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Cirelli 5
Punta in alto - VIDEO

Andrea Rapelli
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Se l’elettrico puro fatica a decollare, almeno in termini di vendite, c’è chi rimane sul tradizionale, puntando tutto sul motore termico (o al massimo il bifuel): è il caso della Cirelli, neonato marchio dal nome italianissimo dietro al quale si celano macchine - soprattutto Sport utility - nate in Cina e poi rifinite nei dettagli in Italia, per incontrare i gusti del consumatore europeo. Un po' come fa la DR da diversi anni. Abbiamo guidato su strada uno dei primi esemplari della Cirelli 5 (33.800 euro) e intervistato il patron dell’azienda lombarda, Paolo Daniele Cirelli.

Dettagli rivelatori. Vuoi per il muso aggressivo, vuoi per i quattro scarichi (veri) che fanno capolino dal paraurti, la 5 attira gli sguardi, ha una presenza scenica che si nota. La cosa bella è che, quando t'avvicini, non noti grossolane imprecisioni d'assemblaggio. Ci sono, quelli sì, alcuni dettagli che tradiscono la provenienza cinese, come le scritte Forething all'interno dei gruppi ottici anteriori: il "documento" che certifica la produzione by Dongfeng, che avviene comunque su una linea dedicata. Funziona così: la macchina arriva dalla Cina (il porto di sbarco è Bremerhaven, in Germania) allestita al 75%; poi, in Italia (nell'impianto della Cirelli di Verdellino, in provincia di Bergamo), viene terminata e omologata per il mercato nostrano. Si modificano alcuni dettagli esterni e interni, ma si rivede anche l’assetto, con regolazioni di fino delle sospensioni (multilink al posteriore). Poi, la Cirelli 5 è pronta per le concessionarie: una cinquantina, per il momento, concentrate soprattutto al Nord. Destinate a raddoppiare nel prossimo futuro.

Multimedialità semplice. Entri nella Cirelli 5 e non puoi fare a meno di riconoscere che c’è una certa attenzione, al design come alla funzionalità: le bocchette a turbina, vagamente ispirate a quelle dei modelli Mercedes, movimentano in modo piacevole la plancia e il tunnel a due piani può contare su un buon numero di vani portaoggetti. Inoltre, non sono stati del tutto pensionati i tasti fisici. Meno male, perché l’infotainment – così come il quadro strumenti digitale da 10,25", non riconfigurabile – è piuttosto basico: non c’è il Dab (atteso a breve con un aggiornamento), ma in compenso si apprezzano le connettività Android Auto e Apple CarPlay, anche senza cavo. Il tutto senza dimenticare un abitacolo arioso per quattro occupanti (lunghezza e passo segnano, rispettivamente, 457 e 272 centimetri) e un bagagliaio adeguato, dalla capacità dichiarata pari a 370 litri.

Si muove con disinvoltura. I 177 cavalli e i 285 Newtonmetro dell’1.5 turbobenzina di origine Mitsubishi si producono in accelerazioni e riprese piuttosto briose, un filo mortificate da una certa indolenza del cambio a doppia frizione, pigro a recepire gli ordini di chi guida. Per quanto riguarda il comportamento stradale, la Cirelli 5 non mette in mostra una particolare soggezione nei confronti delle rivali occidentali; soltanto lo sterzo è parso poco intonato, a causa di un’avvertibile mancanza di feedback. Il divario s’allarga in modo sensibile per ciò che concerne gli aiuti elettronici di sicurezza: si può contare soltanto sul dispositivo che sorveglia gli angoli bui.  

Parla Cirelli. Al termine del breve giro di prova abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con Paolo Daniele Cirelli, l'imprenditore lombardo che ha creato l'omonimo marchio. Il quale ci ha raccontato come intende, nel 2024, arrivare a vendere almeno 5.000 vetture. Qui sopra trovate il video integrale dell'intervista.