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Tavares: “Nell’azionariato non c'è bisogno dello Stato italiano”

Rosario Murgida
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Stellantis - Tavares: “Nell’azionariato non c'è bisogno dello Stato italiano”

Carlos Tavares reagisce al recente allarme lanciato dal Copasir sulla composizione dell’azionariato di Stellantis e respinge l'ipotesi di un ingresso del governo nel capitale del gruppo automobilistico. “Non vedo la necessità dell'ingresso dello Stato italiano nell'azionariato di Stellantis", ha affermato l’amministratore delegato durante un conferenza stampa organizzata ad Amsterdam poche ore prima della presentazione del nuovo piano industriale.

L’Italia la proteggiamo noi. L’intervento di Tavares arriva a poco più di due settimane dalla pubblicazione della relazione annuale del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. In un paragrafo dedicato all’auto (intitolato “Il settore automobilistico da salvaguardare"), il Copasir ha criticato lo "spostamento del baricentro di controllo del neo costituito gruppo sul versante francese” e l’aumento della quota di azioni in mani transalpine (nello specifico dell’istituto finanziario governativo Bpifrance). Di conseguenza, il comitato ha chiesto al governo di valutare un l’ingresso della Cassa depositi e prestiti nell’azionariato di Stellantis, con l’obiettivo di riequilibrare i pesi tra le anime francesi e italiane, preservare gli interessi nazionali nell’industria automobilistica e proteggere tecnologie e occupazione. Anche su quest’ultimo fronte, è arrivata la reazione di Tavares: "Possiamo proteggere l'Italia senza avere il governo nell'azionariato. Il governo può usare meglio le tasse degli italiani", ha detto Tavares. "L'Italia è una delle colonne del Gruppo, stiamo investendo per rilanciare Alfa Romeo, Lancia ed elettrificare la Fiat".

Termoli? Ci vuole tempo. Tavares è quindi intervenuto sulla questione della gigafactory di Termoli. Dal mondo della politica sono spesso arrivate indicazioni su un accordo ormai imminente, ma le dichiarazioni del manager suggeriscono una situazione ben diversa, con molti dettagli ancora da definire: per l'accordo, infatti, ci vorrà "ancora qualche settimana. Viviamo in un mondo complesso", ha aggiunto l'ad, "stiamo ancora lavorando con il governo italiano. Il sostegno che arriverà da Roma è simile a quello accordato dai governi di Francia e Germania" per le altre due gigafactory di Stellantis in Europa, a Douvrin (Francia) e Kaiserslautern (Germania). La fabbrica molisana, per la quale il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha indicato aiuti pubblici per 369 milioni di euro su un investimento totale di oltre 2 miliardi di euro, sarà realizzata dalla Acc, azienda partecipata pariteticamente da Stellantis, TotalEnergies e Mercedes-Benz. "Acc deve avere l'approvazione di tutti e tre gli azionisti e stiamo allineando le agende per avere il via libera", dei tedeschi di Stoccarda, ha precisato Tavares.

Ucraina, Europa, elettrico. Tavares ha parlato anche dello stop della sponsorizzazione della Peugeot al tennista serbo Novak Djokovic e della guerra tra Russia e Ucraina: su questo fronte, in particolare, ha ribadito gli “effetti marginali” su Stellantis delle sanzioni imposte alla Federazione guidata da Vladimir Putin e ha rivelato l’istituzione di un apposita task force per valutare le conseguenze del conflitto. Inoltre, è tornato sulla questione degli incentivi alle auto a zero o basse emissioni, chiedendo che la questione sia affrontata non dai singoli Stati ma a livello europeo: “La decisione non dovrebbe essere presa a livello nazionale, ci vuole un intervento dell’Europa. Il problema non sono gli incentivi dei singoli Paesi, ma se l'Europa vuole proteggere e sostenere la sua industria dell’auto”. Un altro problema riguarda la consistenza del mercato del Vecchio continente, ancora molto lontano dai livelli pre-Covid e da una situazione ottimale di vendite “tra 18 e 20 milioni di veicoli” in grado di tutelare le attività produttive e, di conseguenza, la forza lavoro. Quanto all’elettrico, nulla di nuovo: Tavares ha ribadito la necessità di garantire “la libertà di movimento” delle persone e il “diritto alla mobilità” e ha di nuovo sottolineato il problema dei costi associati alla mobilità alla spina (“il muro dell'elettrico è ancora il suo costo”) e l’importanza dell’ibrido (“fondamentale per la transizione e per l'accessibilità di tutti alle auto e perché può fare molto di più la vendita di auto ibride e meno inquinanti alla classe media che la vendita di una auto elettrica a un ricco”). Infine, ha parlato dell’Italia riprendendo concetti più volte sostenuti da Sergio Marchionne: “Non bisogna avere paura del cambiamento, non possiamo essere statici. Il pericolo non è il cambiamento ma la difesa dello status quo. Chi vuole difendere lo status quo mette a rischio il futuro”.