Nissan
In Giappone le fabbriche a rischio sono due
Il nuovo piano di ristrutturazione della Nissan prevede un drastico ridimensionamento delle attività industriali, con una riduzione delle fabbriche attive da 17 a 10 e una riorganizzazione degli impianti di componentistica. Per ora, la Casa giapponese non ha fornito indicazioni su quali siano i siti destinati alla dismissioni, ma diversi organi di stampa hanno cercato di delineare un quadro della situazione: secondo l'autorevole Yomiuri Shimbun, i vertici aziendali, guidati dal neo amministratore delegato Ivan Espinosa, stanno valutando diverse opzioni, tra cui la possibile chiusura di due stabilimenti in Giappone e di altre cinque tra Messico, Sud Africa, India e Argentina.
Le chiusure in madrepatria. In particolare, sarebbero destinati alla dismissione Oppama e Shonan. In tal caso, si tratterebbe di un'iniziativa storica, perché entrambi gli impianti sono siti nella prefettura di Kanagawa, dove l'azienda ha la sua sede (nel capoluogo Yokohama) ed è stata fondata nel 1933. Oppama è uno dei siti bandiera per la Nissan, come Mirafiori per la Fiat o Wolfsburg per la Volkswagen, e quindi la sua chiusura avrebbe un'ancor maggiore rilevanza simbolica, oltre a dimostrare quanto la crisi degli ultimi anni sia profonda. Aperto nel 1961, Oppama è stato tra i primi stabilimenti al mondo a sfornare auto elettriche, con l'avvio dell'assemblaggio della Leaf nel 2010, e oggi conta su una capacità produttiva annua di 240.000 auto e una forza lavoro di circa 3.900 lavoratori: dalle sue linee escono Note e Aura. Shonan, invece, è dedicato alla produzione di veicoli commerciali leggeri (impiega quasi 1.200 persone) ed è posseduto dalla Nissan al 50%. Le due dismissioni in Giappone, le prime dalla chiusura dell'impianto di Murayama (Tokyo) nel 2001, lascerebbero l'azienda con soli tre siti d'assemblaggio in madre-patria: uno nella prefettura di Tochigi e due in quella di Fukuoka.
Le dismissioni all'estero. Altrove, sarebbero finiti sotto la lente del management l'impianto sudafricano di Rosslyn e due dei cinque siti messicani (Nissan assembla auto in due strutture ad Aguascalientes e una a Morelos); in Argentina, la Casa ha da tempo annunciato l'intenzione di fermare la produzione di pick-up nella fabbrica della Renault a Córdoba per concentrarla in Messico, nonché un accordo con l'alleato francese per cedere la sua partecipazione nella joint venture indiana Renault Nissan Automotive India Private Ltd. La Nissan, che tramite Espinosa ha escluso il polo inglese di Sunderland dalla nuova tornata di tagli, ha definito le indiscrezioni "speculative" e "non fondate" su informazioni ufficiali: "Al momento non forniamo ulteriori commenti su questa questione", ha aggiunto la Casa. "Ci impegniamo a mantenere la trasparenza con i nostri stakeholder e comunicheremo eventuali aggiornamenti rilevanti, se necessario". Detto questo, sul futuro dell'azienda le voci si moltiplicano: il quotidiano giapponese Mainichi, per esempio, ha ricostruito quanto avvenuto subito dopo la rottura dei negoziati per la fusione con la Honda, scrivendo che un dirigente della Toyota avrebbe contattato Yokohama per offrire un eventuale supporto. Da allora, però, non ci sarebbero stati sviluppi.