar Rosso, scegliendo la via più lunga e costosa della circumnavigazione dell'Africa. Ovvie le conseguenze per le navi in arrivo dai Paesi asiatici: aumentano i giorni di viaggio e i relativi costi, il che sta determinando i primi colli di bottiglia nei flussi commerciali verso l'Europa e perfino i primi stop alle navi petroliere e gassiere in partenza dal Golfo Persico.