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Industria e Finanza

La crisi dell'auto
Elkann: "Dall'Europa interventi insufficienti e di corto respiro"

Rosario Murgida
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La crisi dell'auto - Elkann: "Dall'Europa interventi insufficienti e di corto respiro"

Il Piano d'Azione presentato dalla Commissione Europea per rilanciare l'industria dell'auto non convince i rappresentanti dei maggiori costruttori. Tra loro c'è John Elkann, presidente di Stellantis, che, durante un'audizione informale davanti le Commissioni Attività produttive di Camera e Senato, non ha mancato di criticare alcune delle misure predisposte dal massimo organo esecutivo della Ue, a partire dalla promessa di 1,8 miliardi di euro per la produzione di batterie: "È uno sforzo iniziale, ma non sufficiente a colmare il divario con la Cina", è il commento di Elkann.

L'eco di Draghi. Il numero uno del gruppo ha fatto eco a quanto dichiarato da Mario Draghi in occasione della presentazione del suo rapporto sulla competitività: "Il settore automobilistico europeo si trova in una fase critica, dovendo far fronte alla crescente pressione esercitata dagli obiettivi normativi in materia di CO2 e alla diminuzione della propria competitività globale", ha detto Elkann. "Questo settore è un esempio chiave della mancanza di pianificazione, a cui è stata imposta una rigida politica climatica senza aver creato le condizioni industriali che la favoriscano. In Stellantis continuiamo a sostenere che l'elettrificazione è lo strumento più efficace per raggiungere la decarbonizzazione. Allo stesso tempo, per centrare gli obiettivi climatici del 2035 è necessario utilizzare l'intera gamma di tecnologie a basse e zero emissioni, sia per i nuovi veicoli, sia per la flotta esistente".

Le multe. Elkann ha anche affrontato il tema delle multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni: "Le modifiche al regolamento annunciate due settimane fa dalla Commissione Europea vanno nella direzione di posticipare gli oneri a carico dei costruttori che non riescono a rispettare gli obiettivi nel breve termine. Si tratta tuttavia di interventi di corto respiro, che non danno la necessaria certezza al mercato. In Acea (l’associazione dei costruttori europei di cui facciamo parte) e in Clepa, che riunisce i fornitori automotive, auspichiamo di trovare il punto di sintesi capace di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale". "Per concludere, il nostro settore fra 20 anni produrrà soprattutto automobili elettriche. Cina e Stati Uniti stanno definendo una politica industriale per l’auto, con normative e risorse orientate a raggiungere i loro interessi nazionali. Noi auspichiamo che ciò possa accadere presto anche in Europa. Perché in questo mestiere definire un quadro chiaro è fondamentale per tutti gli attori: per i costruttori, per i sindacati, per i fornitori, per i concessionari e, soprattutto, per i clienti", ha evidenziato ancora Elkann. 

L'impegno per l'Italia. Un ampio passaggio dell'intervento di Elkann ha riguardato il Piano per l'Italia di Stellantis, svelato lo scorso dicembre al Mimit. "Abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell’auto. Questi impegni li stiamo realizzando puntualmente", ha spiegato il nipote dell'Avvocato Agnelli, ricordando i 2 miliardi di euro di investimenti per il 2025 e i 6 miliardi di acquisti da fornitori italiani. "I nostri stabilimenti italiani sono e saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia di Stellantis per la produzione di autovetture: STLA Small, Medium e Large, con quest’ultime due già operative a Melfi e Cassino. Inoltre, ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri. Questi investimenti permetteranno agli stabilimenti italiani la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli Stellantis e soddisfare i clienti sia in termini di prodotto che di motorizzazioni", ha proseguito Elkann, ricordando i progetti per tutti gli impianti italiani: tra questi, i due modelli compatti sulla Small dal 2028 per Pomigliano, le sette novità per Melfi come la DS N°8, le prossime Alfa Romeo Stelvio e Giulia per Cassino, la 500 ibrida per Mirafiori ("ce la stiamo mettendo tutta per l’avvio a novembre", ha assicurato Elkann) e la successiva generazione del cinquino, nonché le nuove produzioni di Termoli e Atessa.

Nessun dettaglio su Maserati e Termoli. Elkann non ha fornito dettagli sul rilancio di Maserati ("Stiamo lavorando al futuro del Tridente che è indissolubilmente legato all’Italia, a Modena e alla Motor Valley"), né sulla gigafactory in Molise ("Siamo soci di minoranza di ACC, la quale sta valutando la realizzazione della gigafactory a Termoli in base al mercato e dei fattori di competitività"). In ogni caso, per le fabbriche italiane Stellantis "prevede un aumento della produzione dal 2026, grazie al lancio di 10 nuovi aggiornamenti di modelli: i livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi", ha spiegato Elkann. "Pur in un momento di persistenti difficoltà del settore automotive in Europa, noi continuiamo ad investire in Italia, a Torino e nel futuro. Stellantis sta portando avanti quanto si era impegnata a realizzare lo scorso dicembre. Ribadiamo il nostro impegno in Italia e per l'Italia con passione, responsabilità e professionalità, ma soprattutto perché ci crediamo".

Stellantis e l'Italia. "Per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale", ha aggiunto il referente della famiglia Agnelli, anche in sostituzione di Carlos Tavares (a proposito, il nuovo ceo sarà annunciato "entro la prima metà dell'anno". Elkann ha anche voluto ricordare la storia recente della Fiat prima e di Stellantis poi: "Molti parlavano nel 2004 della Fiat come un’azienda spacciata, fallita o da nazionalizzare. Venti anni fa lottavamo per la sopravvivenza. Oggi siamo fra i primi costruttori al mondo. Di questo straordinario percorso di sviluppo, l’Italia e gli italiani hanno avuto grande merito e a tutto il Paese va la nostra gratitudine. Ci si chiede spesso quali vantaggi ha l’Italia da Stellantis. Se non ci fosse oggi Stellantis, non saremmo qui, perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison", ha sostenuto Elkann, che ha anche citato dei dati di una ricerca dell'Università Luiss sul peso del gruppo dal 2004 al 2023: 16,7 milioni di autovetture e veicoli commerciali prodotti in Italia, per un valore complessivo di quasi 700 miliardi di euro, che sale a 1.700 miliardi di euro "calcolando gli effetti sulla filiera e le ricadute sui consumi delle famiglie, e un valore aggiunto di 417 miliardi. "Per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell’economia. In 20 anni, l’azienda ha pagato direttamente 14 miliardi di imposte all’erario", ossia 32,2 miliardi connsideranto il gettito Iva e le imposte versate per conto dei dipendenti", e ha speso "per investimenti e ricerca e sviluppo 53 miliardi, a fronte di contributi pubblici pari a 1 miliardo: un rapporto fra dare e avere di 50:1. Aggiungo un dato molto importante", ha concluso Elkann. "Nel 2024, Stellantis è stato il gruppo che ha depositato più brevetti industriali in Italia. Ogni brevetto non è solo un numero, ma un passo avanti nell’innovazione tecnologica del Paese. Questi dati ci dicono che l’Italia e la Fiat, oggi Stellantis, sono cresciute insieme. Spero che da oggi il bilancio dare/avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme che dura da 125 anni, orgogliosamente con l’Italia".

Nessun futuro bellico. Elkann ha poi risposto ad alcune domande dei parlamentari. Una ha riguardato le ipotesi di conversione dell'industria dell'auto all produzioni militari: "La Cina e gli Usa hanno un'importante industria bellica e un'importante industria auto. Non è una scelta tra una e l'altra, i due paesi ci dimostrano che si possono avere entrambe le industrie forti. Noi riteniamo che il futuro dell'industria dell'auto non sia l'industria bellica, ma sia legato a quello che l’Europa decide in termini di politica industriale, risorse ed energia". A tal proposito, Elkann ha chiesto "solo certezze per poter operare" e ha ribadito le critiche alle politiche europee alla luce del rallentamento de mercato delle elettriche, in particolare in Italia. "Noi riteniamo che si possano raggiungere i vincoli ambientali, quelli sociali ed economici se uno non crea dei meccanismi che obbligano i clienti a comprare macchine che loro non vogliono". Tra l'altro, sul tema della decarbonizzazione l'imprenditore ha invitato a "concentrare le attenzioni sul parco circolante" più che sulle auto nuove. Infine, un inevitabile passaggio sulle politiche protezionistiche degli Stati Uniti: "Noi ci stiamo preparando a un mondo in cui le regole cambieranno. Le decisioni dell'amministrazione Trump sui dazi avranno un impatto su ciò che produciamo in Italia e in Europa e vendiamo negli Stati Uniti. Il Brasile ha definito una politica di sviluppo del mercato interno con tecnologie proprie, come l'etanolo, e una industria forte a esse legata. Forse il mondo si sta orientando a essere più come il Brasile che come l'Europa".