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Industria e Finanza

De Meo ed Elkann
"L'auto europea rischia di sparire, nel 2025 ci giochiamo tutto"

Rosario Murgida
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De Meo ed Elkann - "L'auto europea rischia di sparire, nel 2025 ci giochiamo tutto"

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De Meo ed Elkann - "L'auto europea rischia di sparire, nel 2025 ci giochiamo tutto"

L'auto europea rischia di sparire. O meglio l'Europa, da produttrice di auto, rischia di diventare un mero mercato, una terra di conquista per l'estero (cioè la Cina). Luca de Meo e John Elkann lanciano un nuovo allarme sul futuro dell'automotive del Vecchio continente e lo fanno in un modo abbastanza insolito: i due dirigenti, infatti, hanno concesso un'intervista congiunta al quotidiano francese Le Figaro e il titolo del colloquio dà già la misura di quanto il momento sia topico: "Quest'anno", scandiscono l'amministratore delegato della Renault e il presidente di Stellantis, "è in gioco il destino dell'industria automobilistica europea". Un quadro drammatico, al quale Bruxelles dovrebbe rispondere con un fulmineo cambio di rotta nelle politiche ambientali e industriali. 

Generalisti contro premium. "Il 2025 è un momento cruciale. L’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato", avverte Elkann. "Nel 2030, a questo ritmo di declino, sarà troppo tardi. Il mercato automobilistico europeo è in calo da cinque anni, è l’unico dei grandi mercati mondiali che non ha ritrovato il suo livello pre-Covid. Al ritmo attuale, potrebbe più che dimezzarsi nell’arco di un decennio". Rincara la dose de Meo, definendo "un disastro" l'attuale livello delle vendite e avvertendo che "c’è in gioco una questione strategica, anche per gli Stati per i quali il settore rappresenta 400 miliardi di euro di entrate fiscali all’anno". La ricetta per il rilancio la delinea lo stesso de Meo, secondo il quale bisogna "ripartire dalla domanda", evitando di privilegiare l'alto di gamma: "Tra i costruttori europei ci sono due scuole di pensiero. Quella di Stellantis e Renault Group, che insieme pesano il 30% del mercato, e che vogliono produrre e vendere auto popolari in Europa e per l’Europa; e quella dei marchi premium, per i quali l’Europa conta certamente, ma la cui priorità è l’esportazione. Da vent’anni, è la loro logica che ha dettato la regolamentazione del mercato". Una critica, neanche tanto velata, a una delle due anime dell'industria dell'auto europea, quella tedesca, accusata di favorire solo le sue inclinazioni produttive, a scapito di tutti gli altri Paesi.

Auto troppo grandi e troppo care. Per queste ragioni, de Meo ed Elkann tornano a criticare normative che tendono a rendere le auto sempre più "complesse, pesanti e care", riducendo l'accessibilità ad un'ampia fascia di popolazione e la disponibilità di vetture nei segmenti più abbordabili. "Le regole europee, pensate per auto di fascia alta, penalizzano le vetture piccole. Non si può trattare una citycar da 3,80 metri come una berlina da 5,5", puntualizza l'ad della Renault, sottolineando come tra il 2015 e il 2030 il costo di una Clio sia aumentato del 40% e gran parte del rincaro (circa il 90%) sia dovuto agli oneri normativi. "Francia, Italia, Spagna sono i Paesi più interessati da questo problema", chiosa Elkann. "Rappresentano gli acquirenti di queste auto i cui prezzi sono aumentati, e ne sono anche i costruttori. Insieme, pesano più della Germania in termini di produzione. È importante che questi Paesi facciano della promozione della loro industria la loro priorità". Dunque, francesi, italiani e spagnoli dovrebbero unire le forze per contrapporsi ai tedeschi e ottenere norme più favorevoli alle auto di dimensioni contenute. A tal proposito, de Meo invita Bruxelles a varare regolamenti differenti perché "ci sono troppe regole concepite per auto più grandi e più costose, il che non ci permette di fare auto piccole in condizioni accettabili di redditività".

Lasciateci lavorare. C'è, però, un altro campo su cui dovrebbe intervenire Bruxelles: utilizzare tutte le tecnologie già oggi disponibili per rinnovare il parco circolante. "Nella sua legittima ambizione ambientale, l'Unione si è concentrata solo sul tema delle auto nuove e sui veicoli a zero emissioni. Ma ciò che è importante per il nostro ambiente è sostituire i 250 milioni di auto in circolazione, che sono inquinanti e la cui età media continua ad aumentare", spiega Elkann. "La decarbonizzazione può davvero accelerare, rinnovando il parco auto con tecnologie varie, innovative e competitive, rivitalizzando così la domanda". Del resto, per de Meo non è sufficiente l'auto elettrica per convertire l'intero parco: bisogna, insomma, puntare sulla neutralità tecnologica, facendo un cambio di passo a livello istituzionale. Ecco perché a Bruxelles i due manager chiedono "rapidità decisionale e certezze", in particolare sullo stop alle endotermiche nel 2035: "Bisogna essere chiari, il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo. In queste condizioni non riusciremo a sostituire la totalità dei volumi attuali con l’elettrico", prosegue de Meo. "Non siamo nostalgici del XX secolo. Siamo industriali del XXI secolo, capaci di offrire al maggior numero di persone una gamma di prodotti completa, dal tutto elettrico all’ibrido e al termico di nuova generazione", aggiunge Elkann. "Vogliamo solo che ci lascino lavorare, innovare e portare alla gente i veicoli più puliti, ma anche accessibili, che desiderano e di cui hanno bisogno". Alla Commissione di Ursula von der Leyen i due top manager rimproverano di avere "poca capacità di reagire" e le chiedono non aiuti, ma le stesse "politiche industriali forti" che "stanno costruendo" la Cina, gli Stati Uniti e le regioni emergenti: "Tutti i Paesi del mondo che hanno un’industria dell'auto si stanno organizzando per proteggere il loro mercato", attacca infine de Meo. "Tutti, tranne l'Europa".